Salute

Ecco qual è l’alternativa al green pass - Terza parte

Esiste un altro modo per affrontare il virus senza il lasciapassare verde? Secondo Becchi e Menichella sì e ci spiegano come

La “caccia alle streghe” che ha distratto dalle vere priorità

Il vizio di fondo, e di origine, del delirio italiano deriva dall’illusione di poter azzerare i casi, ed evitare ondate, con vaccini che non impediscono la trasmissione del coronavirus – e non hanno mai promesso di farlo. Eppure, i vaccini funzionano bene nell’evitare la morte: perché nessuna delle autorità fa mai notare che i morti di oggi sono 1/5 rispetto a un anno fa? Perché evidenziare solo i contagi?

E sarebbe potuta andare anche meglio, se invece di concentrarsi a inseguire e criminalizzare i non vaccinati ed a reprimere le manifestazioni di dissenso, il Governo si fosse “dato una mossa” con le terze dosi, come osserviamo da settimane noi e tutti i principali osservatori indipendenti.

Un recente report dell’Università Cattolica stima che oltre 3 ricoveri su 4 tra i vaccinati (il 76%) e addirittura 7 su 10 in terapia intensiva si sarebbero potuti evitare se le persone vaccinate da oltre 5 mesi avessero ricevuto la terza dose. Un ritardo, evidentemente, che non si può che definire “colpevole”.

Sulla Omicron si sa poco ma, secondo quanto emerge dall’ultimo report stilato dal prestigioso Imperial College di Londra [4], la protezione contro la reinfezione offerta da un’infezione avuta in passato è simile a quella offerta da due dosi di vaccino: circa il 20%. Dunque, il ritardo sulle terze dosi può essere letale.

Verso una strategia di mitigazione più razionale e “multi-arma”

Si potrebbe trovare un compromesso ragionevole fra vaccinazione e accettazione della stessa da parte della popolazione senza rischiare, allo stesso tempo, di fare molti morti da effetti collaterali (per ogni singolo morto Covid evitato) fra gli under 50 – come è purtroppo suggerito dalle statistiche di EuroMomo e Istat (lo vedremo meglio in futuri articoli) – optando per una:

  • Vaccinazione stagionale consigliata per gli ultra-sessantenni, visto che oltre il 97% di chi muore per Covid (in assenza di vaccini) è over 60. La vaccinazione stagionale è stata suggerita dal prof. Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani, pubblicamente (l’ultima volta a “Quarta Repubblica”, su Rete 4), dato che il SARS-CoV-2 (come l’influenza) circola molto di più – e dunque è più pericoloso per la popolazione e per la potenziale saturazione degli ospedali – soprattutto nel periodo invernale; e, d’altra parte, i richiami vaccinali hanno una durata temporale relativamente breve per la protezione da effetti gravi (circa 7 mesi contro la Delta dopo 2 dosi). Naturalmente, nota Vaia, “il vaccino dovrebbe venire aggiornato annualmente”.
  • Strategia di mitigazione “multi-arma”. Si dovrebbero, ad esempio, implementare: 1. cure domiciliari precoci (ormai vi sono molte scelte farmacologiche sicure per i pazienti supportate da seri studi controllati randomizzati, che possono benissimo sostituire gli anticorpi monoclonali nei casi più lievi e/o nei soggetti meno a rischio); 2. app di tracciamento (quella inglese ha funzionato alla seconda versione, noi invece con Immuni ci siamo arresi subito con la prima); 3. linee guida sul ricambio d’aria basate sulle conoscenze acquisite in questi mesi (specie da ingegneri e fisici); sistema di early warning epidemiologico (basato ad esempio sui dati dei Comuni), etc.

Viene detto dai politici che “siamo in guerra contro il virus”, ma nessun militare si sognerebbe mai di vincere una guerra usando un solo sistema d’arma (i vaccini). Eppure è quello che, di fatto, le Autorità stanno facendo, senza rendersi conto che la guerra la stanno in realtà perdendo: perché, se l’obiettivo è – come dovrebbe essere – a. minimizzare non solo i morti fra gli anziani ed i fragili ma anche gli “altri impatti” che pesano sull’intera popolazione (economici, sociali, psichici, etc.) e, soprattutto, b. diminuire la mortalità per tutte le cause della popolazione, entrambi non sono stati affatto raggiunti, come vedremo meglio in futuro (dato che si tratta di due questioni chiave trascurate da tutti).

Riferimenti bibliografici

[1] Menichella M., “Quale potrebbe essere l’impatto del COVID-19 in Italia nel prossimo autunno-inverno?”, Fondazione Hume, 28 giugno 2021.

[2] Pulliam J.R.C. et al. “Increased risk of SARS-CoV-2 reinfection associated with emergence of the Omicron variant in South Africa”, preprint, medRxiv, 1° dicembre 2021.

[3] Pantazatos S. & Seligmann H., “COVID vaccination and age-stratified all-cause mortality risk”, preprint, ResearchGate, ottobre 2021.

[4] Ferguson N. et al., “Report 49 – Growth, population distribution and immune escape of Omicron in England”, Imperial College London, 16 dicembre 2021.

 

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