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Digitalizzare le Fideiussioni con Blockchain: una garanzia

Il fintech al servizio del credito grazie al nuovo progetto “Fideiussioni Digitali”

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Per l’accesso a un’attività economica come, ad esempio, negli appalti pubblici nella P.A., nei contratti di fornitura tra aziende e nel versamento di anticipi, la legge impone spesso la presentazione di una garanzia finanziaria i cui beneficiari sono le pubbliche amministrazioni.

Queste garanzie possono essere costituite: da una cauzione reale, cioè dal deposito di una somma di denaro; da una fideiussione finanziaria, rilasciata da una banca o altro intermediario autorizzato; da una polizza assicurativa fideiussoria, emessa da una compagnia assicurativa.

L’esperienza però ha evidenziato la presenza di diverse criticità in tema di garanzie fideiussorie con conseguenti danni a carico delle pubbliche amministrazioni beneficiarie. Le garanzie fideiussorie comportano, per le imprese che le rilasciano, impegni finanziari spesso elevati e di lunga durata nonché rischi complessi.

Nel mercato italiano di queste garanzie sono state riscontrate rilevanti criticità: falsificazione dei documenti, frodi da parte di soggetti non abilitati (oltre 4 miliardi negli ultimi 4 anni, stando ai dati della Guardia di Finanza), gestione manuale delle pratiche in forma cartacea e i lunghi tempi del processo di rilascio. In alcuni casi fideiussioni e polizze assicurative fideiussorie sono state emesse da soggetti non legittimati a farlo o si sono successivamente rivelate false; in altri sono state emesse da soggetti formalmente legittimati ma che, al momento dell’escussione, si sono rivelati insolventi; in altri ancora è stato difficile o impossibile escutere le garanzie perché il garante ha fatto valere clausole contrattuali ambigue.

 

Ecco allora che è ancora il Fintech, e nello specifico la Blockchain, a fornire una soluzione efficace.

 

La fideiussione tramite Blockchain

Secondo quanto comunicato da CIPA (Convenzione Interbancaria per l’Automazione) associazione costituita nel 1968 su iniziativa della Banca d’Italia e dell’Associazione Bancaria Italiana con lo scopo di promuovere l’automazione interbancaria, è stato avviato, nell’ambito del rapporto fra imprese, PA, istituti finanziari e assicurativi, il progetto di sperimentazione in tema di emissione delle fideiussioni.

Prendendo spunto dall’apertura alle tecnologie basate su registri distribuiti (DLT) e smart contract del “Decreto Semplificazioni” (D.L. n. 135/2018), l’utilizzo della DLT permette di dematerializzare l’iter di rilascio delle polizze fideiussorie da parte di banche, intermediari finanziari, assicurazioni e certificare in modo univoco e irrevocabile tali garanzie. L’obiettivo è quello di sperimentare un sistema finalizzato a certificare, tramite la tecnologia Blockchain, l’autenticità e il rilascio di una fideiussione, allo scopo di eliminare casistiche di fideiussori non abilitati e/o produzione di documenti falsi.

La valutazione a seguito della sperimentazione ha evidenziato una rilevante riduzione dei tempi di emissione delle polizze e dei tempi di liquidazione rispetto alla media di prodotti analoghi, oltre a un generale miglioramento della customer experience. Sotto un profilo regolamentare è stata posta l’attenzione sull’applicazione della normativa sulla distribuzione assicurativa in ambito digitale, con riferimento ai requisiti POG, alla semplificazione dei documenti informativi DIP e DIP aggiuntivo, alla somministrazione al cliente del questionario demands & need e alla modalità di sottoscrizione del contratto mediante app. Utili spunti di riflessione sono emersi in merito al processo d’identificazione dei clienti tramite registrazione sulla piattaforma digitale, alla corretta definizione dei termini e delle condizioni di operatività della piattaforma, alla reportistica interna da produrre.

 

Il progetto “Fideiussioni digitali”

Questa settimana si è concluso con successo il progetto “Fideussioni digitali” avviato nei primi mesi del 2020 da parte di CeTIF (centro di ricerca su tecnologie, innovazione e servizi finanziari dell’Università cattolica), SIA (società controllata da Cdp Equity e impegnata nella costruzione di infrastrutture tecnologiche per il mondo finanziario) e Reply (società che progetta e realizza soluzioni basate sui nuovi canali di comunicazione e media digitali.) e a cui hanno partecipato anche Banca d’Italia, Ivass e Guardia di Finanza.

Hanno aderito alla sperimentazione realizzata all’interno di una “sandbox” ovvero un ambiente di sperimentazione su dati reali sotto la supervisione di un Comitato Scientifico composto dai rappresentanti di authority, realtà pubbliche e private e oltre 50 gli operatori, tra garanti, garantiti e contraenti, dei comparti bancario, assicurativo e finanziario, della PA e delle imprese.

Conclusa la fase di progettazione della soluzione da un punto di vista funzionale, legale e tecnologico, i test della piattaforma Blockchain si sono svolti per 4 mesi attraverso il caricamento e la gestione di oltre 350 fideiussioni reali e legalmente valide con somme garantite comprese tra i 10mila euro e 1,4 milioni di euro e un importo medio di 275mila euro con l’obiettivo, in base dell’efficacia della sperimentazione e delle valutazioni positive dei partecipanti, che rappresentano i principali attori nella gestione delle fideiussioni in Italia, di rendere la piattaforma pienamente operativa e disponibile sul mercato nel secondo semestre del 2021.

 

Secondo i dati forniti dai partecipanti, l’utilizzo della blockchain e della tecnologia DLT può portare ad una riduzione delle frodi di circa il 30% e dei costi operativi dal 10% a oltre il 50%, a seconda del numero di operazioni transate.

A regime, la piattaforma potrà offrire a garanti e beneficiari ulteriori vantaggi come la riduzione dei costi legata alla dematerializzazione dei documenti, l’incremento della trasparenza e della certezza informativa lungo tutto il processo di gestione della fideiussione grazie a una migliore condivisione delle informazioni ma soprattutto, come spiega il professor Federico Rajola, direttore del CeTIF, una importante riduzione dei tempi di emissione della garanzia, che son scesi da processi lunghi fino a tre mesi a poche settimane ed infine, una maggiore efficienza nella gestione dello svincolo della fideiussione, con la conseguente disponibilità in tempi ridotti di linee di credito da destinare alla partecipazione a nuovi bandi di gara.

La nuova piattaforma si appoggia ad una infrastruttura sviluppata da Sia che permette di prestarsi ad una pluralità di soluzioni applicative. Andrea Galeazzi, direttore Capital Markets Network Services Sia, spiega che sono riusciti a mantenere i benefici della Blockchain (a partire dalla sicurezza delle informazione e dall’efficienza dei processi) senza caricare sui partecipanti (aziende, operatori bancari e assicurativi, PA) la complessità tecnologica e operativa che resta in capo a Sia, in questo modo si rende la piattaforma delle fideiussioni digitali accessibile anche alle PMI ed in futuro si potrà aprire anche ai privati.

 

Tutte le Blockchain sono DLT, ma non tutte le DLT sono blockchain

Capita spesso che i termini Blockchain e Distributed ledger technology (DLT) vengano erroneamente utilizzati per indicare la stessa tecnologia. In realtà ci sono delle differenze.

La DLT è una tecnologia in grado di memorizzare, aggiornare e sincronizzare il file tra i diversi computer (nodi) in maniera distribuita, ovvero senza passare per un nodo “centrale” (decentralizzata). Il processo è semplice: un nodo propone una modifica di un determinato file e attraverso un meccanismo di votazione si deciderà se validare o meno la modifica. Il consenso è quell’algoritmo che, una volta risolto, permette automaticamente l’aggiornamento del database distribuito su tutti i nodi, i quali ne riceveranno una copia.

La Blockchain è un registro digitale che consente la registrazione decentralizzata di informazioni digitali su blocchi di nodi distribuiti (computer), collegati tra loro e protetti mediante la crittografia (di qui il nome blockchain, “catena di blocchi”) ed è solo possibile aggiungere dati al database distribuito. I dati, dopo essere stati registrati sono immutabili, ovvero non più modificabili o eliminabili. E nella catena, i blocchi sono chiusi da una sorta firma crittografica chiamata hash, che è uguale all’hash del blocco successivo.

Ha un funzionamento molto simile ma a differenza di una DLT, la Blockchain consente solo di aggiungere nuovi dati. Una volta convalidati, non possono essere cancellati o alterati. Questo è un aspetto che lo distingue poiché non è possibile rimuovere i dati esistenti in quanto ogni modifica che viene effettuata rimane nella cronologia.

Un’altra differenza importante è che nella Blockchain non esiste gerarchia tra i nodi, ogni nodo ha la stessa importanza e, di conseguenza, può aggiungere nuovi dati. Proprio per questo si dice che la Blockchain si basa su una tecnologia Peer-to-Peer (P2P).

Il registro non è gestito da alcuna autorità centrale. Gli aggiornamenti del registro o libro mastro sono costruiti e registrati in modo indipendente da ogni nodo. I nodi votano poi su questi aggiornamenti per garantire che la maggioranza sia d’accordo con la conclusione raggiunta.

In definitiva: sia Blockchain che DLT sono registri distribuiti decentralizzati che operano applicando il consenso tra i nodi in modo trasparente e non hackerabile. Ma Blockchain è quel DLT speciale che utilizza la catena di blocchi per organizzare e registrare i dati i quali possono essere solo aggiunti.

 

Deborah Ullasci

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