Economia e Logistica

Il Ponte sullo Stretto di Messina è sicuro, lo dicono ingegneri e geologi

Nuovo via libera del Comitato Scientifico. Realizzare o meno la grande opera è solo una scelta politica

Stretto di Messina © Pakorn_Khantiyaporn tramite Canva.com

Il Ponte sullo Stretto di Messina è non solo fattibile ma anche sicuro dal punto di vista ingegneristico e geologico. Insomma, realizzare o meno la grande opera che più divide il nostro Paese da un secolo a questa parte è a questo punto soltanto una scelta della politica.

A ribadire il fatto che possono aprire i cantieri è stato ancora una volta il Comitato Scientifico, nell’ambito delle sue periodiche riunioni. Si tratta dell’organo tecnico, previsto dalla legge 1158/1971, dove siedono nove super-esperti di nomina ministeriale.

Nove ingegneri e geologi che guardano alla sostanza, fatta di numeri, rilievi, asseverazioni, progetti. Nove cervelloni specializzati nelle discipline legate alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina: geologia, geotecnica, ingegneria civile e ambientale, ingegneria del vento, scienza delle costruzioni, ingegneria strutturale.

A sceglierli è stato il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti guidato da Matteo Salvini, d’intesa con la Regione Calabria e la Regione Siciliana. Il comitato scientifico ha confermato all’unanimità il parere favorevole, rilasciato a gennaio 2024, sulla fattibilità del ponte che dovrebbe collegare la Sicilia al resto d’Europa.

Il comitato scientifico ha ribadito che le 68 osservazioni emerse, di cui alcune di aspetto ambientale, non sono in contraddizione con il parere favorevole, ma riguardano aspetti da approfondire in sede di progettazione esecutiva e non inficiano la fattibilità tecnica dell’Opera.

Il ponte sullo stretto, hanno chiosato i nove esperti, è uno dei progetti più studiati al mondo con un patrimonio di dati formidabile. Tutto questo con buona pace degli ambientalisti del WWF e della Lipu, di una parte della sinistra, dei comitati del no che avanzano cause legali in nome dei dei presunti diritti violati di cicogne e tartarughe.

Gli stessi talebani del green  non si arrendono neppure davanti all’evidenza dei calcoli e dei pareri messi nero su bianco dal Comitato scientifico dove sfilano una serie di professori così lunga che potrebbe assegnare e seguire la tesi laurea alla metà degli studenti dei Politecnici che conta il nostro Paese.

Si va dalla Sapienza al Politecnico di Milano, dalla Università Federico II di Napoli a quelle di Palermo e Messina, dall’Università di Calabria a quella di Firenze e Pescara fino ad espatriare verso il Politecnico Federale (ETH) di Zurigo.

Ha riassunto bene la situazione Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild che a sua volta guida il consorzio Eurolink, a cui è stata affidata l’opera. La scelta di realizzare o meno il Ponte sullo stretto di Messina, ha scandito ieri Salini,  “è politica e non tecnica”. Webuild e le sue filiere, ha proseguito, dispone di tutte le competenze tecniche e tecnologiche per realizzarlo bene e senza rischi.

Giova ricordare che Webuild è il maggior general contractor italiano, lo stesso che realizza grandi opere di questo tipo (maxi-dighe comprese in tutto il mondo), lo stesso che ha ricostruito a tempo di record il Ponte di Genova progettato da Renzo Piano dopo la tragedia del Morandi.

Giova ricordare che il Dna dell’ostracismo verso il ponte di Messina non è così diverso da quello che si ostina a bocciare il nucleare e a lanciare allarmi sulla sua sicurezza mentre le imprese del made in Italy sono schiacciate dai costi dell’energia e perdono in competitività internazionale.

leggi anche: Arriva la legge per ritornare al nucleare, ecco i quattro punti chiave.

E’ ora di scegliere una volta per tutto. Se non altro come segno di rispetto per l’abbondante denaro dei contribuenti speso negli ultimi decenni per studiare un Ponte che è in bilico tra diventare una infrastruttura di respiro europeo oppure collassare in uno storico flop.

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