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Chi ha scritto veramente il discorso di papà Di Maio

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Rafforzato  dalla standing ovation di Milano, Mattarella dovrebbe ora usare tutta la sua moral suasion per trasformare questo governo di galli cedroni almeno in un pollaio ordinato, così da riuscire a evitare, se non le continue figuracce, almeno la recessione e la Troika. Al Quirinale, in casi di grande turbolenza politica c’è un luogo quasi sacro, lontano da sguardi e soprattutto da orecchi indiscreti. Lo amavano molto sia Ciampi che Cossiga: salottino, sala da pranzo per non più di dieci persone, alte finestre circolari nel punto più alto del Colle: il Torrino. Il Capo dello Stato, senza lo sfarzo di una corte di consiglieri, corazzieri e camerieri, potrebbe incontrare lì i galli cedroni del governo e cercare di metterli d’accordo almeno per una linea comune sui grandi temi, dall’Europa alle infrastrutture. Inutile continuare a fare arrivare messaggi trasversali attraverso, ad esempio, il bravissimo Marzio Breda del Corriere della Sera.

Fino ad oggi il governo Lega-5 Stelle è stato come lo show La Corrida di Corrado, con dilettanti allo sbaraglio. Ora, invece, pare che il Premier Giuseppe Conte sia diventato il divino Otelma, al quale è stata passata la patata bollente delle trattative con Bruxelles sulla manovra per cui, se evitiamo la procedura di infrazione, sarà merito suo, mentre se il Paese non cresce, come sta già accadendo, sarà colpa del Ministro dell’Economia Giovanni Tria, ormai come un Topolino in gabbia. Prima di lui era stata la volta delle copertine dei giornali di Salvini nella campagna estiva sull’immigrazione, poi di Di Maio che si è affacciato addirittura dal balcone di Palazzo Chigi proclamando di aver abolito la povertà. E a proposito di dignità, che disagio può essere stato per ogni padre vedere la sceneggiata mediatica alla quale è stato forzatamente sottoposto il papà del vicepremier, tipica maschera italiana nella rappresentazione messa in campo su Facebook dalla coppia di fatto Casalino-Casaleggio, con testo scritto da Pietro Dettori della Piattaforma  Rousseau.

Manca nel governo un gioco di squadra, una visione di lungo periodo ed è per ottenere questo che Mattarella dovrebbe intervenire con la sua autorevolezza. In una tale confusione, gli stop and go e i galli cedroni non aiutano, finendo per far fare la figura di polli a quei Ministri come Moavero Milanesi, che più di tutti sa di Europa e ha lavorato per anni proprio a Bruxelles ma è relegato, di fatto, al ruolo di assistente del Presidente del Consiglio, unico Ministro degli Esteri asserragliato alla Farnesina per timore, forse, di utilizzare dispendiosi voli di Stato. Oppure al cupo professor Tria, che probabilmente un rapporto stretto con il Quirinale non l’ha mai avuto, per cui nessuna parola è stata spesa dal Colle in sua difesa. E con il Ministro Paolo Savona nella veste ormai di battitore libero.

Una squadretta che stenta ad amalgamarsi, in cui nessuno riesce ad avere uno scatto di determinazione ma solo di vanità, ed una regia  fievole di Mattarella che forse considera già non riuscito l’esperimento gialloverde e guarda oltre. Anche se, dopo le incaute dichiarazioni di Berlusconi, dal Quirinale arrivano ad Arcore segnali di guerra che spengono per adesso le speranze di un nuovo governo di centrodestra, nonostante l’oceanica manifestazione di Roma della Lega, che Salvini ha trasformato da verde in azzurra. In attesa dei bombardamenti e dei botti di Capodanno dell’asse Fico-Di Battista dentro il M5stelle, contro il sempre più fragile Di Maio e con Grillo fuochista.

Luigi Bisignani, Il Tempo 9 settembre 2018

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