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È tornata la schiavitù. Ma i politici se ne sbattono

Buongiorno. Il governo Conte, nato dall’alleanza solo all’apparenza contronatura tra 5 stelle e Partito democratico, ha già fatto capire come andrà finire sul fronte immigrazione: porti aperti. Tra i primi provvedimenti, l’apertura di un fascicolo sul caso Friuli, accusato di avere una legge discriminatoria sul rimpatrio dei clandestini. Nicola Zingaretti, sedicente leader del Pd, ha invece dichiarato che molti punti del decreto sicurezza verrano ridiscussi.

Io mi chiedo: ma queste persone sanno quali sono le reali conseguenze dei porti aperti? La settimana scorsa sono giunte due notizie terribili, per nulla inattese da chi, come me, vive nella Bassa. In provincia di Mantova, un clandestino indiano è morto di fatica mentre raccoglieva meloni per un pugno di euro. Nelle stesse ore, è morto, a Napoli, un bracciante italiano che lavorava in nero per un pugno di euro. La gente muore di fatica, sotto il sole, senza diritti, senza tutele, senza essere pagata una cifra dignitosa. Quando ero giovane ho fatto tutte le stagioni in campagna: ho raccolto aglio e pomodori; ho cimato il grano; ho aiutato in cascina. Volevo soldi miei per pagarmi le vacanze da solo.

Ecco, lasciatemi dire: la reintroduzione della schiavitù, perché di questo si tratta, coincide con il boom dei clandestini. Manodopera da sfruttare. Manodopera quasi gratis, che costringe gli italiani ad accettare lo stesso trattamento. Ma i politici le sanno queste cose? Il mio timore è che le sappiamo e se ne sbattano. Perché l’importante è il consenso immediato, mostrarsi buoni, aperti, generosi, multietnici e multiculturali. Il risultato sono gli schiavi che muoiono sotto il sole? Non gliene frega niente.

Alessandro Gnocchi, 6 settembre 2019

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