Economia

I prodotti italiani alimentari, buoni e sostenibili non bastano più, è il momento di uscire dalla nicchia.

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L’emergenza di questi mesi ha messo in difficoltà tutti, anche i piccoli produttori d’eccellenza e gli “artigiani” del settore agroalimentare. La ricerca del buono e delle cose fatte e prodotte bene ci porta a lavorare ogni giorno con accanimento per trovare esempi interessanti. A questo punto ho cercato e ho trovato due interessanti esempi di come si lavora con passione: sono le aziende alicos www.alicos.it e il Molino Pellegrini www.molinopellegrini.it . Molto diversi tra loro una posizionata al nord e una al sud. Il Molino Pellegrini con oltre cento anni di storia e Alicos maggiormente proiettata al futuro con una buona internazionalizzazione.

Alicos è un’azienda siciliana di Salemi in provincia di Trapani costruita dalla famiglia di Gaetano Palermo, con tutti i componenti della famiglia che lavorano all’interno e nutrono una vera passione per l’eccellenza delle materie prime e per l’innovazione. Il molino Pellegrini gestito da Alberto è una realtà del nord che si trova a Riva del Garda in Trentino e anche lui gestisce con la famiglia la produzione e la storia di questo luogo che fa con passione “le stesse cose” dal 1903.

Questi due esempi cosi diversi e distanti tra loro geograficamente e per settore merceologico, hanno però molte cose in comune. Li accomuna l’amore per il proprio lavoro e rappresentano al meglio la terra che abitano e la capacita di produrre prodotti buoni, naturali e la sostenibilità dell’ambiente e di tutta la filiera. Abbiamo quindi fatto a questi protagonisti alcune domande, le stesse, per vedere come si riparte, come si resiste, come si innova e che visione del futuro si ha per l’Italia e per lo sviluppo di uno dei settori, l’agroalimentare, piu importanti d’Italia.

Dati Alicos….. Molino Pellegrini

Iniziamo da Gaetano Palermo di Alicos.

– Come si riparte dopo questa prova così difficile ? 

Credo si tratti di una prova impegnativa e sfidante. Più che ripartenza, ritengo debba essere un proseguire la strada verso una meta già chiara. Questo è un punto fondamentale. Per chi non aveva già una meta precisa e chiara, probabilmente non potrà esserci ripartenza. Questo significa che sarà possibile solo per chi aveva o eventualmente per chi sarà in grado di costruire, la direzione.

– Quali prodotti e quali settori possono fare la differenza per il futuro?

Fare la differenza, include tanti aspetti. Il tema è: qual è la differenza che fa la differenza? Occorre, appunto, differenziarsi. Occorre posizionarsi correttamente nella mente del consumatore ideale, conoscere bene la concorrenza. Occorre ancora saper individuare la propria nicchia di mercato, soprattutto creare la propria identità, precisa e inequivocabile. Questo è quanto Alicos sta facendo da qualche anno. Un lavoro meticoloso, costante, strutturato, che porterà ai risultati prefissati.

– Cosa cambierà dopo il virus?

Questo periodo sta amplificando quanto costruito o meno in precedenza. chi aveva già intrapreso percorsi di formazione, chi aveva già pensato a digitalizzare l’azienda, chi aveva lavorato sul proprio brand, allora il cambiamento sarà, paradossalmente, un’opportunità ulteriore.

– Conviene adesso avere imprese strutturate in modo familiare per avere successo?

Si. Questo è un momento dove i valori contano ancor più di prima. Il valore della famiglia, rimane tra i valori più importanti. La nostra azienda è stata pensata e strutturata come azienda familiare. Nasce dall’azienda agricola dei miei nonni, con l’uliveto dal quale ancora oggi produciamo il nostro olio evo, continua con la scelta accurata e selezionata delle materie prime solo ed esclusivamente siciliane e dalle ricette antiche e tradizionali della “nonna”, come la nostra caponata di melanzane o la salsa di pomodoro fresco.

– Può essere questa un’opportunità per provare a velocizzare un passaggio generazionale nelle aziende del settore? 

Si. Infatti, oltre a me e mia moglie Patrizia, sono già operativi in azienda anche i nostri figli Claudio e Luca. In questo periodo sarà vitale generare idee nuove e fresche al pari quindi di una innovazione continua, come solo i giovani, probabilmente, riescono a dare.

– Si svilupperà ancora l’attitudine a “comprare italiano”?

Si, ovviamente, dedicando attenzione alla comunicazione. il brand ITALIA sappiamo quanto è forte. Questo è il momento dell’italianità per quanto riguarda la vendita all’interno del nostro paese. Quindi dobbiamo prestare tanta attenzione a saper costruire contatti di valore, di qualità, di assistenza, di fidelizzazione. Poi, c’è l’estero. Saper sfruttare questo momento, significa riuscire a posizionarsi correttamente e andarsi a prendere fette di mercato importanti, con un corretto lavoro di analisi internazionale. Insomma, a mio parere, come diceva Einstein, “la crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi.

La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. É nella crisi che sorgono l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi, supera se stesso senza essere superato:”

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Proseguiamo con Alberto Pellegrini di Molino Pellegrini

– Come si riparte dopo questa prova così difficile?

Direi che prima di pensare a come si riparte, dobbiamo vedere se si riparte, nel senso che non so se tutti riusciranno a ripartire. Penso che questa “prova” debba ancora mostrarci tutte le conseguenze, il periodo peggiore, dal punto di vista della mia azienda, sono i prossimi 3 o 4 mesi. Si è lavorato e incassato molto poco; e quello che fa la differenza è prima di tutto la liquidità aziendale. Si potrebbero elaborare nuovi progetti aziendali di sviluppo, ma la realtà e che ho una piccola azienda che si regge sopratutto sulla mia persona e sulle mie capacità, con i mutui da pagare, due dipendenti che contano su di me. Quando mi chiedono come si riparte rispondo con pazienza, “un passo alla volta e navigando a vista”. Certo si può pensare a nuove strategie di marketing volte a consolidare il marchio, a far conoscere meglio cosa fai e come lo fai, testare nuovi prodotti, ma sono e rimango comunque un mugnaio. Faccio farina al meglio delle mie possibilità, diciamo che non posso mettermi a produrre mascherine. Ho la fortuna di poter puntare tutto su un’immagine di artigianalità e storicità, che in un mercato turistico può fare la differenza.

 

– Quali prodotti e quali settori possono fare la differenza per il futuro?

Sicuramente il settore alimentare sarà trainante anche nel futuro e forse ancora più di prima. Emergeranno altri settori nuovi tutti legati in qualche modo alla persona. Spero che prodotti che incarnano alcuni valori che tutti noi negli ultimi mesi abbiamo riscoperto, possano fare la differenza. Valori come la famiglia, le tradizioni, l’incontrarsi a tavola, il pranzare con “lentezza”, il cucinare assieme, visto anche come valore educativo per i figli. Recuperare il gusto dell’acquisto del prodotto tipico magari preso nella bottega del paese. “Ma sapete quante persone in queste settimane hanno scoperto la bottega del mio molino, dove oltre la mia farina per polenta vendo anche farine bianche professionali per la panificazione dispensando anche consigli su come usarle? Consigli che di certo al supermercato nessuno ti dà.

Discorso diverso va fatto per i servizi a domicilio o l’acquisto online. Sicuramente si svilupperanno ma le valutazioni vanno fatte sulla sostenibilità economica per i prodotti a basso valore di ricarico come le farine e i costi per l’e-commerce con la sua gestione e l’aggiornamento oltre che il costo del personale dedicato.

 

– Cosa cambierà dopo il virus?

Molti sostengono che cambierà moltissimo, soprattutto nelle nostre abitudini. Io ci credo poco, col tempo ci dimenticheremo e torneremo alla vita di prima. Spero pero che qualcosa ci resti, magari il dare più importanza a valori come la persona, la famiglia, l’ambiente. Una cosa che mi ha fatto piacere in questo periodo di emergenza è stato il maggior rispetto che le persone hanno dimostrato verso gli altri e la maggiore comprensione del lavoro e dei suoi tempi. Speriamo di non dimenticarlo.

 

– Conviene adesso avere imprese strutturate in modo familiare per avere successo?

Non penso sia un fattore discriminante per avere successo. Nel breve periodo può essere importante per la capacità di riorganizzarsi e per la flessibilità, ove le caratteristiche aziendali lo consentano, di adattarsi a nuove dinamiche.  In questo caso l’azienda familiare può essere più veloce e potrà tornare a livelli sostenibili prima di altri. Nel medio periodo però le aziende più strutturate posso accedere a risorse economiche e umane maggiori e affrontare meglio il cambiamento che certamente ci sarà in tutti i settori. Non penso che la struttura familiare sia sempre sinonimo di successo.

 

– Può essere questa un’opportunità per provare a velocizzare un passaggio generazionale nelle aziende del settore? 

Sarebbe auspicabile un affiancamento generazionale. C’è l’esigenza di coniugare la ricerca di prodotti che racchiudano i valori di un tempo, che sono radicati nel nostro dna con esigenze nuove, sfruttando al massimo ciò che le nuove tecnologie ti offrono. La tradizione si sposa con l’innovazione, due generazioni in azienda, questa è la chiave del successo futuro.

 

– Si svilupperà ancora l’attitudine a “comprare italiano”?

Sicuramente il problema è quanto tempo ci vorrà per ritornare a buoni livelli nel settore del turismo. Coloro che viaggiano in Italia comprano prodotti alimentari del posto. In generale però il comprare italiano nel settore agroalimentare dà sicurezza e la sicurezza è tutto di questi tempi e penso anche che il marchio Italia la farà da padrone in tutto il mondo magari con una buona comunicazione istituzionale di tutto il made in Italy.

 

Queste le risposte di due imprenditori del settore agroalimentare molto diversi. Quello che è certo a questo punto è che i produttori e gli imprenditori devono avere la capacità di raccontarsi prima e cosa ancora più importante tutti insieme. Bisogna che il settore stia unito, che si creino sinergie, che lavorino allo stesso modo e bisogna raccontare in Italia e all’estero cosa fanno.  Questo servirà per avvicinare più persone ai nostri prodotti eccellenti.

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