Politica

Foibe e Shoah: io, ebreo, vi spiego perché l’Anpi sbaglia

Auschwitz fu un esempio industriale di genocidio. Ma la circolare del Miur sulle foibe era corretta

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Nel novembre del 1975, all’indomani della mozione Onu che assimilava il sionismo al razzismo, il compianto Herbert Pagani, cantante, pittore, scultore, artista completo, ebreo e dichiaratamente di sinistra, tenne un discorso alla radio francese leggendo un testo intitolato “Arringa per la mia terra”. In quel testo l’autore fra l’altro scrisse:“… Muri di calunnie che diventarono muri di pietra: i ghetti. Poi ci fu l’indice, l’inquisizione e più tardi le stelle gialle. Ma Auschwitz non è che un esempio industriale di genocidio. Di genocidi artigianati che ne sono stati a migliaia. Mi ci vorrebbero 10 giorni solo per far la lista di tutti i pogrom di Spagna, di Russia, di Polonia e dell’Africa del Nord…”

In queste poche frasi è riassunto, in una sintesi perfetta, un passato lungo duemila anni. Ma non è tutto, perché in una frase in particolare viene spiegato a chi vuole capire che la Shoah del popolo ebraico non può in alcun modo essere paragonata ad altre persecuzioni o ad altri stermini: “Ma Auschwitz non è che un esempio industriale di genocidio”. Ecco, questo è il punto. Secondo me, ebreo israeliano, nato in una famiglia che in quel genocidio industriale ha perso molti cari, il punto che differenzia la Shoah dal resto degli atti che la follia umana è riuscita a creare per distruggere, è in queste quattro parole: “… esempio industriale di genocidio”.

Shoah e Foibe, quali differenze

La differenza è tutta lì, sembra poco, ma è immensa. Immensa perché non c’erano treni, non c’erano selezioni, non c’erano camere a gas e non c’erano forni crematori durante il genocidio armeno, non c’erano durante l’Holodomor, il genocidio per fame perpetrato dal regime sovietico a danno della popolazione ucraina, non c’erano, e ancora non ci sono, nei laogai, i famigerati campi di rieducazione cinesi, non c’erano nella Cambogia di Pol Pot, il dittatore comunista che sterminò circa il cinquanta per cento della sua stessa popolazione e non c’erano, alla fine della Seconda guerra mondiale, quando i titini hanno ucciso e infoibato migliaia di persone, italiani e non, per il semplice motivo che non volevano sottostare alla dittatura comunista o semplicemente perché non volevano smettere di essere italiani. Mi fermo qui, ma la lista di orrori potrebbe continuare.

Ciò che differenzia lo sterminio nazista del popolo ebraico a tutti gli altri atroci esempi sopraelencati e che nella Shoah c’è stata la catena di montaggio della morte, con tanto di trasporti, divisione dei deportati fra schiavi e inutili, e poi le macchine che continuavano a uccidere e a bruciare corpi come un’industria perfettamente organizzata. Un ingranaggio perfettamente lubrificato dalla malvagità di molti e dall’indifferenza degli altri. Questo ingranaggio lubrificato, che manca in tutte le altre pagine d’orrore umano, rende la Shoah unica, e proprio per questo motivo noi ebrei ci incazziamo molto quando ci sono paragoni ignobili o stupide banalizzazioni. Anche perché chi lo fa, consapevolmente oppure no, tende a sminuire la portata di quello che furono le fabbriche della morte messe in linea dalla follia nazista. Perché se tutto è Shoah nulla è Shoah, e questa deriva va combattuta con tutte le armi e la differenza va difesa con le unghie e con i denti.

Qualcuno potrebbe chiedersi: a prescindere dalla loro natura, quali potrebbero essere i punti che tutte le altre tragedie che l’uomo è riuscito a creare hanno in comune con lo Shoah? Dopo anni di riflessione e studio sono arrivato alla conclusione che l’unico punto in comune che hanno tutte queste tragedie è il voler estirpare un popolo, non importa quale, dal posto in cui si trova per “purificarlo” o per far posto a qualcun altro. Estirparlo non solo fisicamente, eliminando le persone, ma anche toglierne la memoria, la cultura. In altre parole cancellare definitivamente. Ecco perché i giorni in cui si celebrano queste tristissime pagine di storia si chiamano “del ricordo”. Ricordo per non dimenticare, ricordo per rendere vani tutti i tentativi di cancellazione che portarono a tanto orrore e a tanto dolore. Giorni del ricordo, per non dimenticare, come lo sono il 27 gennaio per la Shoah e il 10 di febbraio per le Foibe.

Anpi, polemica sul nulla

Proprio in occasione del giorno di ricordo delle Foibe il capo dipartimento del Miur, Dott. Stefano Versari ha inviato una circolare sulla quale si sono scatenate assurde polemiche. Il documento riportava: “Il Giorno del ricordo e la conoscenza di quanto accaduto possono aiutare a capire che la categoria umana che si voleva piegare e culturalmente nullificare era quella degli italiani. Poco tempo prima era accaduto, su scala europea, alla categoria degli ebrei”. Su queste poche righe si è scatenata una polemica sul nulla più assoluto, anche perché, molto intelligentemente, il dotto Versari ha, a mio avviso, messo in luce l’unico punto che accumuna tutti i massacri e tutte le persecuzioni: la cancellazione di un popolo nel suo azzeramento fisico e culturale.

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