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Ddl Zan, la verità sulla crociata gay del Pd - Seconda parte

Per quale motivo Letta non abbia accettato la proposta di mediazione avanzata da Renzi e Italia Viva non è dato sapere con certezza. Ma gli indizi inducono a pensare che alla fine, in via del Nazareno, al desiderio di erigersi a paladini Lgbt abbia prevalso la voglia di fare uno sgambetto all’odiato Matteo Renzi. Accettando la mediazione di Iv, infatti, Pd e M5S avrebbero permesso l’approvazione a occhi chiusi di un testo contro l’omofobia, ma l’avrebbero data vinta all’ex sindaco fiorentino. Scegliendo la conta in Senato, invece, il rischio di cadere sotto i colpi dei franchi tiratori è altissimo, ma almeno resterà la soddisfazione del tiro mancino al leader di Iv. “Lo scontro frontale è un grande errore e chi lo porta avanti se ne assume l’esclusiva responsabilità”, avverte Davide Faraone. “Nel Pd ci sono dubbi e perplessità su alcuni punti”, ammette lo stesso Zan cui non resta che “incrociare le dita”. Se i senatori di Italia Viva votassero contro e i cattolici dem facessero altrettanto, ciao ciao disegno di legge. Senza contare che gli ex renziani rimasti all’interno del Pd hanno l’occasione perfetta per fare un dispetto a Letta. A partire dall’avvelenato ex capogruppo Andrea Marcucci, cui non è ancora andata giù la decisione del segretario di silurarlo in favore della Malpezzi.

In Aula insomma sarà il Vietnam. E se il ddl Zan dovesse cadere sotto i colpi del voto segreto, Letta risulterebbe responsabile della disfatta. Colpevole di aver barattato un (buon) compromesso col desiderio di fare a pugni con Renzi. Alla faccia dei diritti Lgbt.

Giuseppe De Lorenzo, 7 luglio 2021

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