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Che ridere: la chat antifàchic di Giannini finisce in rissa

Dal 25 aprile la resistenza telefonica degli adepti dell’editorialista si sta trasformando in un perenne allucinante asilo infantile

Massimo Giannini e la chat antifàchic © Anton Fratila's images e Leung Cho Pan tramite Canva.com

Nelle chat dei pizzini ci giocano i bambini mentre tu più ne spari più vai in tivù. Prendiamo tanto in giro i gruppi su whatsapp delle mamme consapevoli, ma che dire, ricordate?, dell’ammucchiatina dei vippetti progressisti capitanati da Massimo Giannini, uno che misteriosamente meno le imbrocca e più sta dappertutto?

Ma sì, che ricordate: vennero fuori intorno al 25 aprile per difendere, pensate, la democrazia, per praticare la resistenza virtuale, cioè a dire parlar male del governo in un tripudio di gnegnegne, cioè a dire sgomitare e prendersi a calci nei coglioni come nel football americano secondo regola comunista: io son più democratico di te, sono il più puro che ti epura. Se la cantavano e la suonavano le “migliaia e migliaia” di party-giannini che, alla conta, non arrivavano a 100, salve defezioni del primo minuto come quella di Mentana che aveva capito subito come girava la faccenda; oggi, siccome la chattina è continuata anche dopo il primomaggio, per trascinamento, per inerzia,  Parenzo, vi si scazza con Rula Jebreal che è tutto, israeliana, palestinese, femminista, metoo, amica di Weinstein, populista, elitista, americana, italiana, intellettuale, ex modellina di borse, fisioterapista mancata, giornalista, saggista, saggina e chi sa che altro. Il gruppo vippetti inconsapevoli della sinistra: litigano su tutto, se la tirano per tutto, è diventato, fatalmente, “un suk digitale” racconta Dagospia che su queste cose è sempre puntigliosamente informata “dove si discute solo di Israele, Libano, Palestina e ‘regime sionista’”. Praticamente una via Padova, Milano, dove impazzano i pazzoidi che si sentono importanti. Sentinella progressista, vigila te stessa!

La chat antifà non fa un cazzo a parte scazzarsi. Su tutto, cioè la questione palestinese: altro non esiste, non rileva. Ovviamente è l’ennesimo pretesto per i litigarelli dei presuntuosi, questi mettili in una stanza vuota e si menano pure per il vuoto. Si arriva al parossismo, c’è Fiano, il piddino che si stupisce siccome nel suo partito ci sono frange e cellule filo Hamas, il quale, al colmo del ribollimento chattario, fa il Celestino V della situazione, anzi il Cincinnato (ma sì, esageriamo: questi in nome der popolo non gradiscono paragoni minori) e poi ci vuol tanto di raccolta firme per riammetterlo: w la democrazzia, compagni!

Una cosa di allegra tristezza, come spesso è il patetico. In questo gruppetto chatterino tutti che se la cantano e se la suonano come Elly Schlein al concerto di quello che si chiama come un detersivo. E per dir che? Niente, io-io-io, il raglio dell’intellò progressista e di sinistra. La conformazione della chattella è tipica del tempo, garantita fluida caratteriale, nel senso che i signorini sono femminei, le maschiette incazzate a aggressive, vilirizzate; ma tutt* e tutt* preoccupat* solo dell’io, senz’alcun riguardo, si dispera Dagospia, per il popolo che si gratta, come cantava Rino Gaetano: e che? Ti stupisci? Non capisci? Questa è l’intellighenzia cretinetta, allo specchio che tuttavia, attenzione, sta sempre fra le balle: sono i rapper dell’informazione, gli influencer della comunicazione consapevole, scrivono, parlano, appaiono, rigorosamente senza aver nientissimo da dire. Autopromozione, chist’è. Questi, più influenzati che influenti, più nominati che conosciuti, questi sarebbero quelli che dettano la linea, a sinistra: si capiscono molte cose.

Ciacole da intellettuali ce ne son sempre state, è chiaro, ma qui sarebbe da capire chi sono gli intellettuali: Parenzo? Rula? Sono bambini invecchiati, sempre lì a litigarsi le caramelle. Non gliene frega niente neanche dell’oggetto del contendere, Israele versus resto del Medio Oriente, non cercano di capire, di riflettere, stanno solo lì a bisticciarsi, in un perenne allucinante asilo infantile. Ma non troppo: ci scappa sempre, secondo Dagospia, l’occasione per pubblicizzare qualcosa, il libro della moglie, un ruolo personale, insomma fare soldi per fare soldi per fare chiacchiere. Con gli utenti – gli utenti? – insultati dai presuntuosetti, sai la democrazia, con la sociologa Urbinati che fa da paciere. Dove? Nel braciere?

È un mondo fantastico, quello di chi non ha da preoccuparsi se non da sfogare le proprie frustrazioni: gente che quando le gira storta, pensa, adesso entro nella chat e litigo col primo che capita. “Tu sei come la Tass”; “E tu sei scemo”. Come poi faccia questa gente a sistemarsi, a piazzarsi a vita, è un bel mistero o forse no: citofonare Pd, passano tutti di lì. Chiosa Dagospia sconsolata: “Se a darle man forte arriva questa intellighenzia autoreferenziale, terzomondista, soloneggiante, sganciata dai temi che preoccupano gli elettori (…) Giorgia Meloni può dormire serena”. Su questo non giureremmo, anche da quelle parti son bravissimi a tafazzarsi, chi vivrà, purtroppo, vedrà. Il potere logora chi non c’ha la chat, in compenso ha gli spioni e gli spiati. E quegli altri che continuano a tirarsi i capelli in nome della coscienza democratica e antifascista. Ma andassero a dar via i chat.

Max Del Papa, 15 ottobre 2024

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