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Covid, Pregliasco sogna: “Io ministro? Idea carina”

Il virologo: “Io continuo a fare politica, ma a modo mio”. E poi rivela: “Nessuno mi ha chiesto di candidarmi”. Ma come ministro…

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Intervenendo a Un giorno da pecora, in onda su Rai Radio2, quel gran fenomeno virale di Fabrizio Pregliasco ha candidamente ammesso che la prospettiva di diventare ministro della Salute non gli dispiacerebbe affatto. “È una idea carina – ha dichiarato questo impagabile professionista del terrore sanitario – anche se non credo  me lo chiederanno. È un grosso impegno, non ci penso.” Interpellato sulla discesa in campo di Andrea Crisanti, virologo a corrente alternata in corsa per uno scranno parlamentare con il Pd, ha poi aggiunto: “Io continuo a fare politica, ma a modo mio. E nessuno mi ha chiesto di candidarmi”. E per fortuna, ci verrebbe da aggiungere.

Dopo oltre due anni trascorsi ad impaurire gli italiani, saltabeccando da un canale televisivo all’altro senza soluzione di continuità, ci manca solo di ritrovarci un tale uccello del malaugurio nel ruolo ancora rivestito dal Roberto Speranza, detto il talebano sanitario. A tale proposito, sarebbe sufficiente ascoltare il prosieguo del summenzionato intervento radiofonico per formarci una idea circa ciò che un uomo di tal tempra riuscirebbe a realizzare a capo di un così delicato dicastero.

Dopo aver sostenuto che “bisogna (notare l’uso dell’indicativo al posto del condizionale) andare ai seggi con la mascherina, il docente della Statale di Milano ha sparato la sua ennesima profezia in stile piaga d’Egitto: “Mi aspetto delle onde di risalita del Covid in autunno e inverno. Torneremo a più di 100 mila contagi al giorno, anche 150 mila (perché non 200 o 300 mila giacché ci siamo?).

Tuttavia è sull’uso demenziale delle mascherine, feticci protettivi che quasi ovunque nel mondo sono stati abbondati da un pezzo, che Pregliasco raggiunge l’apoteosi del più ottuso e autodistruttivo principio della massima sicurezza. Sebbene egli sostenga quasi a mezza bocca la ragionevolezza di togliere l’obbligo delle mascherine a scolari e studenti, ci tiene poi a sottolineare che, non essendo a suo avviso non ancora finita la pandemia, sarebbe “comunque opportuno pianificare l’eventualità di nuove restrizioni. Se per ora – conclude il più autorevole candidato al premio Savonarola –  le mascherine non sono raccomandate se non ai fragili, secondo l’esperto potrebbe essere necessario indossarle nuovamente in modo più esteso.”

Ora, pur comprendendo la crescente ansia d’abbandono di Pregliasco, il quale dopo aver cavalcato in tutti i modi possibili la terrificante suggestione virale che insieme a tanti suoi spregiudicati colleghi ha contribuito ad amplificare al massimo grado, quest’ultimo dovrebbe sapere che prima o poi le bolle mediatiche sono destinate a scoppiare. Come si dice in una battuta finale de “Il caso Thomas Crawford”, ottimo film interpretato da un superbo Anthony Hopkins, caro Pregliasco “quando è finita è proprio finita!”

Ostinarsi a voler mantenere in vita la paura mortale per un virus endemico ma oggi non più grave di una banale influenza, sta superando ampiamente i limiti di una molestia mediatica. Qui siamo nel pieno di un delirio ossessivo-compulsivo che, per dirla con tutta franchezza, ci ha letteralmente fracassato i cosiddetti.

Claudio Romiti, 14 settembre 2022

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