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Il problema è il galletto Macron

Dazi, il piano dell’Ue: trattare con la pistola sul tavolo con Trump nella speranza che tolga le tariffe. Ma…

Macron 5 © Изображения пользователя Sviridenko Anna e Chaju Design tramite Canva.com

“Siamo pronti a negoziare con gli Stati Uniti. In effetti, abbiamo offerto tariffe zero per zero per i beni industriali, come abbiamo fatto con successo con molti altri partner commerciali, perché l’Europa è sempre pronta per un buon affare”. Così la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ieri durante un punto stampa con il premier norvegese Jonas Gahr Store a Bruxelles. Parole chiare e nette: l’Ue è disposta a calarsi le braghe con Donald Trump sui dazi. Rimane solo uno scoglio: Emmanuel Macron. Sì, perché il presidente francese si sta rendendo protagonista dell’ennesima sceneggiata per interpretare un ruolo da protagonista.

Trattare con la “pistola sul tavolo” e con le porte spalancate al dialogo, ma solo a una condizione: l’Europa non aspetterà indefinitamente. La prima riunione dei ministri dei 27 Stati membri dell’Unione Europea sui dazi imposti da Trump tenutasi ieri ha messo in evidenza una sorprendente unità tra i Paesi membri dell’Ue. La posizione prevalente rimane quella del negoziato, con una proposta già sul tavolo della Casa Bianca: applicare reciprocamente tariffe zero sui beni industriali. Questa offerta è stata avanzata molto prima del 2 aprile, ma finora senza successo. È qui che entra in gioco l’altra faccia della strategia europea: l’autorizzazione ai primi controdazi, che entreranno in vigore il 15 aprile.

La riunione del Consiglio Commercio ha avuto lo scopo principale di presentare l’immagine di un’Europa compatta, sicura delle proprie capacità, consapevole che i dazi imposti dal tycoon potrebbero ritorcersi contro di lui. Un primo risultato concreto è stato raggiunto: l’approvazione politica della lista dei controdazi elaborata dalla Commissione il 12 marzo, in risposta alle tariffe americane su acciaio e alluminio. La lista è divisa in due fasi: una prima, minore, entrerà in vigore il 15 aprile, mentre una seconda, più ampia, sarà applicata dal 15 maggio. Antonio Tajani, ministro degli Esteri, si è recato a Lussemburgo per la delicatezza del tema, proponendo un rinvio. Tuttavia, la maggior parte dei 27 Stati membri e la Commissione hanno rigettato questa idea. “Un rinvio è impossibile”, ha affermato Maros Sefcovic, commissario Ue per il Commercio.

I dazi, secondo il documento della Commissione, potrebbero arrivare fino al 25%, con alcune categorie di prodotti colpite solo al 10%. Resta però escluso, come richiesto dall’Italia, il bourbon americano. Nonostante la data del 15 maggio sembri lontana, in quel periodo Bruxelles cercherà di trovare una soluzione negoziale. “Abbiamo offerto tariffe zero per zero sui beni industriali, come abbiamo fatto con successo con molti altri partner commerciali, perché l’Europa è sempre pronta per un buon affare”, ha dichiarato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. L’offerta riguarda in particolare sei settori: auto, farmaceutica, chimica, plastica, gomma e macchinari. Questo gesto è un tentativo di rianimare il TTIP (Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti), che è stato abbandonato nel 2016 a causa di lunghe controversie.

Al momento, l’offerta ha il sostegno di tutti i 27 Stati membri, Italia inclusa. “L’ideale sarebbe avere tariffe zero. In alternativa, una via di mezzo potrebbe essere la riduzione dei dazi americani al 10%”, ha affermato il ministro Tajani. Sefcovic, capo negoziatore per l’Ue, ha sottolineato con fermezza che non vede “un impegno reale” da parte degli Stati Uniti a negoziare, ma ha anche affermato che, prima o poi, l’amministrazione Trump dovrà sedersi al tavolo delle trattative. Durante la riunione, ha anche ringraziato l’Italia per il suo sostegno alla Commissione.

La Germania, insieme alla Francia – ci arriveremo dopo – è destinata a guidare la fronda dei falchi anti-USA. “Gli Stati Uniti rischiano la recessione e non resisteranno a lungo”, ha avvertito Habeck, definendo “ridicole” le dichiarazioni di Elon Musk sui dazi reciproci. “Se vuole parlare di questo, lo dica al suo presidente”, ha aggiunto. Da parte sua, il rappresentante francese Laurent Saint-Martin ha sottolineato che “non escludiamo risposte aggressive”. Berlino e Parigi stanno valutando l’uso di strumenti più drastici, come il bazooka dello strumento anti-coercizione e le misure contro le Big Tech, ma Paesi come l’Italia, per ora, si oppongono a tali soluzioni. “In questa fase preferiamo negoziare”, ha dichiarato Sefcovic. Insomma, priorità assoluta al dialogo, perchè a rimetterci sono in primis i cittadini europei.

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Come già accaduto nello scontro con la Russia, Macron vuole essere al centro dell’attenzione. Anziché dialogare con Washington, il titolare dell’Eliseo vuole gettare benzina sul fuoco. Stop agli investimenti delle aziende francesi negli Stati Uniti, l’appello del presidente francese rivolto ai rappresentanti delle imprese transalpine interessate dalle tariffe varate da Washington. Una soluzione da mettere in atto fino a quando non saranno disponibili ”chiarimenti”: “Ciò che conta è che gli investimenti futuri o quelli annunciati nelle ultime settimane siano temporaneamente sospesi finché non avremo chiarito con gli Stati Uniti”. La decisione di Trump sui dazi “è brutale e infondata” e avrà “un impatto massiccio” sull’economia europea, ha aggiunto Macron, che ha poi fatto riferimento ad “uno choc per il commercio internazionale”. “Non si correggono i deficit commerciali mettendo le tariffe”, ha ammonito, ribadendo che si tratta di “misure di estrema gravità per l’economia europea”.

Ancora ieri Parigi ha alzato l’asticella. La risposta europea all’offensiva commerciale lanciata da Trump potrebbe essere “estremamente aggressiva” le parole di Laurent Saint-Martin, ministro delegato al Commercio estero al suo arrivo al Consiglio Esteri commercio a Lussemburgo: “Non dobbiamo escludere nessuna opzione, né sulle merci né sui servizi, e aprire la cassetta degli attrezzi europea, che è molto ampia e può essere anche estremamente aggressiva. Penso, ovviamente, allo strumento anti-coercizione”. Ma ciò che è veramente ridicolo è l’appello di Macron a evitare la tentazione di “agire da soli”. Lui, esattamente, cosa sta facendo?

Ma andiamo per gradi.

Franco Lodige, 8 aprile 2025

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