Educazione finanziaria

Tutto un altro mondo: che fine ha fatto la globalizzazione?

Educazione finanziaria

Complici i populismi e le conseguenze causate dal Covid, oltre alle implicazioni del conflitto in Ucraina, vediamo emergere un ‘nuovo ordine globale’. A dirlo è il big del risparmio Schroders (che gestisce un patrimonio di oltre 830 miliardi su scala mondiale), in uno studio firmato dal suo senior economist David Rees, esperto dei mercati emergenti. Questo cambio di paradigma porterà a un nuovo ciclo di investimenti, attraverso la riorganizzazione delle catene globali del valore, l’accelerazione della transizione energetica e l’aumento della spesa per la difesa. Insomma la globalizzazione, almeno come l’abbiamo conosciuta finora, è ormai in discussione. Vediamo il processo in atto e quali trend epocali si aprono per gli investitori in questo nuovo scenario.

 

 

Grafico Schroders

Una spinta alla transizione green

Due i punti di osservazione privilegiati da cui è possibile cogliere appieno la metamorfosi dell’economia mondiale e i trend secolari che avranno un chiaro impatto sui portafogli di investimento. Il primo è costituito dalla corsa dalla transizione green, guidata dal fatto che Stati Uniti ed Europa desiderano emanciparsi dall’egemonia esercitata dalla Cina nelle tecnologie per l’energia pulita (come la produzione dei pannelli solari) e nelle “terre rare” (le materie prime fondamentali per costruire anche le batterie che alimenteranno le nostre nuove automobili pulite). Il secondo consiste invece nell’aumento delle spese militari da parte di molti Stati come riposta alla guerra scatenata da Mosca a un passo dai Paesi Nato europei. Tutto questo mentre le banche centrali, Fed e Bce in primis, continuano ad alzare i tassi di interesse nel tentativo di spegnere la fiammata inflativa in corso.  L’approccio “falco” degli Stati Uniti nei confronti della Cina, inaugurato dai dazi dell’era Trump, in materia di commercio e sicurezza “non mostra segni di ammorbidimento”, nota l’esperto di Schroders secondo cui le due superpotenze continueranno a “disaccoppiarsi” negli anni a venire, a cercare ciascuna di diventare egemone sul Pianeta.

Catene di forniture orientate alla sicurezza, più che all’efficienza 

David Rees, senior economist di Schroders ed esperto dei mercati emergenti
David Rees, senior economist di Schroders ed esperto dei mercati emergenti

Mentre Washington e Pechino si sfidano a braccio di ferro e si alzano nuove barriere protezionistiche, ci saranno Paesi emergenti che potranno avvantaggiarsi del mutato contesto, magari perché esportatori di materie prime preziose (giova ricordare che proviene dal Congo il 70% del cobalto su scala mondiale) o perché potranno candidarsi ad ospitare qualcuna delle produzioni che oggi fanno meritare alla Cina l’epiteto di “fabbrica del mondo”; potrebbe essere questo il caso del Bangladesh o del Vietnam. Da un punto di vista industriale, le imprese finiranno invece col potenziare le scorte nei propri magazzini nel tentativo di scongiurare carenze a breve termine sul fronte della produzione e a rivedere la loro localizzazione degli impianti. “Probabilmente assisteremo a un mix di reshoring, di aumento delle scorte e di friend-shoring, in quanto le imprese opteranno per una certa diversificazione delle catene di fornitura verso Paesi più sicuri, e un parziale ritiro dal commercio internazionale”, spiega Rees.

 

I trend secolari per navigare la tempesta perfetta

Insomma, il nuovo ordine mondiale vedrà vincitori e vinti, e in un contesto di maggiore complessità, sarà sempre più importante prestare attenzione ai trend inesorabili, già all’opera da diverso tempo, ma che assumeranno maggior vigore proprio grazie a questo ‘cambio di regime’. Il primo riguarda la transizione energetica: un processo che godrà di sempre maggiori investimenti sul fronte pubblico, tramite pacchetti di supporto fiscale, e che necessiterà di migliaia di miliardi di investimenti in tutta la filiera dell’energia, con riflessi su tutti i settori produttivi. Il secondo invece ha a che fare con la tecnologia, che crescerà via via che le aziende avranno necessità di aumentare la produttività, complici lo scenario di tassi e inflazione strutturalmente più alti e trend strutturali come l’invecchiamento della popolazione, che porterà a una carenza di manodopera e di conseguenza a un aumento dei salari. In conclusione, le implicazioni di questo ‘cambio di regime’ saranno enormi e proprio per questo saper cogliere i trend che ne beneficeranno sarà fondamentale.

Grafico Schroders

 

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