Banca

MPS. In 6 domande le risposte ai perché della crisi.

Banca

Ricevo spessissimo vostre mail con cui mi chiedete approfondimenti rispetto a temi già  trattati. Quella che mi manda Mario da Torre del Greco però può trasformarsi in un modo vero e nuovo d’interagire con voi. Domande e risposte. Oggi sei domande e sei risposte.

 

  1. Quali sono i numeri del Monte dei Paschi di Siena? Cosa rappresenta nel panorama del Mondo Bancario Italiano?

E’ quasi superfluo ricordare che MPS fondata nel 1472 sotto forma di Monte di Pietà, per correre in aiuto alle classi disagiate della popolazione della città di Siena, è la più antica banca in attività ed è ritenuta anche la più longeva al Mondo.

Tornando ai numeri della Banca va detto che sono talmente importanti che MPS è considerata una di quelle aziende “Troppo Grandi Per Fallire”. Vediamoli nel dettaglio

4,5 milioni di clienti,

21.000 dipendenti 

1500 filiali e 200 Uffici Specializzati

150 miliardi di euro di patrimonio totale

Sotto l’egida di MPS c’è anche Banca Widiba (Wise-Dialog-Bank)  che utilizza una rete di 600 consulenti finanziari in tutta Italia.

 

2. Senza entrare nel merito dei quanto accaduto, del perché delle difficoltà di MPS, quanti soldi sono stati versati per tenere in vita Monte dei Paschi di Siena?

 I primi guai, quelli veri, per MPS cominciano nel 2008. Ricordiamo che siamo nell’anno della grande crisi finanziaria. MPS ha bisogno di denaro, denaro che chiede agli italiani attraverso un aumento di capitale.

L’operazione funziona e la banca a casa una sovvenzione importante pari a 5 miliardi di euro.

Da quel momento la sequenza degli aiuti è la seguente:

2 Aumento di capitale del 2011: 2,152 miliardi di euro

3) Aumento di capitale del 2014: 5 miliardi di euro

Aumento di capitale del 2015: 2,993 miliardi di euro ( In questo caso i soldi vengono versati da tutte le altre banche attraverso il Fondo Interbancario).

Si arriva così al 2017 quando la Banca, ancora in forte difficoltà, torna sul mercato a chiedere ancora soldi agli italiani attraverso un altro aumento di capitale. Ma con l’Istituto così mal messo, il rischio vero era legato la richiesta non trova risposte dai risparmiatori.  Così, per evitare il fallimento, è costretto ad intervenire il Ministero dell’Economia. L’esborso per il salvataggio è di altri 8,327 miliardi di euro di cui 5,4 miliardi sottoscritti dallo Stato, la differenza invece, recuperata attraverso la liquidazione di obbligazioni subordinate, in parte ristorate.mDetto questo e considerati tutti i  pinti da Bi

Totale: 23,472 miliardi di euro

 

 

3. Quanto è costato alle famiglie italiane tenere in piedi il MONTE?

Bhe fare i conti non è difficile. 

Se togliamo i 3 miliardi versati dalle banche (quindi non direttamente da cittadini) nel 2015, resta un capitale versato nelle casse del Monte di 20,472 miliardi

Se dividiamo questa somma per 25 milioni e 700 mila che sono le famiglie secondo l’Istat presenti in Italia avremo che ogni famiglia ha sborsato quasi 800 euro per le ricapitalizzazioni del Monte. 

Questi aiuti di fatto (anche quelle delle altre banche) si sono in pratica volatilizzati. Il Mercato ha continuamente punito le azioni di MPS il cui valore complessivo di Borsa oggi è di poco oltre il Miliardo di euro.

Pensate che anche il MEF ha in pancia le azioni acquisite nel 2017 per 5,4 miliardi. Ebbene oggi quelle stesse azioni hanno perduto 4,57 miliardi del loro valore, in pratica al MEF è rimasto un valore di circa 800 milioni rispetto ai 5,4 miliardi versati.

 

4. E adesso ci sarebbe necessità di altri aiuti?

Sì. MPS è stata la peggior banca europea nel corso degli ultimi Stress Test fatti dall’ EBA (L’autorità Bancaria Europea). Pensate il suo indice di solidità è sceso in condizione di stress quasi a zero, allo 0,1% per la precisione (calcolate che una banca in salute dovrebbe andare dal 9% in su). Per cui proprio in concomitanza del momento in cui lo Stato Italiano, secondo gli accordi presi (previsto per fine anno) cedere la propria posizione su MPS ecco che arriva la necessità di un nuovo aumento di capitale, previsto intorno ai 3 miliardi circa.

Naturalmente anche questa operazione sarebbe rientrata nel pacchetto di trattative con Unicredit, trattative che per ora, salvo ritorni di fiamma, sembrerebbero essersi arenate, ancvhe se non definitivamente.

 

5. Come vedi la querelle su filiali e dipendenti nella trattativa con Unicredit?

Sterile. Ci si sta confrontando su qualcosa che di fatto non ci sarà più (le filiali) che stanno letteralmente sparendo grazie o per colpa della digitalizzazione.

Vorrei far riflettere anche i banchieri e le istituzioni italiane sul fatto che oggi abbiamo anche uno scenario completamente nUovo da considerare.

Il caso BBVA (mentre qui si litiga su cose vecchie, arriva il nuovo, dall’estero).

 

6. Hai qualche dato in più sul perché delle scelte di Unicredit di rompere la trattativa:

Ci sarebbe tanto da dire, ma uno dei parametri nuovi che hanno fatto raffreddare gli interessi di Orcel è legato alle sofferenze ( crediti che rischiano di non rientrare).

Secondo il bilancio al 30 giugno sarebbero 4,2 miliardi, mentre sembra che ad Unicredit ne risultino ben 17,8 miliardi . Questa cifra, se l’indiscrezione che ho ricevuto fosse confermata, lascerebbere nell’immaginario dei presidenti odierni

 

 

 

 

 

 

 

Iscrivi al canale whatsapp di nicolaporro.it

LA RIPARTENZA SI AVVICINA!

www.nicolaporro.it vorrebbe inviarti notifiche push per tenerti aggiornato sugli ultimi articoli