Esteri

È fatta, gli Usa mollano Zelensky

zelensky biden © Daboost e Sorapop Udomsri tramite Canva.com

È fatta, gli Usa mollano Zelensky e lasciano l’Ucraina, o quel che ne resta, al suo destino. Perché non l’hanno fatto prima, visto che già col solo scoppio della guerra nel Donbass avevano praticamente vinto? Perché dovevano liberarsi del loro surplus di armi, facendo un favore al loro complesso militar-industriale che è la vera spina dorsale degli States.

Ricordo, quando facevo la naja alla stazione di Livorno, il passaggio periodico di interi treni-merci carichi di munizioni. Andavano al deposito in centro-Italia, dove sarebbero state eliminate. Infatti, esse hanno un’obsolescenza stabilita per legge, una scadenza che devono rispettare anche se sono ancora attive e funzionanti. Ma smaltirle è un costo, tanto vale prendere due piccioni con una fava. E stanziare nuove commesse statali per sostituzioni e ammodernamento continuo.

Altro obiettivo, l’allargamento della Nato fin sotto il naso della Russia. Quale occasione migliore del «pericolo russo»? Da notare che, quando il «pericolo» era «rosso» la Nato non si era spostata di un millimetro. Infine, come si sa, i presidenti americani durano in carica quattro anni, cioè tre di fatto perché l’ultimo anno è da loro impiegato a cercare di farsi rieleggere. Ed è il corrente, per Biden. Il quale, dunque, può presentarsi alla Nazione come quello che ha chiamato fuori gli Usa da una guerra a cui gli americani sono sempre più insofferenti. Almeno quelli (pochi) che sanno indicare l’Ucraina sulla carta geografica.

E ora? E ora l’Ucraina, lo stato più povero e corrotto del continente, la mantenga la Ue. Così, ecco un altro obiettivo raggiunto: impoverire ulteriormente il maggiore competitor economico di Usa e Gb, l’Europa. Le commesse al complesso militar-industriale americano? Le paga Pantalone, costretto a comprare il gas americano tre volte più costoso di quello russo. Il c.d. Piano Mattei? Benissimo: i rubinetti dell’energia in mano a paesi islamici la cui stabilità politica è leggendaria. Il problema Israele-Gaza? Be’, questa è una grana, perché in America gli ebrei i soldi li hanno, eccome. Ma anche gli arabi non scherzano in quanto a capacità finanziaria, perciò il nuovo presidente dovrà barcamenarsi da vero statista (cosa che gli attuali candidati non sembrano).

E che c’entrano gli inglesi, direte? C’entrano sempre, perché l’impero britannico ha solo cambiato braccio militare. In un mio vecchio libro edito da Rizzoli, Doveroso elogio degli italiani (Bur), un capitolo dedicato a inglesi e americani era intitolato Stanlio & Ollio. Che, tra parentesi, sono i soli comici che riescono ancora oggi a farmi ridere. Ma con Gb-Stanlio e Usa-Ollio c’è poco da ridere, perché sono «potenze di mare» ossessionate dall’incubo di un blocco economico europeo che gli taglierebbe fuori da tutto. Blocco la cui spina dorsale sarebbero Germania e Russia.

Oggi, la Germania è in ginocchio, la Russia è stata ricacciata in Asia. Vi chiedete: se ormai Stanlio (il cervello) e Ollio (il bastone) hanno vinto, perché italiani e tedeschi continuano a svenarsi per Zelensky? Perché sono letteralmente trapunte di basi militari americane, pure nucleari, di cui non hanno alcun controllo. In più, hanno all’interno le quinte colonne rossa (Italia) e verde (Germania). Da cui la rivolta dei trattori tedeschi che i nostri tiggì hanno taciuto per una settimana e poi minimizzato quando non hanno più potuto tacere. Da noi tengono banco ben altre notizie: il caso Ferragni, i saluti romani, la pistolina del deputato. Volete mettere?

Rino Cammilleri, 13 gennaio 2023

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