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Fermi tutti, il governo vuole cambiare la flat tax

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Qualcosa bolle in pentola. Dopo la querelle sulla riforma del catasto, e relativa batosta, un altro scontro fiscale rischia di delinearsi all’orizzonte. Qualche giorno fa, di fronte alla Confindustria, Mario Draghi ha promesso che “questo governo non intende alzare le tasse”. Ma non è detto che nel disegno di legge delega – previsto per domani in Cdm – non venga inserito un capitoletto dai risvolti tutt’altro che rassicuranti.

Come rivela ilSole24Ore, pare che governo e parlamentari vogliano mettere mano alle imposte sostitutive dell’Irpef, quelle tante flat tax che con le loro otto diverse aliquote garantiscono una minore tassazione ad alcune tipologie di contribuenti. L’idea generale sarebbe quella di riordinare le aliquote avvicinandole il più possibile al primo scaglione Irpef del 23% ad esclusione dei regimi forfettari e minimi.

A Carlo Bonomi l’idea di fondo non dispiacerebbe: secondo il presidente di Confindustria, i prelievi forfettari “hanno minato l’imponibile e introdotto distorsioni e iniquità inaccettabili sia orizzontali sia verticali”. E pare che anche in Parlamento l’orientamento sia più o meno questo. Certo nessuno vuole cancellare del tutto le imposte sostitutive, benché siano un piatto goloso in grado di portare alle casse dello Stato un bel pacco di miliardi. Facciamo due conti: ben lontane dalla soglia del 23% oggi ci sono le aliquote sulle lezioni private degli insegnanti (15%), quella sugli interessi dei titoli di Stato (12,5%), i premi di produttività (10%), gli affitti (21%) e la cedolare secca sulle locazioni a canone concordato (10%). Senza dimenticare, ovviamente, i minimi e i forfettari (5% o 15%). Secondo il Sole, in caso di cancellazione della cedolare sugli affitti arriverebbero 2,3 miliardi di maggior gettito e altri 1,5 miliardi in caso di addio al regime forfettario. Il costo politico sarebbe però insostenibile. E così, come nel gioco delle tre carte, si sta cercando una via alternativa, magari alzando le aliquote proporzionali e abbassando le basi imponibili per evitare eccessivi rincari. Per gli autonomi con regime agevolato (previsto fino a 65mila euro di ricavi o compensi), invece, il ritocchino potrebbe riguardare solo i coefficienti di redditività: la percentuale di prelievo resterebbe invariata, ma verrebbe elevato il reddito imponibile. L’unica tassazione che potrebbe scendere sarebbe quella sui redditi finanziari, oggi ferma al 26%. Si vedrà.

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