Criptovalute

Bitcoin: attenzione a non farsi ingannare dalle apparenze

Ciò che splende, ciò che luccica, non è detto sia prezioso

Non è tutto oro quel che luccica”

Tutti abbiamo ascoltato questo proverbio almeno una volta, ce lo dicevano i nostri genitori per metterci sull’avviso e non credere a tutto ciò che ci veniva raccontato. Oggi questo vecchio detto è più che mai adatto per descrivere quello che sta succedendo dall’inizio  di quest’anno: diversi  personaggi di successo, in particolare il noto imprenditore Elon Musk, attraverso i social hanno alimentato – più o meno intenzionalmente – voci incontrollate e incontrollabili su azioni, valute, commodities (l’argento in particolare) e criptovalute, provocandone violenti e repentini movimenti nei prezzi.

 

La nasciata del Bitcoin

Un esempio su tutti il bitcoin su cui sono state diffuse prima notizie relative a possibili, siderali, aumenti delle quotazioni: innanzitutto ricordiamo che il bitcoin è una una criptovaluta, cioè “uno strumento digitale impiegato per effettuare acquisti e vendite basato sulla crittografia al fine di rendere sicure la transazioni, verificarle e controllare la creazione di nuova valuta (moneta virtuale)” (fonte Treccani.it).

Il Bitcoin nasce come tecnologia nel 2009 per iniziativa di un anonimo inventore noto con lo pseudonimo di Satoshi NakamotoTralasciando tutti gli aspetti tecnici, peraltro molto interessanti, quali la tecnologia blockchain che costituisce la base della creazione delle criptovalute, la differenza principale delle monete virtuali rispetto alle valute tradizionali sta nel fatto che dietro queste monete non c’è un Ente regolatore (tipo la Banca centrale di uno Stato) e il valore è determinato unicamente dal rapporto tra domanda e offerta.

Non voglio giudicare quale sia il valore corretto del bitcoin (esercizio quasi impossibile) ma certamente la corsa all’accaparramento di questa moneta – che ricordiamo è una quantità finita (ne è prevista la creazione o estrazione di 21 milioni) negli ultimi mesi ha preso la forma della classica bolla speculativa.

Senza tornare agli esordi, il bitcoin balzò all’onore delle cronache alla fine del 2017 quando toccò per la prima volta i 20.000 dollari; moltissimi ovviamente iniziarono a interessarsi a quello sconosciuto strumento che prometteva facili arricchimenti.

 

La volatilità del Bitcoin

Appena dopo aver toccato i massimi però la quotazione iniziò una lenta e costante discesa fino a dicembre 2018 quando toccò i minimi a quota 3.180. Ovviamente – tranne pochi adepti – nessuno ne parlava più.

Il bitcoin vivacchia senza sussulti particolari fino a marzo 2020 quando da una quotazione intorno ai 4.800 dollari inizia una dapprima lenta, poi inarrestabile, salita: 10.000 a fine luglio (+100%), 15.000 a novembre (+50% su luglio), 28.000 a fine anno (quasi + 100% su Novembre); da lì è un crescendo: quota 40.000 i primi giorni del nuovo anno, un breve ma intenso storno a fine gennaio (intorno a 30.000) e poi la salita a razzo fino a oltre 57.000 il 21 febbraio e il ritracciamento fino a 46.725 pari a un meno 18%…

Le montagne russe a confronto sono una passeggiata.

A parte gli ultimi giorni sono di nuovo ripartite le manifestazioni di interesse, è naturale, per uno strumento che da Novembre ha quasi quadruplicato le quotazioni e che è stato sospinto nelle ultime settimane, come dicevo all’inizio, dai tweet e dai post di personaggi quali gli imprenditori Elon Musk (che ne avrebbe comprati per 1,5 miliardi tramite la sua Tesla) e Mark Cuban, da rappers e rock star (come l’ex dei Kiss Gene Simmons).

E’ chiaro che il can can mediatico che si è creato ha autoalimentato una bolla che si è gonfiata a dismisura; la domanda che mi faccio è: perché continuare a comprarlo? Perché  il bitcoin diverrà moneta mondiale degli scambi elettronici? O perché c’è una festa dove si diventa ricchi facilmente e voglio partecipare?

 

Intanto però gli organi di controllo e le istituzioni hanno lasciato trapelare, nemmeno troppo velatamente, dei forti dubbi sulla moneta in questione..

Non so chi vincerà questa battaglia, se i fan della criptovaluta (e delle altre simili) o le istituzioni finanziarie e governative, so solo che se dovesse succedere come in occasione delle precedenti bolle speculative della storia (i tulipani del 1600 o la Compagnia dei Mari del Sud e quella del Mississippi) in tanti si leccheranno le ferite; comprendo però il fascino e l’attrazione esercitati da questi strumenti (ritorna il FOMO – Fear Of Missing Out – dello scorso numero).

Il bello (e lo strano allo stesso tempo) è che vorrebbero cimentarsi nell’acquisto di bitcoin anche persone che rifiutano l’investimento azionario perché pericoloso…

Per oggi è tutto, vado a estrarre qualche bitcoin J (miners vengono chiamati i “produttori” delle criptovalute, proprio come i cercatori d’oro del Klondike di fine Ottocento – v. Newsletter n. 117 per i lettori affezionati).

 

Massimiliano Maccari

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