La guerra in Ucraina ha messo a nudo quanto il nostro Paese sia vulnerabile sul fronte energetico, a causa delle sua forte dipendenza dalle importazioni e dai combustibili fossili. Il risultato più evidente sono i prezzi del gas fuori controllo e una inflazione che erode la competitività del made in Italy, gli stipendi degli italiani e quindi la ripresa del Pil. Ecco perché non solo non si può abbassare la guardia su eolico e solare ma bisogna aumentare gli investimenti sulle rinnovabili. A dimostrarlo è lo studio “Net Zero E-conomy 2050”, realizzato da Fondazione Enel e The European House – Ambrosetti in collaborazione con Enel. Il verdetto degli esperti che hanno condotto l’analisi non lascia dubbi: accelerare le politiche che favoriscono la transizione energetica e il raggiungimento di un’economia a emissioni zero entro il 2050, come previsto in sede europea, produrrà maggiori opportunità di creazione di valore e di occupazione rispetto a scelte più timide (il cosiddetto scenario “Low Ambition”). E, fatto non da poco in un mondo dove il conflitto russo mette a rischio la globalizzazione, il continente europeo vedrà rafforzarsi la propria la sicurezza energetica.
A due anni di distanza dallo scoppio della pandemia Covid, “la guerra in Ucraina ha reso più che mai urgenti le preoccupazioni sulla sostenibilità dell’attuale sistema energetico”, sottolinea l’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace. “Seppure la necessità di affrontare il cambiamento climatico sia da sola una ragione più che sufficiente per perseguire una transizione energetica, la vulnerabilità delle nostre economie, dipendenti dal gas e dal petrolio, ha reso tale urgenza più che mai impellente”, prosegue Storace. Lo studio, conclude il top manager – dimostra “l’eccessiva dipendenza dal gas di alcune economie dei paesi Ue”, in primis l’Italia e “i vantaggi molto chiari che un‘accelerata riduzione dell’uso delle fonti energetiche fossili può portare proprio a chi oggi ne fa un uso eccessivo”.
La svolta della decarbonizzazione
Due i punti di partenza su cui riflettere: 1) lo scorso anno le emissioni globali di CO2 hanno raggiunto il record di 36,3 miliardi di tonnellate; 2) l’Europa dipende per il 57% dalle importazioni di energia e l’Italia occupa un poco lusinghiero secondo posto in questa classifica di fragilità. E’ necessario “un rapido cambiamento di rotta”, ribadisce Valerio De Molli, Managing Partner e Ceo di The European House – Ambrosetti. Anche perché l’energia green a conti fatti costa di meno: lo studio nelle sue simulazioni “a emissioni zero” prevede infatti 3.351 miliardi di investimenti in Italia tra il 2021 e il 2050; una cifra importante ma inferiore a quanto costerebbe una transizione più lenta (appunto low ambition). Non solo lo scenario “Net Zero”, oltre a convenire sul fronte costi, assicurerebbe all’Italia importanti benefici in termini sociali, economici e ambientali sempre al 2050 e rispetto allo scenario controfattuale. Eccoli: 328 miliardi di maggiori ritorni economici, 2,6 milioni di nuovi posti di lavoro, riduzione dell’inquinamento con un risparmio di 614 miliardi sui costi connessi alla salute e alla minore produttività, 1.914 miliardi di spesa in meno per combustibili fossili. E lo stesso trend vale, seppur con somme differenti, per la Spagna. Lo scenario “Net Zero” garantirebbe inoltre sia a Roma sia a Madrid benefici in termini di sicurezza energetica entro il 2050, poiché permette un minore utilizzo di gas e riduce drasticamente la dipendenza energetica. La decarbonizzazione è insomma uno strumento chiave: negli ultimi dieci anni, si legge nello studio, la dipendenza energetica di Italia e Spagna si è ridotta del 9,1%, è stata accompagnata da un aumento sia del tasso di elettrificazione (+1,5% in Italia e +3,3% in Spagna) sia della diffusione delle energie rinnovabili (+2% in Italia e +4,7% in Spagna) nei consumi di famiglie e imprese. Ma ora occorre accelerare ancora, per centrare l’obiettivo emissioni zero”.
Le 5 idee per vincere la sfida
A suggerire le mosse da compiere è lo stesso studio Fondazione Enel-The European House Ambrosetti, fissando come prerequisiti sia la stabilità e la trasparenza delle politiche energetiche sia il sostegno al potenziamento delle tecnologie green a fronte del progressivo taglio dei sussidi alle risorse fossili. Guardando ai singoli comparti industriali il thing tank suggerisce per il settore elettrico di semplificare le procedure di autorizzazione delle rinnovabili, facilitare gli interventi sulle infrastrutture energetiche e rendere il sistema più flessibile anche con la diffusione di strutture di stoccaggio. La ricetta della semplificazione è indispensabile anche per decarbonizzare i trasporti così come la collaborazione tra tutti gli attori del settore, interoperabilità e l’elettrificazione del Traporto Pubblico Locale. Quanto al settore industriale, la proposta è invece fare leva sui quadri giuridici per sostenere il passaggio tecnologico verso soluzioni più ecologiche e creare laboratori di trasferimento tecnologico per l’elettrificazione. Infine, nell’ambito degli edifici, lo studio propone di definire l’eliminazione graduale delle caldaie a combustibile fossile e creare uno sportello unico per sostenere il rinnovamento degli immobili.
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