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Da Asia Bibi a Silvia Romano, la distanza tra eroe e vittima - Seconda parte

Due donne simbolo di questi anni: una è rimasta libera, l’altra no

Asia Bibi, che sarebbe dovuta stare sotto i riflettori per nove anni, ha invece avuto solo silenzio, quello che spetta di solito agli eroi. Per un destino che avrebbe dovuto riguardare la dignità e la libertà di ognuno di noi. Forse Asia è stata colpevole di essere rimasta cristiana, di non aver abiurato la propria fede in carcere e ha vinto grazie alla propria volontà e all’aiuto di pochissimi. Sta di fatto che per Asia hanno taciuto tutti gli organismi internazionali, quasi tutti i capi di Stato, il mondo cattolico a cui è rimasta fedele.  Naturalmente hanno taciuto le femministe e le Ong, che non potevano proprio correre in suo aiuto e scomodare ministri degli interni. Per Asia la cattolica andava bene una lurida prigione, le sofferenze, la solitudine, la morte.

Ma Asia è riuscita a conservare la sua anima, il suo ruolo di donna che per i cattolici ha pari dignità con quello dell’uomo, per gli islamici è di sottomissione e basta. Aisha, purtroppo, ha forse venduto la sua anima, tra la morte e la sottomissione ha scelto l’ultima. Non c’interessa giudicare o dire, con presunzione, noi cosa avremmo fatto al loro posto. È certo però che, tra le due donne simbolo di questi anni, una è rimasta libera, l’altra, no.

Lorenza Formicola, 14 maggio 2020

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