Economia

Emergenza acqua: sarà razionamento come per il gas

Economia

Siamo in emergenza continua,ed una più grave dell’altra. Non bastava la guerra Russia – Ucraina con il gas diminuito e il costo raddoppiato; non va meglio sul settore carburanti: con la verde che sfonda i due euro al litro. Adesso ci si mette Caronte: l’anticiclone che sta mettendo in ginocchio l’Italia con temperature sopra i 40 gradi, sempre più assetata, con gli invasi acquiferi vicini al prosciugamento; rubinetti che cominciano ad essere a secco nelle ore più calde in molte città.

Ma non è tutta colpa del caldo: il bel paese è un colabrodo idrico; tubature vecchie, condotte in molte zone fatiscenti. Il servizio idrico integrato (SII), cioè l’intera filiera di attività che vanno dal prelievo alla distribuzione fino alla depurazione dell’acqua, è un settore in trasformazione caratterizzato da un ingente fabbisogno di investimenti, che le prospettive di sviluppo della finanza sostenibile e le opportunità del PNRR rendono oggi una criticità superabile.

L’analisi emerge dal brief degli analisti di CDP dal titolo “Servizio idrico integrato: il momento giusto per gli investimenti”, che descrive il funzionamento del settore soffermandosi sugli ostacoli agli investimenti e sulle opportunità da cogliere per il suo pieno sviluppo in chiave industriale. Un’analisi che arriva proprio mentre il governo è alle prese con l’emergenza siccità, con una riunione per analizzare la situazione nelle diverse regioni e valutare eventuali misure.

Lo stato delle infrastrutture in Italia, infatti, è particolarmente critico: le perdite degli impianti di distribuzione ammontano al 42% (in Francia al 20%, in Germania all’8%). Il 36% della rete idrica ha un’età compresa tra 31 e 50 anni, il 22% ha più di 50 anni.

Persistono, poi, i ritardi nell’adeguamento dei sistemi di fognatura e depurazione che hanno portato il nostro Paese a essere soggetto a onerose procedure di infrazione europee.Questa condizione è il risultato dei bassi livelli di investimento storici del settore che, nonostante una crescita degli ultimi anni, restano sottodimensionati rispetto ai fabbisogni: la spesa per investimenti nel settore idrico italiano è ben più bassa di quella registrata nella media dei Paesi europei (49 euro contro 90 euro per abitante nel biennio 2020-2021) e tocca livelli particolarmente contenuti per le gestioni in economia, cioè quelle direttamente in capo agli enti locali.

Tra il 2016 e il 2019, infatti il valore pro capite degli investimenti realizzati dalle gestioni in economia è stato pari a circa 8 euro l’anno, con importanti differenze territoriali. Due le principali criticità che pesano sugli investimenti nel settore: la polverizzazione dei gestori, con oltre 2.500 operatori, e un processo di riorganizzazione della governance ancora incompiuto.

Solo il 17% degli operatori è classificabile come ‘industriale’, il restante 83% è composto infatti da gestioni in economia. La crescita degli investimenti registrata negli ultimi anni, soprattutto da parte degli operatori industriali, testimonia tuttavia un settore dinamico e con importanti potenzialità.

 

L’Italia degli acquedotti è ridotta male.

Le nostre reti idriche sono piene di falle. Secondo i dati di Utilitalia, (federazione di 500 imprese dell’acqua, dell’energia e dell’ambiente) la percentuale media di perdita nelle nostre condotte idriche è del 39%. A Potenza, ad esempio, si perdono nel nulla sette litri di acqua su dieci; a Ferrara il 39% di quella immessa. (Fonte: Blue Book – studio sui dati del servizio idrico Utilitalia). Una follia se si pensa al dramma siccità che ha colpito l’Italia.

Così mentre molte Regioni chiedono lo stato di emergenza, il paradosso è che un po’ ovunque gli acquedotti mostrano il loro volto: quello del colabrodo. È un momento storico particolarmente favorevole, infatti, spiegano gli esperti, per realizzare gli investimenti necessari e superare definitivamente gli ostacoli che ancora ne limitano le potenzialità.

Due le principali opportunità: usare efficacemente i 3,5 miliardi messi a disposizione dal PNRR e intercettare l’espansione della finanza green, facendo leva sulla natura intrinsecamente sostenibile del settore, promuovendo una trasformazione dei modelli di business degli operatori.

Lorenzo Palma, 22 giugno 2022

Iscrivi al canale whatsapp di nicolaporro.it

LA RIPARTENZA SI AVVICINA!

www.nicolaporro.it vorrebbe inviarti notifiche push per tenerti aggiornato sugli ultimi articoli