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Decreto crescita, ecco la follia sul bonus ristrutturazioni - Seconda parte

Voi potreste obiettare che per il privato sarebbe comunque una manna. Errore. Non troverete più un artigiano disponibile a farvi un lavoro incentivato. Potrebbero sì e no lavorare quelle poche multinazionali del settore che hanno le spalle sufficientemente larghe da reggere l’impatto finanziario della norma: che so, la grande multiutility dell’energia, il fornitore di petrolio, che poi ovviamente subappalterebbero il lavoro a qualche piccola impresa a quel punto strozzata.

È ciò che vuole il governo gialloverde? Se lo dite in giro, Di Battista o Paragone si farebbero venire lo «stranguglione» con la loro retorica contro le grandi corporation. Eppure è proprio ciò che questi fenomeni hanno scritto nero su bianco.

Ci sarebbero ovviamente delle vie di uscita. Mantenendo il meccanismo di scontare tutto al contribuente, cosa che darebbe una bella botta all’edilizia. Ad esempio la Cdp, la banca pubblica che gestisce il risparmio privato, e che viene sempre tirata per la giacchetta in tutte le operazioni finanziarie di questo Paese, potrebbe diventare un prestatore di ultima istanza per questo genere di detrazioni. Certo non è attività sexy come entrare in Fca o Tim, ma avrebbe un forte impatto sulla nostra crescita. Il meccanismo di sconto degli anticipi fiscali non è banale. Ma la soluzione individuata e che prevede di tenere tutto sulle spalle non proprio larghe delle pmi, è la peggiore.

Nicola Porro, Il Giornale 1° giugno 2019

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