Salute

“Curo solo chi ha il green pass”. Un medico scorda Ippocrate

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Ormai la corsa è a chi la spara più grossa. Preso atto che vaccinarsi è non un ragionevole atto di precauzione ma una sorta di religione secolarizzata dei nostri tempi, con tanto di apparato statale a supporto e con una caccia continua a reprobi e “infedeli” (per fortuna più simbolica che reale), chi è in cerca del wharoliano quarto d’ora di celebrità non ha che da alzare sempre più la posta e fare rumore. Anche se da un punto di vista liberale, o semplicemente del buon senso, dice delle immani cavolate, l’importante per passare al campo dei “buoni”, ed essere osannato dai media, è non la sostanza ma la forma. E cioè l’ostentata adorazione del Dio Vaccino.

Dopo le estemporanee dichiarazioni del governatore della Toscana, che, immemore del fatto che quel granducato fu il primo ad abolire la pena di morte, voleva arrogarsi il diritto di chiudere in casa (leggesi: morte civile) i non vaccinati, arriva ora dall’altra parte dell’Italia, cioè da Palermo, la dichiarazione a stampa e tv di un chirurgo ortopedico di Palermo, tal Pietro Bica, che ha fatto sapere che dal primo settembre non accetterà più e curerà i pazienti senza il green pass. Che è una decisione che se fosse realmente messa in atto, a mio avviso, sarebbe perseguibile penalmente, oltre ad essere esecrabile moralmente e contraria a quella deontologia professionale su cui si è costruita la civiltà medica occidentale. Il giuramento di Ippocrate, infatti, impone al medico di curare chiunque ne abbia bisogno o ne faccia richiesta, indipendentemente da ogni considerazione di sesso, genere, etnia, o anche solo morale (dal punto di vista della dignità umana anche i delinquenti sono pari ai santi). Non è un caso che siano stati i medici nazisti a contravvenire a quel giuramento: dal loro punto di vista esistevano individui a tuti gli effetti ed esseri subumani, in primis gli ebrei, che in quanto tali erano per principio indegni di ricevere cure e su cui, quasi fossero animali, si poteva tentare ogni genere di esperimento. E ai quali anzi, tumore impiantatosi un un corpo sano, bisognava dare la morte per estirpare il cancro e provare a far rifiorire l’organismo sociale.

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