Finanza

Finanza e dintorni

Dove eravamo rimasti?

Per riprendere il discorso interrotto prima delle vacanze estive, mi piace ricordare la frase di un grande uomo, Enzo Tortora, al ritorno in tv nel 1987 con il suo programma Portobello dopo l’ignobile vicenda di cui fu protagonista. Eravamo nel pieno negli anni ‘80: negli Usa era Presidente Ronald Reagan e in Inghilterra il Primo Ministro era Margaret Thatcher, in Italia – tanto per cambiare – ci furono a giugno le elezioni politiche (c’erano ancora la DC, il PCI, il PSI, l’MSI, il PRI e il PLI; per la prima volta appariva un nuovo partito, la Lega Lombarda con lo 0,48% dei voti…). 

Sono passati 35 anni e sono cambiate tante cose, ma non tutte: tra qualche settimana infatti – il 25 settembre per la precisione – andremo nuovamente a votare avendo (scelleratamente per quanto mi riguarda) archiviato l’esperienza del Governo Draghi. L’incognita delle elezioni in Italia si somma alle tante incertezze di questo 2022 di cui abbiamo ampiamente parlato in precedenza: i nuovi lockdown in Cina a causa del Covid, la guerra in Ucraina (che non accenna a finire), il rallentamento economico, l’esplosione dell’inflazione (il vero elefante nella cristalleria) e il rialzo dei tassi. Anche nel 1987 ci fu un crollo del mercato azionario, il famoso Black Monday con un calo di Wall Street del 22% in un solo giorno, ma fu una parentesi negativa in un periodo comunque di crescita e fu presto riassorbito.

Non è quindi la prima volta che i mercati vanno in negativo, è accaduto ciclicamente e accadrà di nuovo; e non è nemmeno una novità il comportamento degli organi di informazione e degli investitori: i primi – dovendo vendere giornali o spazi pubblicitari – fanno titoli sensazionalistici che hanno lo scopo di colpire l’immaginario delle persone (v. la copertina di Business Week del 1979), i secondi – spesso proprio dopo aver letto o sentito queste notizie – adottano comportamenti estremi (“vendo tutto e metto i soldi in conto!”), di solito errati.

La verità, come spesso accade, sta nel mezzo: oggi siamo in un periodo complesso, con tante variabili in corso come abbiamo visto. Come riportato in piccolo nella foto, anche stavolta è l’inflazione il vero pericolo: la crescita dei prezzi di materie prime, bollette energetiche e generi alimentari rallenta i consumi (di cui tutte le economie hanno bisogno), le aziende guadagnano meno e talvolta chiudono (le meno forti), le famiglie (che sono sono consumatori e risparmiatori) hanno meno soldi a disposizione.

Oggi a Roma c’è brutto tempo, nuvoloni scuri si addensano e ha iniziato a piovere; si può dire, dopo mesi di siccità era ora. A parte questo, se dovessi valutare il tempo futuro basandomi solo su quello di oggi le previsioni non potrebbero che essere fosche e invece sappiamo bene, il brutto tempo (e il bello) non durano per sempre.

E anche nella stagione più brutta si possono trovare delle opportunità: si può andare a funghi, si può finalmente passeggiare col fresco, l’agricoltura finalmente respira e si ripristinano le riserve di acqua, si può andare a sciare. Allo stesso modo, anche in questi momenti negativi dei mercati, si possono trovare delle buone opportunità: posto che le azioni in questo momento offrono poco spazio al recupero (perlomeno questa è l’intonazione di breve periodo, diverso è se guardiamo al lungo termine) è sui mercati obbligazionari – bastonati anch’essi a causa del calo dei prezzi e del conseguente aumento dei rendimenti – che è possibile spuntare delle occasioni di acquisto a prezzi decisamente interessanti.

E qui forse si marca la grande differenza tra un investitore italiano e uno americano: seguendo costantemente i post di analisti e investitori e leggendo libri e giornali emerge che i risparmiatori americani non mettono mai in discussione l’idea che l’investimento offra opportunità, cioè non si mette in dubbio che investendo in azioni si sopportano le oscillazioni ma poi si guadagna, non ci si pone nemmeno il dubbio se le obbligazioni governative o quelle private siano un buon investimento.

Benjamin Graham nel suo libro “L’Investitore Intelligente” afferma “abbiamo suggerito, come regola generale, che l’investitore non detenga mai meno del 25% o più del 75% in azioni e che, di conseguenza, detenga tra il 75% e il 25% del portafoglio in obbligazioni. L’assunto di partenza è che la suddivisione standard debba essere 50-50…”; non è quindi mai in discussione che si debba investire, anche nei momenti più difficili.

In Italia invece si ragiona sempre in modalità millenaristica (quella de “la fine del mondo è vicina”), si passa dall’euforia alla depressione in poco tempo e non c’è spazio per le mezze misure: tutti volevano le azioni per guadagnare quando i mercati salivano, tutti le vogliono vendere oggi perché scendono; ci strappava dalle mani il Btp quando rendeva lo 0,5% e oggi che rende il 3,85% lo si guarda con sospetto.

Se parli di obbligazioni emesse da banche o aziende vieni guardato con sospetto (“chissà cosa si nasconde dietro l’offerta di obbligazioni…”). Probabilmente incide la nostra storia, caratterizzata dal “vivere alla giornata” che ci porta a ragionare sul breve termine e a non guardare mai al lungo periodo (v. sotto).

Conclusione

Due notizie hanno attirato la mia attenzione in questi giorni: la prima è la conferma dell’inflazione all’8,4%, l’altra è l’ultimo dato sulle nascite in Italia nel 2022: solo 385 mila nuovi nati, il dato più basso degli ultimi anni (tutti in calo).

Prima considerazione: pur comprendendo il mal di pancia che comporta vedere il proprio patrimonio oscillare, lasciare soldi in eccesso sul c/c con l’inflazione oltre l’8% è deleterio, l’inflazione distrugge il valore reale del denaro.

La seconda: bisogna ragionare nel lungo termine; nei prossimi dieci/venti anni mancheranno milioni di persone in Italia a causa della scarsa natalità: chi pagherà le pensioni future? Se non ci pensate voi – per voi stessi o per i vostri figli – pensate che lo farà qualcun altro? Credete forse alle promesse elettorali che circolano in queste settimane? O credete che gli altri Paesi europei pagheranno il nostro tenore di vita?

Investire non è utile, è necessario

La 4 regole di buon senso per investire (di Ben Carlson):

– Le azioni di solito salgono

– A volte le azioni scendono

– Il mondo non finisce mai e, se mai dovesse succedere, non importa quale sia l’aspetto del tuo portafoglio

– Devi investire in qualcosa (v. sopra)

Massimiliano Maccari, 4 settembre 2022

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