Cronaca

Ideologia rosa

Al corteo femminista vietato parlare delle donne ebree stuprate

La trovata delle transfemministe: la schwa per stigmatizzare la violenza di genere. Ma non è l’unica stortura

Non una di meno manifestazione femministe

La morte di Giulia Cecchettin per mano dell’ex fidanzato Filippo Turetta ha scatenato una reazione veemente. Fiaccolate, cortei e manifestazioni in tutta Italia contro la violenza di genere, un segnale chiaro per dire basta ai femminicidi. Il diritto a manifestare è sacrosanto, sia chiaro, ma non mancano di certo le storture. Una delle più clamorose riguarda le transfemministe, o meglio le transfemministə. È già questo è un sintomo d’incoerenza piuttosto clamoroso: il dito puntato contro l’uomo, il maschio, ma con la schwa, emblema del fluidismo gender. Ma siamo solo all’inizio, andiamo avanti.

Domani, sabato 25 novembre, sarà la Giornata internazionale contro la violenza di genere e Non Una di Meno scenderà in piazza a Roma “contro la violenza patriarcale”. O meglio, per “bruciare” il patriarcato. Per rivendicare la battaglia arcobaleno, le transfemministe hanno affiancato il “transcidio” al femminicidio, senza dimenticare le aggressioni omolesbobitransfobiche e razziste. Una bella insalatona, insomma. Ma sono altri gli elementi che non convincono nell’incredibile comunicato diramato sul sito ufficiale. Sì, perchè le transfemministe passano dalla violenza domestica all’attacco al governo, dalle famiglie omogenitoriali alle esigenze della galassia LGBTQIAPK (no, la tastiera non è difettosa e non abbiamo tirato a caso, l’acronimo è davvero questo). E ancora la cancellazione del reddito di cittadinanza, il salario minimo, l’escalation bellica e persino il Ponte sullo Stretto. Un delirio di proporzioni impressionanti. Un’accozzaglia che neanche Sanchez in Spagna.

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Se la nota positiva è rappresentata dall’assenza di bandiere di partiti e di sindacati – anche se non ci sono divieti per quelle arcobaleno – c’è un punto del programma delle transfemministe difficilmente accettabile per ogni persona dotata di buon senso. Come confermato da Repubblica, al corteo parleranno anche donne palestinesi, iraniane, curde. Già confermato in più di un’occasione, il sentimento anti-israeliano viene elevato con questa scelta: “Sono le donne e i bambini a subire le conseguenze peggiori della guerra che è l’apice della violenza”. Giustissimo, condivisibile. Ma manca un pezzo e non di poco conto: le donne israeliane non meritano spazio? Danno fastidio? Le tante vittime della violenza dei terroristi di Hamas contano di meno? Per non parlare delle donne stuprate e mutilate. Non esistono per le transfemministe, stop. Del resto parliamo di una comunità che considera lo Stato di Israele responsabile di un genocidio e autore di colonialismo, razzismo e violenza. Il dubbio è lecito: ma si tratta davvero di un’iniziativa contro la violenza sulle donne oppure è un evento meramente propagandistico?

Massimo Balsamo, 24 novembre 2023

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