“Costerà 2mila euro in più”. Lo studio choc sulle auto ‘green’ Euro 7

Lo studio di Frontier Economics abbatte la nuova normativa Ue sui veicoli green

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Dovrebbe entrare in vigore nel luglio 2025, ma a causa dei secchi no di Italia e Francia la data sarà posticipata al 2028, se non addirittura al 2035. Ritorna al centro delle questioni europee la nuova normativa in materia di macchine Euro 7, dopo che uno studio di Frontier Economics, commissionato direttamente da Acea, ha stimato un aumento di 2.000 euro dei costi di produzione, qualora la rigida disciplina dovesse essere applicata.

Quest’ultima, infatti, prevede che, fra poco più di due anni, auto e furgoni dovranno ridurre le proprie emissioni di ossidi di azoto da 80 a 60 mg-km, un obiettivo irrealizzabile che troverebbe applicazione sia per i veicoli a benzina, che per quelli diesel. Lo studio citato è tranchant sugli obiettivi green di Bruxelles: non solo si parlerebbe di un aumento di circa 2.000 euro per i produttori, ma se si prende in considerazione un mezzo commerciale, questa volta volta l’incremento potrebbe raggiungere la cifra stellare di 12.000 euro. Il tutto legato principalmente ad attrezzature e investimenti, accanto alla miriade di costi indiretti come, per esempio, il consumo maggiore di carburante, pari a 3,5 per cento, ovvero 20mila euro in più per i camion a lungo raggio e 650 euro in più per auto e furgoni.

Ma non solo Parigi e Roma rappresentano i bastian contrari della normativa in tema di Euro 7. Tra gli scontenti europei, troviamo pure Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Romania, Ungheria ed infine la Bulgaria. Questo per un intervento che “non appare realistico e rischia di avere degli effetti negativi sugli investimenti nel settore, già impegnato nella transizione verso l’elettrico”. Anche perché, al momento della stesura della normativa, la Commissione aveva previsto un aumento dei costi da 4 a 10 volte inferiore rispetto a quelli elaborati dallo studio commissionato da Acea. Insomma, oltre al danno è arrivata anche la beffa, se si considera pure il fatto che la Commissione Europea ha deciso recentemente di includere gli Euro 6 tra i veicoli inquinanti, caratterizzati non solo da ossidi di azoto, ma anche da monossido di carbonio, idrocarburi, particelle, ammoniaca e metano.

Per approfondire:

Tranchant è stata anche Sigrid de Vries, direttrice generale dell’Associazione Europea dei Costruttori di Automobili: “L’industria automobilistica è impegnata a ridurre ulteriormente le emissioni a beneficio del clima. Tuttavia – aggiunge – la normativa Euro 7 non è semplicemente il modo giusto di farlo”. Questo per una ragione fondante: a avrebbe un impatto ambientale “estremamente basso”, a fronte “di un costo estremamente elevato”, ha concluso de Vries.

Già in un precedente studio di febbraio, Acea aveva liquidato la proposta dell’Ue come insoddisfacente, sia sotto il profilo della proporzionalità, che sotto quello dell’efficacia. Una soluzione che tiene conto solo di irrealizzabili e fantomatici obiettivi green, tralasciando il sistema produttivo del continente. E a rimetterci sono sempre le tasche dei cittadini.

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