Cronaca

Cirinnà, confessione sul cuccia-gate: “Cosa faremmo oggi coi soldi del cane”

cirinnà cuccia cane

La vita politica italiana e i suoi protagonisti sembrano spesso gli attori di una commedia all’italiana. È il caso di Monica Cirinnà e Esterino Montino, produttori biologici di Capalbio, esponenti (e ex esponenti) della sinistra e, lei almeno, grandi difensori dei diritti LGBTQ+. La loro storia – che oggi consegnano a Repubblica dopo l’apertura del ristorante rurale nella loro fattoria Bio – ha tutto il fascino di un copione cinematografico, tra passioni politiche e quel misterioso tesoro sotterraneo.

Il racconto dei neo produttori di vino e ristoratori rurali parte da lontano. Parte dalla scelta di stabilizzarsi a Capalbio (“Basta con questa leggenda di Capalbio piccola Atene della sinistra, è roba vecchia di trent’anni”, esclama Cirinnà. “Ché poi qui vince da anni il centrodestra”, ribadisce Montino) e arriva alle recenti delusioni politiche, leggasi l’esclusione dal parlamento per Cirinnà a causa della candidatura nel difficile collegio di Ostia-Fiumicino “inidoneo” alle sue battaglie politiche. “Il Pd è un partito divorato dall’invidia – dice Montino – A Monica non hanno perdonato di aver avuto successo sulle unioni civili”. Una considerazione che trova riscontro nelle parole di lei: “Ebbi l’incarico di relatrice perché pensavano tutti che sarei andata a sbattere”. Gli aneddoti sono gustosi: “Fu difficile superare le resistenze nel Pd – continua Cirinnà – c’era un nostro senatore, Ugo Sposetti, che in quei giorni si lamentava ogni giorno con i colleghi: ‘Ormai ci occupiamo solo di cani e froci’. Dissi a Esterino: parlaci tu, sennò lo mando io a…”.

Storie passate. Ormai per i Cirinnà contano solo le 100mila bottiglie di vino prodotte ogni anno, l’orto, le marmellate e il ristorante rurale che sorge lì dove la “terra non si può possedere”. Nostalgia della politica? “Nessuna, ma abbiamo ancora la tessera del Pd”, rispondono in coro. Infine, la rivelazione su quei 24 mila euro in banconote da 500 ritrovate sotterrate in una zona della loro tenuta agricola. Dove una volta c’era la cuccia del cane Orso. “Stavo facendo colazione – racconta Montino – arriva mio figlio con un fagotto e mi fa: abbiamo un problema. C’era questa busta di banconote, quelle in cima ormai corrose. Siamo andati subito dai carabinieri a denunciare”. Aggiunge Cirinnà: “Di questa storia c’è rimasta tanta amarezza e tanta rabbia, per le molte falsità. Da almeno dieci anni la cuccia del cane non era più in quel punto. In più temevo che chi aveva sotterrato il denaro potesse vendicarsi. In tanti, privatamente, ci hanno detto: avete sbagliato a mettervi in questa situazione, potevate tenerveli e starvi zitti, ma non siamo quel genere di persone”. E Montino, con Cirinnà che annuisce, rivela a Repubblica: “Però oggi non andrei più dai carabinieri, brucerei i soldi girando un video come prova”.

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