climate change

Unilever ci ripensa e molla i talebani dell’ambiente

Ridimensionati i piani ESG per plastica, rifiuti e lavoro. Il vertice: “La priorità è rafforzare il business”

uniliver green © Feverpitched tramite Canva.com

Bene gli obiettivi della lotta climatica e della governance, ma prima di tutto occorre pensare alla solidità del business e dei conti. Si potrebbe riassumere così la decisione di Unilever di risvegliarsi dall’ossessione collettiva per il paradigma ESG. In fondo, come sa anche qualsiasi studente del primo anno di Economia, il profitto è la materia prima per far crescere una impresa sostenendone gli investimenti e per remunerare gli azionisti con i dividendi.

La multinazionale, che fattura 60 miliardi vendendo i suoi prodotti in 190 Paesi nel mondo, ha infatti deciso di ridurre una serie di impegni ambientali e sociali. Un macigno dal punto di vista politico per i talebani del green, peraltro scagliato proprio a ridosso della Giornata mondiale della Terra in calendario lunedì prossimo.

A raccontare la retromarcia di Unilever è stata l’agenzia Bloomberg dopo che il suo amministratore delegato Hein Schumacher, al comando da circa un anno, aveva già fatto capire di voler rottamare la politica del suo predecessore Alan Jope, tutta orientata a inserire uno scopo sociale nei prodotti: dalla maionese Hellmann’s, protagonista di una degli ultimi Superbowl negli Stati Uniti, alla candeggina Domestos sbandierando alcuni progetti ambientali in India.

Così, come titola il Financial Times, Unilever ha pensato di “riavvolgere” il suo piano per la plastica, riducendo i target di riutilizzo per l’enorme quantità di imballaggi di cui ha bisogno per impacchettare i suoi prodotti: secondo le stime il gruppo cosumerà 100mila tonnellate di plastica vergine in più ogni anno.

Insomma, Schumacher va al sodo del bilancio. Roba da togliere il sonno sia ai gretini sia agli universitari che vorrebbero rifiutare i finanziamenti per la ricerca erogati dai big dell’energia.

Secondo quanto scrive Bloomberg, Unilever ha infatti rottamato alcuni piani di investimento ESG così come l’impegno a dimezzare i suoi rifiuti alimentari entro il 2025, a rendere biodegradabili tutti i suoi ingredienti entro il 2030. Cancellata anche l’idea di avere alle proprie dipendenze almeno 5 addetti con disabilità ogni cento.

Per approfondire leggi anche: Autogol dei gretini, l’ecodelirio ci ha fatto bruciare più carbone. Qui invece come la paladina del clima Norvegia finanzia l’auto con la spina grazie ai proventi del greggio.

Schumacher si è giustificato affermando che nella storia l’attenzione al clima sia “ciclica” e legata al mutevole contesto internazionale. Il programma di sostenibilità di Unilever, ha proseguito, resta molto ampio ma occorre migliorare i conti. Da qui la recente decisione di tagliare 7.500 posti di lavoro. E probabilmente è solo l’inizia della nuova gestione improntata alla concretezza.

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