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“C’è lo sbocco a vomitorio”. Spunta il folle vincolo su San Siro

La Soprintendenza mette il vincolo allo stadio Meazza “cacciando” di fatto Milan e Inter. Le folli motivazioni

Stadio San siro

La decisione è definitiva: lo storico stadio di San Siro non verrà abbattuto. La Commissione regionale per il patrimonio culturale della Lombardia ha confermato quanto proposto dalla Soprintendenza, esprimendo “all’unanimità parere positivo di sussistenza dell’interesse culturale per il secondo anello dello Stadio di San Siro”, come si legge nel documento ufficiale. La decisione arriva in risposta alla richiesta formulata dal Comune di Milano, per un’anticipata valutazione dell’interesse culturale del secondo anello dello stadio, poiché tale valutazione sarebbe automaticamente avvenuta solo nel 2026, quando il secondo anello avrebbe compiuto 70 anni.

Sconfitti Milan e Inter

Gli amanti del vecchio Meazza possono tirare un sospiro di sollievo. I fan dell’abbattimento escono sconfitti. Mentre a restare col cerino in mano è il Comune di Milano, che si troverà a gestire un impianto vuoto e con costi di manutenzione molto elevati. Nel frattempo, le squadre di Milan e Inter, che inizialmente avevano pianificato di costruire un nuovo stadio nelle vicinanze e di abbattere quello vecchio, dovranno rivolgere altrove i loro sforzi. Il Milan sembra già avere preso la direzione dell’area San Francesco di San Donato Milanese per il suo nuovo stadio, mentre l’Inter ha recentemente siglato un accordo con il comune di Rozzano per esaminare la fattibilità di un nuovo impianto.

Lo “sbocco a vomitorio” di San Siro

Ma ad essere incredibile sono le motivazioni che hanno portato alla decisione della Commissione regionale. Sono state vergate in un documento, diffuso dalle agenzie di stampa, scritto in perfetto stile burocratese. Quella burocrazia che blocca ogni innovazione in un Paese dove gli stadi di proprietà delle società sportive – a differenza che altrove – sono ancora un miraggio. State a sentire: “Di particolare interesse – si legge – è il disegno dei portali, che hanno la forma di due braccia tese in diagonale (l’una al di sopra delle gradinate del primo anello, l’altra al di fuori del vecchio muro perimetrale dello stesso), denominate nel gergo di cantiere, rispettivamente, ‘elefante’ e ‘giraffa’. Nella struttura le scale hanno uno sbocco a “vomitorio”, una componente dello stadio classico. La rilevanza architettonica del secondo anello risiede nella capacità degli autori (Ing. Ferruccio Calzolari, Arch. Armando Ronca) di ‘tradurre i vincoli tecnici in espressivita’, e [lo stadio] aveva acquisito quell’aspetto fortemente caratterizzato dalle rampe avvolgenti la costruzione in fasce plastiche di aggetti e rientranze e in alternanze di chiari e di scuri. Le stesse [rampe] assumono un suggestivo significato simbolico, portando la folla, vera protagonista delle architetture degli stadi, fin sulle pareti e trasformano le ordinarie murature in luoghi vissuti di percorsi dinamici'”.

Il Meazza non si tocca

Secondo la Soprintendenza, è “con la costruzione del secondo anello” che per San Siro “si completa l’immagine di vero e proprio stadio, che non aveva mai posseduto dalle origini (in rapporto a quelli contemporanei di Torino, Genova, Bologna e Firenze), forma che si era appena profilata soltanto con il primo ampliamento del 1937-39. È evidente, quindi, dalle immagini storiche, come lo stadio fosse organicamente compiuto con la costruzione del secondo anello ancora quasi totalmente visibile e fruibile sotto le sovrastrutture del terzo anello e della copertura”. Tradotto dal burocratese: visto quanto scritto sopra, il secondo anello di San Siro è di “interesse culturale semplice” dunque non si può demolire. E tanti saluti al secchio allo sviluppo della città, del calcio milanese e ai legittimi interessi di Milan e Inter.