Ecco chi ha rinunciato a tutto per lottare contro il green pass

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Piovono dimissioni e richieste di aspettativa dal mondo del lavoro per colpa del green pass.
L’ultimo protagonista a prendere le distanze dalla certificazione verde è Stefano Leoni, docente al Conservatorio Giuseppe Verdi. Tramite una lunga lettera, Leoni ha dato le dimissioni dal suo incarico di vicedirettore dell’ente. Non si è però dimesso dal suo ruolo di musicologo: continuerà a insegnare ai suoi studenti del Conservatorio estetica musicale ma online, almeno fino a dicembre.

Il Vicedirettore del Conservatorio di Torino ritiene il certificato verde eticamente disdicevole, e un “abominio dal punto di vista legale, costituzionale, normativo, carente e confusionario sotto il profilo giuridico”. Secondo lui poi è una forma surrettizia di «coercizione e adesione forzata alla campagna vaccinale, istituendo nei fatti una pressione indebita su lavoratori (docenti, personale Ata) e studenti, “inducendoli a sottoporsi all’inoculazione di un siero genico sperimentale dall’efficacia non ancora esattamente definita nella limitazione dei contagi e delle ospedalizzazioni, e dagli effetti collaterali ignoti o colpevolmente ignorati”.

Situazione analoga è quella di Francesca Del Santo, 46enne ormai ex professoressa di biologia a Salice, in Provincia di Pordenone, che di fronte alla scelta di aderire o meno al green pass ha deciso di rassegnare le dimissioni. “Non navigo nell’oro e non ho rendite: mi mancheranno molto gli studenti ma la priorità è quella di una scelta etica”, ha commentato la 46enne ormai ex professoressa di biologia.

Sulla stessa linea è Andrea Camperio Ciani, docente ordinario all’Università degli studi di Padova per le cattedre di Etologia, Psicobiologia e Psicologia evoluzionistica. Sempre a motivo del green pass, in Alto Adige, venti persone tra docenti e personale Ata si sono dimesse dalla scuola, e altri 58 dipendenti sono stati sospesi. Si dimette anche Fabrizio Masucci, presidente e direttore della Cappella Sansevero a Napoli, dopo quasi 11 anni di carriera alla guida del noto museo, custode del celeberrimo Cristo Velato. L’imposizione del green pass, secondo Masucci, costituirebbe una misura eccessiva e non giustificata in un luogo già provvisto di tutte le norme di sicurezza anti contagio, andando a sovvertire addirittura il concetto di “inclusività” che è proprio del museo.

All’ elenco aggiungiamo le dimissioni di Leonardo Rebonato da direttore artistico di Hostaria Verona, perché contrario all’obbligo del green pass. «Per me il green pass è una sciagura democratica», afferma Leonardo Rebonato annunciando la sua auto-sospensione: «È una disposizione politica che ritengo allucinante, oltraggiosa dei fondamentali diritti della libertà personale». Ad unirsi al coro è Maria Gabriella Capizzi, direttrice del museo privato “Archimede e Leonardo” di Siracusa, che si dice fermamente contraria al green pass per i visitatori del museo: “I musei, e il mio non fa eccezione, sono luoghi di inclusione e non di discriminazione”.

E come dimenticare l’appello firmato dal famoso storico Alessandro Barbero insieme a centinaia di docenti universitari per dire no al certificato verde obbligatorio?

Una lista lunghissima di contrari al green pass destinata con molta probabilità a crescere. Forse la soluzione alla divisione ideologica tra chi è favorevole e chi è contrario al green pass si trova fuori dai nostri confini, dove le restrizioni sono un brutto ricordo. In Danimarca ad esempio le restrizioni sono ormai abolite e la gente vive serena ed in libertà.

Carlo Toto, 25 settembre 2021

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