Politica

La corsa al voto

Elezioni, dieci richieste al centrodestra

I sondaggi danno la destra avanti alle elezioni. Un vantaggio da non sprecare

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Manca poco più di un mese alle elezioni del 25 settembre. I sondaggi sono buoni, per il centrodestra: vola Fratelli d’Italia, recupera la Lega, Berlusconi mantiene uno zoccolo duro di elettori azzurri che neppure stavolta lo tradirà. Per mantenere i 18 punti di vantaggio sul centrosinistra, e soprattutto per governare decentemente, Meloni, Salvini e Berlusconi però devono evitare di commettere vecchi e nuovi errori.

1. Mantenere un profilo basso. La campagna elettorale sarà infuocata, soprattutto dopo ferragosto. Per ora la sinistra ha sparato le polveri bagnate del rischio ritorno del fascismo: andrà avanti ancora, ma può rivelarsi un autogol. L’importante è non ripetere lo schema delle elezioni regionali in Emilia Romagna, dove l’eccessivo protagonismo di Salvini spinse una buona fetta di elettori a mobilitarsi contro l’uomo nero. L’Italia non è la rossa Emilia, ma è comunque un errore da evitare.

2. Non litigare a distanza. Che Salvini, Meloni e Berlusconi si apprezzino ma non si amino non è un mistero. Ognuno vuole superare l’altro e ci mancherebbe. L’importante è non permettere che ciò che divide i tre partiti (più i centristi) sovrasti ciò che li unisce. L’accordo quadro di programma cerchiamo di non cestinarlo subito dopo il voto.

3. Evitare l’effetto Quirinale. Anche nella partita per rieleggere il Presidente della Repubblica, il centrodestra partiva avvantaggiato e con le carte in regola per decidere l’inquilino del Quirinale. Quando verrà il momento di formare il governo, è il caso di mettersi d’accordo sui nomi dei ministri evitando di bruciarne a gogo. Come successo per il Colle.

4. Vincere per governare. Le elezioni vanno vinte per governare, non per gioco. Il difficile arriverà dopo il 25 settembre: la lista dei ministri da preparare, il vaglio del Quirinale da superare, i sottosegretari e via dicendo. Importante non sbagliare. Se la vittoria sarà schiacciante, faccia come la sinistra nella scorsa legislatura: presidente della Camera e del Senato vadano alla maggioranza, senza concessioni.

5. Occhio alle sirene di centro. Calenda e Renzi lo hanno già detto e scaldano i motori. Se la destra non dovesse vincere, punteranno a rifare il governo Draghi. Quindi riporteranno il Pd per l’ennesima volta al governo senza vincere le elezioni. I centristi e Forza Italia non si facciano irretire da quelle sirene alla prima difficoltà: se il centrodestra avrà i numeri per farlo, governi cinque anni discutendo ma senza strappare. Sarebbe l’ennesimo regalo alla sinistra.

6. Riconquistare la cultura. Hanno ragione Sgarbi e Giubilei: la cultura non può essere appannaggio della sinistra, così come la scuola. Per prima cosa, scegliere un valido (e sgamato) ministro della Cultura. È ora che il regno di Franceschini finisca.

7. Applicare il programma. L’accordo quadro firmato dai tre leader è un po’ vago, ma valido. Facciamo che non resti solo sulla carta. Immigrazione, tasse, semplificazione, affronto della pandemia senza norme liberticide: mai mancare alle promesse fatte.

8. Tasse, tasse, tasse (e giustizia). Che sia la Flat Tax al 15%, che sia al 23%, che sia qualcosa di diverso: fate voi, ma mettete mano a un’imposizione fiscale eccessivamente alta. Poi rivoluzione sulla giustizia.

9. Reddito di cittadinanza. Sarà impopolare, forse: ma va riformato. Vietato cincischiare.

10. Riforme. Il presidenzialismo, così come le riforme ad esso collegato, sono un buon cavallo di battaglia da portare avanti per tutta la prossima legislatura. Alla fine, però, va approvato. Ne parliamo da decenni: evitiamo di ritrovarcelo come “programma” anche alle prossime elezioni. Grazie.

Giuseppe De Lorenzo, 15 agosto 2022

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