“It’s a glowtime”, è un momento di gloria, ha scritto Apple a caratteri cubitali alle spalle dell’ammistratore delegato Tim Cook mentre, passeggiando sul palco di Cupertino, presentava i prodotti che presto saranno lanciato sul mercato.
Oltre agli attesi iPhone 16, dotati di Apple Intelligence, che portano il melafonino nell’era di Chat Gpt grazie al chip A18 e agli Apple Watch Series 10 con design rinnovato e chip S10, c’è un particolare che ha sorpreso il mercato: i nuovi airpods 4 con cui il gruppo della Mela fa il suo ingresso nel business dei dispositivi acustici.
Si tratta dei nuovi auricolari wireless di Apple, che utilizzando il chip H2 per implementare alcune funzioni software che potrebbero risultare di supporto agli ipoudenti. A partire dall’Hearing Aid, che nelle ambizioni di Cook avvicina gli AirPods a un apparecchio acustico da banco.
A tale scopo la Mela ha altresì implementato una propria diagnostica, chiamata Hearing Test, con cui l’utente può verificare se le sue orecchie stanno perdendo smalto. Prevista anche la possibilità di ridurre il rumore esterno e adattare l’audio alle condizioni ambientali.
Tali funzioni dovrebbero essere messe a disposizione in cento Paesi, Italia inclusa; una volta ottenuto il via libera alla vendita delle autorità sanitarie. Alla mossa di Apple la Borsa ha reagito vendendo i big del settore medicale, perché la crescente concorrenza promette di ridurre i margini di profitto in un comparto come il medtech che appare sempre più affollato.
In realtà il quadro è sfaccettato e tutto dipende da quale è il problema del singolo paziente. Un dato che, naturalmente, solo il medico specialista potrà correttamente diagnosticare. Vi sono poi alcune considerazioni da tenere presente.
Secondo le stime della Organizzazione Mondiale della Sanità, sul Pianeta vivono 1,5 miliardi di persone con difficoltà all’udito. A questo si aggiunga che molte altre sono esposte a condizioni ambientali che potrebbero pregiudicarlo in un prossimo futuro. Senza contare le conseguenze del progressivo invecchiamento della popolazione.
Quindi se da un lato le cuffie di Apple sono molto più economiche di un apparecchio medicale certificato, dall’altro resta da capire per quali pazienti potranno essere indicate ed efficaci. Probabilmente, come evidenziano gli analisti finanziari, si tratta di prodotti destinati a un pubblico diverso.
Con ogni probabilità, almeno allo stato attuale di sviluppo, chi ha un marcato problema di udito continuerà a rivolgersi al medico e ai gruppi specializzati, chi invece patisce un semplice deterioramento della sensibilità alle orecchie o è disturbato dai rumori ambientali potrebbe trarre un reale giovamento da una proposta come quella di Cupertino.
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Vedremo presto su quale punto della scala di gravità si collocheranno gli occhiali per sentire prodotti dalla Essilux di Francesco Milleri che sono ormai prossimi alla commercializzazione. L’altra incognita è quanto si assottiglierà in futuro, anche grazie alle potenzialità dell’intelligenza artificiale, la distanza tra gli apparecchi da banco e quelli specialistici.
In sintesi, la guerra dell’udito è appena iniziata. Il messaggio per i gruppi del Medtech è chiaro: investire rapidamente e con grande intensità in innovazione. O c’è il rischio concreto di cedere il passo a Essilux, Apple e agli altri big tech che diversificheranno sul settore. E possiamo scommettere che anche i big cinesi prenderanno presto posto nell’agone.