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I tuoi investimenti sono il grande motore della sostenibilità

Salus per aquam”. Nell’acronimo SPA consegnatoci dalla cultura latina compaiono già due grandi valori della sfida in corso per garantire un futuro sostenibile all’umanità: 1) la tutela della salute, per i romani relativa all’individuo ma oggi impossibile da realizzare se non abbinata a un Pianeta altrettanto salubre e sostenibile; 2) il tesoro dell’acqua, quindi la lotta alla siccità, anche come contrasto alla povertà e alla malnutrizione. Perché abbiamo scomodato gli antichi? Lo abbiamo fatto perché l’obiettivo zero emissioni è raggiungibile solo con uno sforzo corale. Soprattutto oggi – nota uno studio curato da Invesco, big del risparmio di scala mondiale con 1.449 miliardi di dollari in gestione, insieme a The European House Ambrosetti – che i valori dell’ambiente, della sostenibilità e della governance devono passare attraverso le macerie lasciate da sei grandi crisi quasi concomitanti sullo scacchiere internazionale: quella geopolitica conseguente alla guerra russa in Ucraina, quella economica innescata dal caro energia, quella sanitaria messo a nudo dalla pandemia, quella dovuta alle risorse naturali ormai in esaurimento, quella legata alle crescenti diseguaglianze nella distribuzione della ricchezza e quella correlata all’avanzata dei regimi autoritari.

 

D’Acunti: “Sostenibilità come nuovo paradigma”

Il termine sostenibilità dovrebbe essere una “parola di spirito”,  una scelta di “orgoglio”, perché “racchiude una visione semplice quanto nobile, del principio di conservazione delle risorse” del nostro Pianeta: “Dall’ambiente al talento umano, dalla conservazione della biodiversità alla lotta contro le disuguaglianze”, sottolinea Giuliano D’Acunti, numero uno di Invesco in Italia notando come la sostenibilità sia ormai “soprattutto un cambiamento di paradigma”, un imperativo morale, una “ricerca di senso” che guida gli investitori più delle pur complesse metriche degli analisti nella ricerca degli asset su cui puntare . E proprio il mondo del risparmio è stato arruolato dalle istituzioni come “alleato ultimo” per portare a termine la transizione Esg. Una battaglia che non possiamo permetterci di perdere, pena vedere bloccarsi la crescita per mancanza di risorse.

 

Le crisi in atto

Le tensioni geopolitiche globali, si legge nello studio di Invesco, affondano in un mondo sempre più multipolare, dove la stessa Unione europea deve affrontare da un lato il conflitto scatenato dalla Russia vicino ai suoi confini orientali e dall’altro problemi interni. Una buon esempio, aggiungiamo noi, è il braccio di ferro in corso in Europa sull’accoglienza dei migranti ma si potrebbero qui enumerare anche i diversi atteggiamenti tra gli Stati membri sulla recente proposta di riforma del Patto di Stabilità. Il tutto in un contesto in cui l’economia globale è piegata verso la recessione da pressioni inflazionistiche che non si vedevano da decenni e dalla carenza delle materie prime e dei microchip, esemplare qui il caso dell’automotive. L’esito del combinato disposto di Covid e inflazione è stato di gonfiare fino alla vertigine i debiti dei singoli Stati proprio mentre le banche centrali stanno agendo sui tassi rendendo il rinnovo dei bond governativi più oneroso. Ma soprattutto va detto che l’attuale sistema economico opera ben oltre i limiti del pianeta, consumandone le risorse a un ritmo senza precedenti fino a rendere ormai prossimo il rischio di un loro esaurimento. Non solo, il Covid ha fatto da detonatore al tasso di disuguaglianza (l’1% più ricco della Umanità detiene ormai detiene più ricchezza del restante 99%) con una deflagrazione anche sull’ambiente: il 10% più ricco della popolazione emette sei volte di più rispetto al 50% più povero.  La pandemia, malgrado il grande sforzo della scienza per giungere rapidamente a un vaccino efficace, ha inoltre spinto i sistemi sanitari sull’orlo del collasso: gli esperti stimano che ciascun uomo abbia il 38% di probabilità di affrontare nella sua vita una pandemia. Senza contare che la democrazia è in rapido declino in tutto il mondo e, al giorno d’oggi, oltre 2 cittadini su 3 vivono sotto un regime autoritario.

 

 

Il finanziario guida il cambiamento

E’ in questo contesto così complesso che la finanza è chiamata da fare da motore al cambiamento, a diventare il timoniere della sostenibilità guidando i flussi di capitale e gli investimenti verso iniziative davvero green. Perché pubblico e privato sono ben consapevoli che raggiungere gli obiettivi climatici non è più un optional: il 91% del Pil mondiale dipenderà infatti da emissioni nette zero entro il 2060. Non per nulla si prevede che gli investimenti sostenibili sfonderanno quota 50 trilioni di dollari entro il 2025 (contro i 35,3 trilioni del 2020). Il sentiero è tuttavia scivoloso, anche perché manca un quadro regolamentare univoco per esempio sui rating non finanziari e quindi una chiara bussola per orientarsi. Da qui il rischio che insieme all’impegno per la sostenibilità di società e risparmiatori, si propaghi il virus del greenwashing, di un falso ambientalismo costruito ad arte da società e istituzioni. Quindi molto importante, quando si investe,  è la selezione per puntare su degli autentici protagonisti del cambiamento.  Oltre a garantire regole uguali per tutti, la strada verso il futuro necessita poi di sempre più ingenti investimenti tecnologici, vero fattore abilitante per una transizione sostenibile dopo che i costi di generazione delle energie rinnovabili sono scesi di oltre l’89% in 10 anni. Il risultato è una ricerca di futuro consapevole “che ci porta dritti al cuore di una sfida vitale per un’umanità il cui patrimonio più apprezzabile è costituito dalla cultura, dall’integrazione sociale, dalla biodiversità e dalla difesa e sfruttamento delle risorse naturali. Il futuro di questo patrimonio è nelle mani di tutti noi ed è il nostro debito verso le generazioni future”, conclude D’Acunti: “Il nostro impegno e la nostra speranza sono di lasciare loro in eredità un pianeta più sostenibile e più giusto. In realtà, non solo un pianeta migliore, ma l’unico possibile”.

 

 

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