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Djokovic no, Rackete si: l’ipocrisia dei buonisti - Seconda parte

Il legalismo peloso di sinistra: esultano per il “no vax” Djokovic trattato da criminale ma sostengono Lucano

Messa in soffitta la rivoluzione, la Cina è vicina più che mai, il vaccino è piddino, il lockdown di sinistra, non poter andare dal parrucchiere è democrazia, la carcerazione immediata per chi è senza siero e greenpass è a termini costituzionali, il controllo casa per casa è garantista e “deportare” (proprio così ha scritto qualche foglio di regime, con malcelata soddisfazione) un tennista refrattario serve da esempio. Intanto il padre di Novak paragona il figlio a Gesù, a Spartacus, lo definisce il “simbolo e leader del mondo libero”. È anche scoppiato un casino diplomatico tra l’Australia, dove più chiudono, più vaccinano e più i contagi salgono, e la Serbia che, non essendo l’Italia, difende a spada tratta il suo campione “in attesa di giudizio”: neppure per quelli dell’Isis l’Australia è arrivata a tanto. E va beh, se serve a far felici Myrta Merlino, Zingaretti e Cartabellotta, questo ed altro.

Che vita da merda, per dirla con la Cirinnà, questi piddini rancorosi, lugubri, che si eccitano solo se proibiscono. Che odiano chi ragiona con la sua testa, mette la coerenza prima di un montepremi e stana le loro dissonanze cognitive, le loro false coscienze con cui si narcotizzano. Ma come credere all’onestà legale di chi è disonesto moralmente, per ideologia, per dna o per il più bieco conformismo? Comunque non servirà: se c’è una cosa che il caso Djokovic sta dimostrando, è che è tutto pretestuoso, tutto folle, e l’unica pandemia che si teme è quella della libertà.

Max Del Papa, 7 gennaio 2022

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