Politica

Di Maio prende un Golfo di sberle: “Cosa è, uno scherzo?”

Si rassegnasse l’ultimo sponsor o ultima spes: Di Maio il bibitaio non lo vuole nessuno. Non l’ha voluto il popolo italiano, che l’ha consegnato all’oblio. Non l’ha voluto l’Unione Europea, che l’ha consegnato al disprezzo. Non l’ha voluto il governo italiano, che l’ha consegnato a chi lo manteneva prima. E non lo vogliono i paesi del Golfo, per i quali questa curiosa specie di animale politico dovrebbe andare a negoziare chissà che: “Cos’è, uno scherzo?”, chiedono beffardi sultani ed emiri e fachiri e probiviri assortiti. Ma no, quale scherzo, è la geopolitica italiana, la burocrazia di potere alla puttanesca, che quanto a serietà fa rimpiangere la Fifa di Infantino.

La megapagliacciata che ci infama agli occhi del mondo si deve a uno che, incomprensibilmente, tutto il mondo ci invidierebbe, un fuoriclasse, talmente fuoriclasse da aver fallito miseramente in tutto nella sua disastrosa opera da primo ministro. Nella complicità di una stampa oggi a schiena dritta, ieri rigida a 90 gradi, e giù inchini da pupazzi e giù conferenze stampa vertiginose in cui il capolavoro per profezia autoadempiente veniva osannato come il Nerone di Petrolini, “Bene! Bravo!” e se uno si azzardava a far domande, veniva considerato alla stregua di un brigatista, sollevato di peso dai sedicenti colleghi e cacciato dalla sala. Così il Prodigioso, il Tecnico della Provvidenza poteva bullarsi: “Volete voi la pace o i condizionatori!”. “Non ti vaccini – ti ammali – muori!”

“Bene! Bravo!”. Quell’individuo dall’espressione sempre più inebetita ha infine preteso di imporre un suo fac simile, il che ci ha coperti di fango che manco gli stivali di Soumahoro. Ma la colpa non è di chi è come è, cioè un vuoto pneumatico, ma di chi ce l’ha imposto vale a dire due premier e un presidente supremo. Adesso lo si vorrebbe riciclare nel Golfo Persico, che il dispenser di gazzose scambia per il Golfo di Mergellina, al grido tout est pardonne: solo che gli arabi, in senso lato, non sono stupidi e non dimenticano che il nostro Pinocchietto da vicolo, sedicente ministro degli Esteri, creò a suo tempo più di un bordello epocale con la scusa dei diritti umani, per esempio “basta armi alla Turchia”: era una delle misere fandonie a 5 Stelle dello stesso Wanno Marchi che aveva “sconfitto la povertà”, e adesso il miserello vorrebbe riscattare il suo prezzo.

Ma da quelle parti, come noto, al genderismo non sono avvezzi e han messo il veto: “La nomina di Luigi Di Maio deve avere un profondo senso dell’umorismo europeo che mi sfugge” ha chiosato Mohammed Baharoon, capo del Centro di ricerca sulle politiche pubbliche di Dubai. Interpellato da The National, Baharoon ha precisato che è difficile aspettarsi che Di Maio possa sviluppare relazioni positive tra i paesi del Golfo e l’Unione europea, visto che “ha rovinato le relazioni del suo Paese con due dei principali Paesi del Ccg”.

Siamo alle comiche, speriamo finali: del contorto pacifismo dimaiano si avvantaggiò all’epoca la Francia, eppure lo stesso Le Monde fa dire all’esperta della regione al Consiglio europeo sulle Relazioni estere Cinzia Bianco che “mandare Di Maio nel Golfo dimostra che l’Ue non è seria perché da ministro degli Esteri non ha avuto buone relazioni e perché non è percepito come una personalità di peso”. Il peso di un palloncino scoppiato, ma si spiega: nelle scorse ore, Gigi la Trottola aveva trovato modo, per accreditarsi verso i nuovi padroni, di appoggiare la teocrazia in Iran, nientemeno. La caratteristica degli incapaci è che come si muovono, rompono qualcosa.

La geopolitica è una cosa semplice se sai come spiegarla, se la riduci all’essenziale; l’essenziale è che Di Maio è la quintessenza del nulla e di lui si teme, si sospetta non tanto l’inconsistenza quanto la doppiezza, la assoluta latitanza di princìpi, quel fregolismo alla Alberto Sordi, la spregiudicatezza arruffona, il possibile vendersi al peggior offerente, il prestarsi ai servizi, in senso lato, più bassi. Semplici timori, si dirà, illazioni, si dirà, ma a quanto pare, hanno messo d’accordo tutto il mondo: e anche questa è una bella impresa, l’unica forse che uno così poteva compiere. Già le compagnie che dovrebbero averci a che fare hanno fatto sapere che non se lo sognano proprio, e procederanno da sole. E questo è proprio il caso in cui le cose o le dici o sei complice e se le devi dire non puoi girarci intorno: la geopolitica commerciale affidata a un ragazzino letteralmente spaesato e più sputtanato del compagno stivali, non s’era mai vista. Non a questo livello.

Dobbiamo ringraziare chi sappiamo, e già basterebbe a metterlo sotto processo per danni spaziali alla nazione. Ma, che volete, c’era in ballo l’ennesimo sgangherato tentativo di sabotare il governo che gli è succeduto: anche questo dà la misura di una misura dell’uomo, e questo è l’individuo che per venti mesi ha tenuto le chiavi della nostra libertà, salute, economia. Le macerie, chiamiamole così, sono alla gola di tutti (non fate l’onda, non fate l’onda). Si rassegni SuperMario, a volere IpoDiMaio nel Golfo c’è rimasto solo lui: e ci fa (e ci fa fare) una figura anche peggiore dell’altro, perché “il carretto passava e lo statista gridava gelati”, è quello che è, ma l’euro, o neuro, banchiere che alibi ha? “Cos’è, uno scherzo? Ma chi ce l’ha mandato, questo?”. Eh, il nostro favoloso nonno delle istituzioni, ecco chi. Pensa se non era “la nostra voce più autorevole nel mondo, l’uomo che tutti ci invidiano e tutti ascoltano”.

Max Del Papa, 26 novembre 2022

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