Politica

Disperati e rancorosi: la vignetta del Fatto su Meloni fa schifo

Il quotidiano di Travaglio sbatte in prima pagina la sorella di Meloni e moglie di Lollobrigida

meloni vignetta fatto quotidiano

Non c’è satira perché la satira, anche da volgare, ha un che di allusivo, un margine di interpretazione, di rielaborazione mentre qui siamo al rutto scolastico davanti al professore, quelle cose un po’ da teppisti ritardati che se le raccontano fra loro, che ne ridono fra loro. Non c’è ironia, l’ironia se mai è che roba del genere sgorga dal foglio sempre meno fortunato di Travaglio, uno che vent’anni fa mi spaccava i coglioni con la nuova destra montanelliana da rifare alla svelta ed è finito a rifare Lotta Continua mezzo secolo dopo coi rottami di mezzo secolo prima; la satira, l’ironia sta nell’averci gabellato, per usare un termine caro a questo malinteso epigono, i Di Maio, Di Battista e Toninelli per la meglio politica e gli Scanzi, le Lucarelli, i vignettari organici come il vero giornalismo a schiena dritta. Sì, rigida, a 90 gradi, per il colpo della strega.

Il disegnino di questo Natangelo non ha niente di intrigante o di acuto, è la miseria infantile dei disperati e dei rancorosi e allora spieghiamolo come va spiegato, senza girarci tanto intorno: la sorella di Giorgia Meloni, Arianna, sarebbe una puttana che se la fa coi migranti mentre il marito Lollobrigida è fuori a mettere incinte, perché anche questo si è insinuato, le parlamentari di Fratelli d’Italia. Una puttana, sorella di una puttana più grossa che usurpa la carica dello statista Giuseppe Conte. Va bene così? Questo farebbe ridere, sorridere o pensare? Questo lascerebbe il segno? Dalle parti del vecchio Calandrino leghista sembrano inaciditi come chi non è invitato alla piccola mediocre bellezza delle cene eleganti di Baglioni in onore di Elly Schlein, camerieri in livrea e spigolette all’aceto sostenibile.

L’ironia sta nel fatto che questa roba, o robetta, o immondizia non riciclabile, esce sul giornaletto di gente che per un sospiro ti porta in Tribunale, come la veggente di Trevignano quella delle pizzette.  L’ironia sta anche in questo: che di sostituzione etnica parla ormai tutta Europa, si lamenta l’Europa, come sempre troppo tardi: il Belgio la accusa come cosa fatta, e ben gli sta; gli altri paesi Bassi stringono le maglie, in allarme tutti dalla mitteleuropa al blocco dell’Est fino alla fascia mediterranea che poi sarebbe l’Italia eternamente perculata da Bruxelles che ad ogni vertice conclude: nessun paese può farcela da solo. E poi scarica il barile sul Mezzogiorno delle mafie, nella Lampedusa che esplode. Muri ovunque, preoccupazioni, allarmi perché è indubitabile, anche senza i bonus un po’ futuristi di Giorgetti, che una sostituzione c’è: se ne sbarcano al ritmo di mille, duemila al giorno, e con tassi di natalità tradizionalmente esponenziali, mettila come vuoi ma si fa presto a ritrovarsi minoranza della minoranza. È una questione matematica, non etica e la profetizzava Giovanni Sartori in tempi non sospetti, almeno 30 anni fa: “Al ritmo attuale, la sostituzione è presto fatta; e se poi questi che arrivano in un paio di generazioni fondano partiti democratici, vincono le elezioni e introducono la sharia, che succede?”. E non c’erano le emergenze sistemiche di adesso, non gli sbarchi alluvionali di oggi.

Siamo d’accordo, questi del nuovo potere sono temerari, duri di comprendonio, non imparano come ci si comporta, ogni volta che aprono bocca provocano danni evitabili e non lievi e poi i giornali amici debbono dannarsi a spiegarli, a contestualizzarli. Ma da contestualizzare c’è poco, le cose vanno dette a tempo debito e nel modo dovuto, se no è il solito vaneggiare da ubriachi ad uso social. Detto questo, la satira del Fatto non c’è, c’è solo recriminazione rognosa, sbracata, roba veramente da Lotta Continua o da foglio estremista da anni di piombo. Quel presunto umorismo, greve, scontato, maleodorante di rappresaglia e peggio.

Da parte sua l’interessata, più Giorgia che Arianna, sui social la mette un po’ sul petaloso, “noi rispondiamo con l’amore”, ma sarebbe gradito, se è lecito, un piglio un po’ più deciso. Non la rabbia contro la rabbia, non la bassezza che si rispecchia nella bassezza, ma insomma queste cose deamicisiane o francescane a lungo andare diventano stucchevoli. Il potere non ama, rispetta e si fa rispettare e i mezzi ce li ha. A meno di lasciar credere, per equivoche subalternità morali, ai cialtroni che possono sempre fare come e cosa vogliono. Se con questa storia della sostituzione etnica i nove decimi dell’informazione schierata e fellona vi danno dei nazisti, compresa la professoressa di filosofia De Cesare che è un’altra del club Travaglio.

E i nove decimi non se ne importano, non se ne disturbano, tacciono del silenzio di chi acconsente perché, semplicemente, brutalmente, vi odiano, vi considerano usurpatori, voi del nuovo potere, vi vogliono morti e non lo nascondono. Altro che l’indignazione per la caricatura di Elly dal nasone etrusco o i dentoni che ricordano, ma solo quelli, la Teresa Noce, partigiana e comunista della primissima repubblica.

Max Del Papa, 20 aprile 2023

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