Economia

Gas liquefatto, il suicidio economico dell’Europa

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Per qualche motivo, in tutta la discussione sul gas (e sull’elettricità, che in buona parte dipende dal gas), nessuno confronta il prezzo del gas, che compriamo liquefatto in Europa, con quello che costa nel resto del mondo. Se compie questo confronto si vede che ci stiamo rovinando, a favore degli interessi economici (oltre che politici) Usa.

Il gas che ora compriamo liquefatto per nave al mercato in Olanda, chiamato “Ttf”, proveniente dagli Usa, ha un valore intorno a 70$. Lo stesso tipo di gas liquefatto per nave, in un mercato simile al Ttf in Asia, costa sui 55$. Questo gas, prima di essere liquefatto e caricato su una nave negli Stati Uniti, costa 7$ al mercato future, dal nome Henry Hub.

Il gas invece che arriva ancora e arrivava da venti anni, attraverso il gasdotto dalla Russia, costa meno di 2$.

Abbiamo trovato questi grafici recenti e si può fare un confronto con quello equivalente in Asia. Per chi non lo sapesse, in Cina, Giappone, Corea ed il resto dell’Asia, anche se usano più carbone e nucleare di noi, comprano gas liquefatto per nave perché non hanno i gasdotti russi (o algerini) come noi.

Al momento, esprimendo il costo del gas nella misura americana dei milioni di Btu, invece che dei milioni di metri cubi, si ha che da noi si compra gas a 70$ e in Asia sui 55$. Il 75% dell’aumento di gas inviato in Europa nell’ultimo anno è made in Usa, dove costa ora sui 7 o 8$ per milione di Btu.

Stiamo quindi comprando per 70$ gas che in America, prima di liquefarlo e caricarlo su una nave, costa 7 o 8$. In Asia, questo gas nazionale liquefatto (che arriva in maggioranza dall’Australia e Qatar) ora costa molto più di prima, ma un 20% meno che in Europa. E soprattutto non ne comprano come noi molto di più.

Come mai? Perché nei contratti americani, c’è una clausola che prevede la possibilità di cambiare la destinazione del carico di gas per nave, dopo averlo venduto, pagando una penale. Nei contratti di Qatar o Australia, invece, non c’è questa clausola e quindi si continua ad inviare gas a chi lo ha contrattato un anno fa.

Bisogna insistere sul fatto che tutto questo disastro accade solo in Europa occidentale, perché in Asia non hanno aumentato le quantità di gas liquefatto come noi. Anzi, si legge ogni giorno che Giappone, Cina ed India fanno accordi con la Russia per comprarlo direttamente fuori dal mercato dei derivati (che esiste anche da loro).

A questo punto, c’è il fatto assolutamente clamoroso, di cui nessuno vuole mai parlare. Il gas che per venti anni è arrivato per gasdotto dalla Russia costava in media tra 1 e 2$, diciamo 2$ per stare nel sicuro. E ovviamente, se firmi un nuovo contratto, te lo vendono a molto meno degli americani. Questo perché il costo di produzione è meno di 1 dollaro per mBTU, probabilmente intorno a 0,5$ e 0,8$. Vendendolo a 2$, quindi, guadagnano bene.

Facciamo due conti. Putin, anche in questi giorni, ha ripetuto che possiamo comprare 55 miliardi di metri cubi di gas, a prezzi che sono dieci volte minori. Questo farebbe crollare anche il prezzo del gas liquefatto al Ttf da 220 a 20 (per MWh che è la misura usata al Ttf). Si eviterebbe di spendere dai 1,500 ai 2,000 miliardi di euro in più in un anno in Europa.

Quindi, comprare gas americano, al posto di quello russo, è un suicidio economico. Dato che il gas viene usato da famiglie e industrie, e dato che è usato per produrre metà dell’elettricità, è ovvio che si tratta di un suicidio economico per l’Italia e la maggioranza dell’Europa (solo in Scandinavia usano molto idroelettrico, mentre in Polonia molto carbone, e hanno pochi problemi).

Bisogna inoltre insistere sul fatto che solo in USA ci guadagnano: ripetiamo che il 75% del gas addizionale liquefatto per nave, che stiamo di colpo comprando, viene dagli USA e lo paghiamo a prezzi dieci volte più alti degli altri.

In alcune province di lingua russa, dell’est e sud dell’Ucraina, si combatte perché gli ucraini vogliono mantenerle sotto il loro controllo, anche se si tratta di una popolazione che preferisce in maggioranza essere indipendente o stare con la Russia. Cose simili sono successe in Jugoslavia per Croazia, Bosnia e Kosovo, che volevano essere indipendenti. E pure in Iraq, dove i curdi sono diventati sostanzialmente autonomi. Le popolazioni russe dell’est Ucraina, però, non devono essere autodeterminate e dobbiamo inviare armi per combattere contro di loro. A causa di questo problema etnico, in alcune province della ex URSS, dobbiamo sostituire gas russo con gas americano, che costa dieci volte tanto, distruggendo le nostre economie. Perché?

C’è solo una spiegazione possibile: il mondo deve ancora sottostare alle decisioni degli Stati Uniti. Ma tutto è cambiato: a rimanere sottomessa è solo l’Unione europea. In particolare, noi italiani.

Paolo Becchi e Giovanni Zibordi, 20 settembre 2022