L’Italia vuole coprire il 40,5% dei propri consumi energetici con le fonti rinnovabili entro il 2030. L’obiettivo è contenuto nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) che il governo ha trasmesso a Bruxelles e che è destinato a essere approvato entro giugno prossimo. Un traguardo ambizioso, che nel settore elettrico si spinge fino al 65%, per cui sarà necessario sviluppare eolico e fotovoltaico, ma che difficilmente sarà raggiungibile senza investire con decisione sulla rete. O meglio sulle reti intelligenti.
Una rete da 1,2 milioni di chilometri
Le “smart grids” sono infatti una condizione necessaria per la transizione, perché rendono più efficiente la distribuzione dell’energia elettrica che è ormai prodotta non più solo in grandi centrali ma in modo “diffuso” e “distribuito” sul territorio. Un approccio che vede Enel apripista, così come nell’innovazione e nella ricerca. Il gruppo guidato dall’amministratore delegato Flavio Cattaneo gestisce infatti più di 1,2 milioni di chilometri di rete (tre volte la distanza media Terra-Luna), circa 450mila cabine secondarie e 2.500 fra cabine primarie e centri satellite. Insomma, la sua rete accoglie già 1,6 milioni di impianti di generazione distribuita e 31,9 milioni di clienti finali attivi, di cui più di 31 milioni sono già dotati del contatore di ultima generazione “Open meter”.
Produzione green distribuita sul territorio
Proprio la “hosting capacity”, cioè la capacità della rete di accogliere energia da fonte rinnovabile da un numero sempre maggiore di impianti, è infatti un fattore abilitante chiave per la transizione verso un sistema energetico più sostenibile. Altro aspetto cruciale è poi la resilienza delle reti: incrementarla significa destinare risorse alla salvaguardia dell’infrastruttura, rendendola più flessibile e facile da ripristinare anche caso di forte stress atmosferico come si sta verificando sempre più di frequente anche nel nostro Paese.
Il cambiamento climatico sposa l’efficienza
Vincere la sfida del cambiamento climatico e realizzare un sistema energetico sempre più efficiente sono quindi le due facce della stessa medaglia, se si pone come comune denominatore la rete elettrica, cioè il vettore che ogni giorno ci permette di accendere la luce nel nostre case, cucinare, riscaldarci, di viaggiare in treno e alle imprese di produrre. Come fa anche il report dell’Agenzia Internazionale dell’Energia “Electricity Grids and secure energy transition” sottolineando che se l’Italia e l’Ue vogliono centrare gli obiettivi di decarbonizzazione che si sono poste devono raddoppiare gli investimenti sulle reti, stanziando 600 milioni di dollari entro il 2030 così da realizzare 80 milioni di chilometri tra nuova rete elettrica e ammodernamento di quella esistente.
Enel investe 18,6 miliardi sulle reti
Non per nulla Enel si impegna nel piano strategico al 2026 riserva alle reti la metà degli investimenti complessivi previsti: precisamente 18,6 miliardi (su 35,8 miliardi) destinati a migliorare la qualità, la resilienza e la digitalizzazione di una infrastruttura strategica. L’Italia è al centro di questo percorso con un impegno da 12,2 miliardi da parte di Enel per incrementare la capacità rinnovabile, a cui si sommano i fondi del Pnrr destinati alle smart grids: 3,5 miliardi, di cui 1,8 nel Mezzogiorno. L’innovazione delle reti si trova infatti dinanzi a una nuova sfida: dopo la digitalizzazione volta alla misura dei consumi con lo smart meter, il telecontrollo e l’automazione diffusa, è ora il tempo della produzione distribuita anche attraverso il concorso di nuove idee e challenge aperte al mondo dell’ingegneria e del design.
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