Banca

Scoperto di conto corrente bancario: trappola e/o opportunità?

E’ prassi da tempo consolidata nell’ambito del sistema bancario, che all’apertura di un nuovo rapporto creditizio, sia sempre contemplata la facilitazione creditizia dello scoperto di conto corrente.
 
Il ‘fido bancario‘ per antonomasia infatti, è rappresentato dall’utilizzo di fondi messi a disposizione dalla Banca per sopperire ad esigenze di finanza aziendale non prevedibili nell’ordinaria gestione, entità di Accordato poi commisurata generalmente al giro d’affari della richiedente.
 
Esempi di carenza di liquidità può essere un ritardo nella produzione con inevitabile ripercussione nella fatturazione e quindi mancato smobilizzo dei crediti sorgenti, crediti che alla scadenza non vengono onorati e provocano mancate entrate, acquisti di materie prime a prezzi agevolati, ecc.
 
Appare evidente che fronteggiare simili ‘momentanee’ crisi di liquidità intaccando il fido bancario di c.c. non è per nulla censurabile ma anzi è ampiamente contemplato dalla dottrina creditizia e quindi rappresenta un’opportunità favorevole per gli operatori economici. Lo scoperto di conto corrente è denominato infatti ‘ fido per elasticità di cassa‘ come a sottolineare ancora una volta la caratteristica peculiare del suo utilizzo.
 
Volutamente tralascerei la componente economica onerosa, rispetto altre facilitazioni, in quanto l’aspetto preminente oggetto della riflessione è porre l’attenzione proprio sulla breve, momentanea, temporanea crisi da cui è scaturita l’esigenza creditizia. E’ dovere precipuo del Responsabile della Finanza, una volta superata l’emergenza finanziaria, provvedere a ripristinare correttamente le fonti di approvvigionamento per riequilibrare il sistema finanziario aziendale.  Purtroppo sovente, per infinità di motivi, non si verifica una pronta analisi e non si dispone diversamente.
 

Da opportunità si trasforma quindi inevitabilmente in una trappola con una serie di conseguenze negative.

 
Innanzitutto, come accennato in precedenza, l’onerosità della forma tecnica rispetto altre facilitazioni creditizie. In secondo luogo si assottiglia il margine finanziario ‘ di sicurezza’ che l’azienda dispone, compromettendo future immediate esigenze. Ma l’aspetto più inquietante è rendere rigido, e non elastico,il rapporto del fido di conto corrente, in quanto formandosi, il cosiddetto ‘ zoccolo duro, la rotazione inevitabilmente viene inficiata e compromette nel suo insieme la valutazione (Rating) che la banca attribuisce al cliente.
 

 

Perchè ritengo una trappola simile situazione? 

Semplicemente il mancato approfondimento delle cause che hanno originato l’improvvisa carenza di liquidità, non comporta l’intervento della direzione per incidere sul processo positivo. Infatti il principio alla base della finanza aziendale è che le diverse esigenze abbiano le relative fonti. E’ per tale motivo che esistono un’infinità di forme tecniche creditizie che hanno lo scopo di fronteggiare opportune e limitate esigenze.
 
E qui sta il problema: si tratta davvero di un evento eccezionale o viceversa è il segnale che i presupposti del processo produttivo nel frattempo sono cambiati e quindi, in prosieguo può minare la solidità aziendale? In definitiva, in maniera esplicita, l’utilizzo costante di una parte del conto corrente può nascondere una perdita d’esercizio o tante piccole perdite economiche nell’iter del processo aziendale? 
 
La duplice complicità, da una parte il sistema creditizio che, praticando tassi d’interessi più remunerativi, tollera e dall’altra le aziende che, non intervenendo con ulteriore immissione di capitale di rischio per estinguere gli utilizzi procastinano sine die la soluzione dei problemi, compromette la solvibilità del sistema.
 
Auspicabile una maggiore attenzione per questo fenomeno da parte sia degli Organi di controllo che degli stessi Enti Creditizi, che rappresenta inequivocabilmente un sintomo da non trascurare e che sfoci, dopo un lasso di tempo ragionevole, in una linea di credito ad ammortamento pluriennale.
 
Il pronto intervento impedirebbe il protrarsi di gestioni non economiche e crisi finanziarie successive impossibili da gestire. Che poi oltre a fonti interne al sistema, provvedano magari fonti esterne rappresentante da Fondi d’investimento creati  ‘ad hoc’, questo potrebbe rappresentare il futuro.
 
 
Luigi Sabbadin 
 
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