Ieri Giuseppe Conte ha liquidato Beppe Grillo. Ha ragione Tommaso Cerno sui quasi 300 mila euro che si prendeva Grillo dal Movimento Cinque Stelle. La domanda che dobbiamo farci è: non è che quei soldi arrivavano dai fondi dei gruppi parlamentari, cioè contributi pubblici, versati come consulenza a Grillo per la comunicazione? Pensate davvero che ce li metteva Conte di tasca sua? Oppure qualcuno dei suoi amichetti? Chissà se entravano in questo grande calderone quei soldi che, Giuseppi dixit, sono finiti a foraggiare una “controcomunicazione che fa venire meno le ragioni di una collaborazione contrattuale”. Quali attività di “comunicazione” per “rafforzare l’immagine del Movimento” ha posto in essere Beppe a fronte di quel compenso?
Ma il punto sostanziale è un altro. Questi predicano bene e razzolano male. Grillo ha rotto i coglion* e il fatto che lui sia ucciso dal figliolo, cioè Conte, non mi provoca nessuna sensazione. Peggio per loro. Il comico era quello che diceva delle cose incredibili, che ha distrutto vite, carriere, ha distrutto un mondo politico. È quello che ci diceva “l’uno vale uno”. È quello che ha creato questo mostro politico dell’antipolitica col VaffaDay. Ho qualche dispiacere per questa fine politica di Grillo? Zero. E tra l’altro penso che quando Conte oggi fa un’intervista in cui dice “il ruolo del garante può scomparire e non è un parricidio” temo per loro, ovviamente, che sia l’inizio della fine di un Movimento che aveva un senso solo nella odiosa presa di posizione di Grillo. E non nell’impettita ed elegante posizione progressista di Conte.
dalla Zuppa di Porro del 25 ottobre 2024