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Follie Usa, i bambini che cantano come decapitare gli infedeli

La sala è addobbata a festa. Tra tappeti persiani e scritte in arabo, un decina di ragazzini inscena una piccola coreografica cantando sulla musica in playback. “Il sangue dei martiri ci protegge ‒ cantano ‒ Il paradiso ha bisogno di uomini coraggiosi”. E poi “Soffiate, oh venti del paradiso. Scorrete, oh fiumi dei martiri. L’islam sta chiamando. Chi risponderà al suo appello?”.

Prende la parola un gruppo di bambine. “I nostri martiri hanno sacrificato le loro vite senza esitazione, e ora competono per il paradiso”, legge la prima. “Difenderemo la terra sacra con i nostri corpi e senza esitazione”, fa un’altra. “Decapiteremo la testa” dei nemici (gli israeliani, tanto per chiarire) “libereremo la sacra moschea di al-Asqua e “li sottoporremo a torture eterne”. Parole forti per una bambina di circa 10 anni.

Siamo ad un raduno di Hamas nella striscia di Gaza? No. Questi sono bambini americani e siamo a Philadelphia: la città della Liberty Bell, dove è nata la costituzione degli Stati Uniti.

La festa in questione è una celebrazione della Umma (la comunità dei fedeli) organizzata da un locale centro islamico, alla fine di aprile. Ogni gruppo di studenti doveva rappresentare in uno spettacolo le tradizioni culturali della sua nazione di origine. Quello che abbiamo descritto era lo spettacolo dei “palestinesi”.

Ora, mi sembra normale che non ci sia simpatia per Israele tra i figli della “diaspora” palestinese. Assistere, però, al lavaggio del cervello con cui si insegna a bambini e bambine che morire come martiri, magari suicidi, sia una cosa fantastica, dovrebbe far inorridire ad ogni latitudine. In special modo nella città dove Jefferson aveva annoverato, tra i diritti inalienabili degli esseri umani, “la vita, la libertà e il perseguimento della Felicità”.

Eppure tra tutti gli adulti che assistono allo spettacolo, nessuno ci trova qualcosa di strano o ineccepibile. Il video dell’evento viene tranquillamente postato sulla pagina facebook del centro e viene rimosso solo quando comincia a circolare una versione sottotitolata in inglese che rivela a tutti cosa dicono e cosa cantano quei ragazzini. Non che succeda tutto questo scandalo. La notizia esce sui media locali e su quelli di orientamento conservatore, come il New York Post. Per il resto viene passata quasi sotto silenzio. Paragonate questo al putiferio scatenato per settimane su uno studente di una scuola cattolica colpevole solo di un sorriso beffardo, e poi ditemi che non esistono doppie misure.

Mohamad Tawhidi, un imam riformista, commenta così tutta la vicenda: “Noi avvertiamo l’Occidente del perché scappiamo dal medioriente, ma l’Occidente non ci ascolta. Ecco le vostre nuove generazioni”. Speriamo sia solo un po’ allarmista.

Stefano Varanelli, 29 maggio 2019

 

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