Reintegrati i medici no vax

Covid, colpo di scena: Burioni dà ragione a Meloni (ma che fatica dirlo)

Il televirologo: “Reintegro dei sanitari no vax? Ha un senso”. E sul vaccino: “Meno efficace nell’ostacolare l’infezione”

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meloni burioni

C’è da immaginarsi l’imbarazzo del titolista di Repubblica quando ieri sera, poco prima di chiudere il giornale, si è trovato nell’antipatica situazione di dover titolare l’editoriale di Roberto Burioni. Già, perché sembrerà strano e forse impossibile, ma sul decreto del governo in tema covid il virologo condivide buona parte delle scelte fatte da Giorgia Meloni. “Vanno in una giusta direzione di tornare alla normalità”, confessa. Anche se non riesce ad ammetterlo fino in fondo.

Burioni sta con Meloni

State a sentire. Burioni verga frasi smielate del tipo: “Vorrei personalmente esprimere la mia gratitudine alla presidente del Consiglio per avere pronunciato, in Senato, una frase bellissima: ‘Riconosciamo il valore della scienza ma non la scambiamo con la religione'”. Inimmaginabile. Come una sorpresa può apparire la posizione di Burioni sul reintegro dei sanitari non vaccinati negli ospedali con due mesi di anticipo. “Uno dei provvedimenti di cui si parla è la rimozione dell’obbligo vaccinale per i sanitari – scrive – e questo scientificamente ha un senso” perché “fino alla fine del 2021 avevamo un virus pericolosissimo e un vaccino estremamente efficace nel ridurre la diffusione del contagio, condizioni che giustificavano l’obbligo per proteggere i pazienti; adesso abbiamo un virus molto meno pericoloso e un vaccino molto meno efficace nell’ostacolare l’infezione”.

Che poi è lo stesso principio enunciato dal ministro Schillaci: il virus muta, la risposta dei vaccini anche, l’infezione la trasmettono sia i vaccinati che i no vax, dunque perché rinunciare a 4mila sanitari in corsia? “Riconsiderare l’obbligatorietà – sentenzia Burioni – è una decisione politica che può avere un senso”. Claro?

Va bene, ma…

Però… c’è sempre un però, ovviamente. È un dato di fatto, sostiene il virologo, che “questi sanitari hanno rifiutato il vaccino prendendo una decisione in assoluto contrasto con dati scientifici di una solidità senza precedenti”. Se non si sono fidati della scienza ieri, è il ragionamento, perché dovremmo affidare loro i pazienti? “Medici che agiscono ignorando la scienza costituiscono un pericolo, questo è un dato di fatto”. Il virologo teme inoltre che “qualcuno possa trarre la sbagliata conclusione che il Governo è diventato tollerante nei confronti dei No Vax“.

Opinione di Burioni, ovviamente: pienamente legittima. Però è “politica”, non “scientifica”. E questo per due motivi: primo, perché quei medici operavano già prima del virus, non sono impazziti col Covid e non si registrano stragi ospedaliere pre-pandemiche: lavoravano bene ieri, lo faranno anche oggi; secondo, perché egli stesso ha ammesso che “non c’è nulla nei provvedimenti governativi che faccia anche solo intuire l’inutilità dei vaccini”. Quindi che c’azzecca la tolleranza coi no vax?

Lo ripetiamo: quella di Burioni trattasi di analisi politologica, non medica, e dunque lascia il tempo che trova. L’editoriale poteva tranquillamente scriverlo Molinari. Meloni sta cambiando l’approccio (politico) alle indicazioni della scienza. Il Burioni-scienziato riconosce la logica delle decisioni del governo. Ma il Burioni-politologo no. E questo ci sta. Come ci sta che Meloni se ne infischi beatamente. Se gli elettori avessero voluto sposare la “linea Burioni” avrebbero votato Pd e Andrea Crisanti. Invece non è andata così.

Giuseppe De Lorenzo, 1 novembre 2022

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