Cronaca

L'omicidio

Giulia Cecchettin, i funerali e quei padri vittime dello stesso carnerice

Funerale Giulia Cecchettin

Giulia Cecchettin. Un altro femminicidio, un’altra partita di calcetto maschi contro femmine, tra femminismo e anti-femminismo. Nel giorno del funerale a Padova, con migliaia di persone accorse per l’ultimo saluto, in diretta televisiva e su tutti i siti d’Italia, ancora si discute non tanto (o non solo) dell’efferato omicidio, il cui assassino è reo-confesso e il cui processo si giocherà solo per determinare eventuali attenuanti, semi-infermità mentali e pena complessiva. No. Ancora oggi si assiste alla solita diatriba politico-ideologica sul patriarcato.

Da un lato, scatta la caccia alle streghe, anzi al maschio bianco etero, descritto dal transfemminismo come il male assoluto, il nocumento dell’universo in rosa. Dall’altro, il fallo di reazione al grido di “non tutti i maschi bianchi ed etero sono cattivi”. Una diatriba delirante che, alla fine, come da consuetudine, si concentra su tutto tranne che sulla vittima, anzi sulle vittime.

Infatti, in questa storia, a proposito di uomini, che giustamente non sono tutti carnefici, ci sono anche Gino Cecchettin e Nicola Turetta, padri rispettivamente della vittima e del carnefice. Il primo è distrutto da un dolore lancinante ,che ben si può constatare dal messaggio di addio pubblicato sul suo profilo social il giorno dopo la terribile notizia del ritrovamento del corpo della figlia. “Amore mio, mi manchi già tantissimo, abbraccia la mamma e da un bacio da parte mia”. Parole accompagnate da una foto di Giulia sorridente ma precedute da un altro messaggio diretto all’ex fidanzato Filippo Turetta, “quel bravo ragazzo” che ha spezzato la vita alla sua bambina. “L’amore vero non umilia, non delude, non calpesta, non tradisce e non ferisce il cuore. L’amore vero non urla, non picchia, non uccide”. Parole piene di angoscia e di rabbia. “Il dolore è tanto, inimmaginabile, atroce. Una parte di me che se ne va. Giulia è stata uccisa senza un motivo logico. Aveva solo 22 anni… Posso capire una malattia, un incidente… ma così non te ne fai una ragione”.

E poi c’è Nicola Turetta. I genitori del killer sono andati a trovarlo in carcere e sono pronti a rimanergli accanto per tutta la durata della pena che dovrà scontare. Filippo deve assumersi “le sue responsabilità”. Certo, nelle ultime settimane il padre ha ipotizzato che l’omicidio sia scaturito da un raptus, “gli è saltato l’embolo”, teoria non condivisa dai familiari di Giulia e pare neppure sostenuta dall’autopsia, ma tra le due parti in causa non è mai scattato l’odio. Nicola Turetta, scoperto il corpo di Giulia, è andato alla fiaccolata per la vittima. Si è scusato. Ha chiesto perdono. E i due padri si sono sentiti al telefono. Il legale di Filippo ha spiegato che Turetta aveva scritto all’altro esprimendogli la “massima partecipazione al suo dolore” aggiungendo che il figlio “dovrà pagare per quello che ha fatto”. Perché tra diatribe ideologiche e strumentalizzazioni varie una cosa è certa: chi ha vinto? Nessuno. Chi ha perso? Tutti. Due famiglie spezzate.

Nemes Sicari, 5 dicembre 2023

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