Dietro il primo viaggio in Italia nelle vesti di monarca di Sua Maestà Carlo III d’Inghilterra potrebbe celarsi molto più che una semplice visita ufficiale tesa al rafforzamento delle relazioni bilaterali tra Italia e Regno Unito. Le reali ragioni dell’arrivo nel Belpaese del monarca inglese potrebbero infatti essere (e probabilmente lo sono) ben più profonde e complesse di ciò che, per ovvie ragioni, traspare dai comunicati ufficiali, in cui si parla, in maniera peraltro alquanto generica, di Difesa, transizione verso l’energia pulita, valori condivisi e legami tra popoli e comunità. Soprattutto se si pensa al fatto che, Re Carlo, è attualmente alle prese con gli effetti collaterali delle cure chemioterapiche, cui il monarca si è sottoposto per combattere il cancro che lo ha colpito, che lo hanno recentemente costretto a interrompere tutti gli impegni pubblici per affrontare un periodo di ricovero in ospedale, consumato immediatamente prima della sua partenza per l’Italia, e, casualmente, terminato proprio in prossimità del viaggio dei reali inglesi nel Belpaese. Curioso, no?
Come se il sovrano britannico volesse necessariamente onorare il suo impegno istituzionale in Italia. Chissà per quali ragioni? C’entra qualcosa, per caso, la notizia dell’imminente arrivo nel Belpaese, previsto per il prossimo 18 aprile, del vice presidente degli Stati Uniti JD Vance? Sarà forse che, con l’avvento della seconda era Trump e il conseguente radicale cambio di paradigma imposto dalla nuova amministrazione americana, si sta riproponendo un confronto a distanza tra Usa e Uk per stabilire il vero detentore della leadership nel Belpaese? Possibile.
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Del resto, la storia insegna che, sin dai tempi dell’Unità, gli inglesi considerano l’Italia “cosa loro”. Come pure gli Stati Uniti, che, da decenni (almeno dal 1943 in poi), si contendono con la corona inglese il dominio territoriale e geopolitico sull’Italia, data, soprattutto, la sua posizione strategica nel Mediterraneo. Non è un mistero, infatti, che Donald Trump guardi con favore proprio all’Italia, principalmente per via della sua vocazione mediterranea e del ruolo strategico che Roma potrebbe giocare in Africa e in Medio Oriente.
D’altra parte, Giorgia Meloni vede a sua volta di buon occhio la nuova amministrazione americana, anche in vista del possibile ruolo che la premier vorrebbe ritagliarsi sulla scena politica europea in qualità di interlocutore privilegiato di Washington. Attenzione però: perché l’eccessivo avvicinamento tra Roma e la Casa Bianca potrebbe risultare parecchio indigesto per Londra, che, in quel caso, si muoverebbe (probabilmente lo sta già facendo) per sondare delle “soluzioni alternative” in grado di allentare la morsa degli Usa sul Belpaese.
Intanto, il sovrano inglese punta, con la sua visita, a rinsaldare ulteriormente il legame anglo-italiano (basti pensare che Carlo III sarà il primo monarca britannico in assoluto a rivolgersi a una sessione congiunta del Parlamento italiano), e a richiamare, anche nel corso dei colloqui in programma proprio in queste ore con il Quirinale, la necessità di un impegno di Roma in favore della “causa europea” (o se preferite anglo-francese). Dopodiché, laddove dovesse giovare a preservare la sfera d’influenza britannica sull’Italia, non si potrebbero escludere dei prossimi potenziali tentativi, da parte di Londra, tesi a minare la stabilità dell’esecutivo di centrodestra (se eccessivamente filoamericano), per promuovere soluzioni “tecniche” temporanee favorite dalle forze politiche più “europeiste”, a cominciare ovviamente dal Pd, al fine di riallineare l’Italia all’Uk e accompagnarla verso l’elezione di un nuovo parlamento. Lo stesso, che poi, verosimilmente, sarà chiamato ad indicare il futuro inquilino del Quirinale.
Salvatore Di Bartolo, 8 aprile 2025
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