Società

Delirio alla Columbia di New York: il bianco è “portatore di razzismo”

Una signora italiana di 42 anni che si trasferisce negli Usa e va a studiare in università. Ma scopre l’orrore woke

columbia university © pixelshot e kikkerdirk Canva.com

Il pezzo di oggi di Federico Rampini è stupendo. Parla di una signora italiana di 42 anni che si trasferisce a New York e va a studiare alla Columbia University. Questa signora ci racconta una serie di cose della sua vita nella Grande Mela e dei suoi studi e, fra le altre cose, dice che in università si deve scusare di essere bianca in ogni istante perché il solo fatto di essere bianca è considerata un’offesa per i tanti neri che sono in corso con lei. È stato infatti chiesto agli studenti bianchi di chiedere esplicitamente scusa ai loro colleghi di colore in quanto “portatori di razzismo”.

Ma davvero c’è gente che paga per quell’università del cavolo? Non sto esagerando: un’università che obbliga un bianco a chiedere scusa solo per il fatto di essere bianco, non può essere definita diversamente. Questo è il punto più basso degli Stati Uniti perché questa è e sarà la nuova classe dirigente degli Usa e del mondo. Come ricorda giustamente Rampini nel suo ultimo libro, dopo l’apartheid, in Sudafrica arrivò una nuova generazione di dirigenti corrotti che ha portato oggi il Paese ad una corruzione fine a se stessa che ha come risultato un reddito pro capite sudafricano inferiore a quello di 30 anni fa. Questo è quello che succederà negli Stati Uniti, dove la Columbia University invece di accogliere i bianchi italiani di sinistra che vanno là con l’intento di aiutare le persone disagiate a studiare, li invita a chiedere scusa ai loro compagni di banco perché loro sono bianchi.

Quando leggo questa cosa sul Corriere della Sera, mi chiedo: questo non è avvenuto anche in Italia? E la risposta è sì. È successa la stessa cosa quando c’era Elena Cecchettin che accusava tutti noi bianchi ed i vari Gramellini e Cazzullo annuivano. No! Io non sono colpevole del razzismo dei bianchi sudafricani, non sono colpevole dello schiavismo americano, né tantomeno dell’assassinio della Cecchettin. Leggendo quello che succede alla Columbia University ci rendiamo subito conto di quanto sia ridicolo, ma ci dimentichiamo che pochi mesi fa abbiamo detto che tutti noi maschi, non voi zuppisti ovviamente, eravamo colpevoli del femminicidio. È esattamente lo stesso identico meccanismo.

Nicola Porro, dalla Zuppa di Porro del 4 marzo 2024

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