Draghi non sia il paravento per un revival del Conte bis

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La scelta del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, di conferire l’incarico di premier alla figura autorevole e prestigiosa di Mario Draghi è conseguenza dello stallo maturato nella politica con l’impotenza dell’ex maggioranza giallorossa a delineare un perimetro praticabile di governo. L’ex governatore della Bce gode di uno standing internazionale avulso dalle dispute e dai livori dell’arena politica e può rappresentare il punto di equilibrio all’altezza delle gravose urgenze causate dalla pandemia e dai fallimenti gestionali del suo predecessore.

La campagna vaccinale non decolla ed uno studio dell’Ispi, in base ai ritmi di somministrazione, stima che dovremmo raggiungere l’immunità di gregge fra tre anni. Fra novembre e dicembre 2020 si è registrato un tracollo dell’occupazione femminile con 99mila donne che hanno perso il lavoro e su base annua abbiamo un dato generale sulla disoccupazione preoccupante con 450 mila persone estromesse dal mercato del lavoro. Se si aggiungono le migliaia di autonomi e partite Iva demolite dallo tsunami pandemico ricaviamo un quadro socioeconomico deprimente, che esige risposte celeri e qualificanti.

L’impegno finanziario del Recovery plan avrà un impatto di gittata economica misurabile in 30 anni. Dunque, il centrodestra che, plausibilmente, verrà chiamato a governare il Paese alle prossime elezioni non dovrebbe sottrarsi alla condivisione di una responsabilità progettuale i cui effetti rimbalzeranno ad una fase di governo di cui sarà titolare.

L’ex governatore della Bce nel marzo del 2020, dalle colonne del Financial Times, lanciò una sorta di manifesto programmatico in cui sanciva la perentorietà di interventi finalizzati ad arginare lo smottamento economico.

Così “Super Mario” si esprimeva sul principale giornale economico-finanziario del Regno Unito: «Non è sufficiente rinviare il pagamento delle tasse: bisogna immettere subito liquidità nel sistema, e le banche devono fare la loro parte, prestando denaro a costo zero alle imprese per aiutarle a salvare i posti di lavoro. I costi dell’esitazione sarebbero irreversibili». Traghettare il Paese in sicurezza è la priorità delle priorità e Draghi può essere il nocchiero che ci consente di attraversare indenni il mare tempestoso della pandemia per ancorarci al porto dell’incolumità sanitaria ed economica. Dopo aver sperimentato Toninelli e la Azzolina, ostacolare la nascita di un governo che annovera nella cabina di pilotaggio l’uomo che ha salvato la zona euro, vincendo le resistenze degli arcigni tedeschi sull’utilizzo del quantitative easing (bazooka monetario) per proteggere le economie europee dalla crisi finanziaria, significa cedere ad una fatalistica vocazione autolesionistica.

A sinistra è in atto il tentativo di strumentalizzare la figura di Draghi in funzione di un make-up, ritocco di immagine, per rieditare un Conte bis con Bonafede, Azzolina, Speranza ed altri “fenomeni” grotteschi che vorrebbero perseverare nella loro azione esiziale per la giustizia, la scuola e la sanità. Il segretario del Pd Nicola Zingaretti vorrebbe diventare il baricentro di una ipotetica maggioranza “Ursula”, allargata a Forza Italia, con l’obiettivo di consegnare all’irrilevanza il nemico Matteo Renzi, che ha sabotato il disegno egemonico dei dem in combutta con i 5 stelle, e di disarticolare il centrodestra. Tuttavia, l’autorevolezza di Mario Draghi è un potente impedimento per chi vorrebbe riabilitare la mediocrità al governo. Ma occorre vigilare e la disponibilità della Lega ad essere della partita disinnesca la clonazione del Conte bis.

Andrea Amata, 5 febbraio 2021

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