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Gli italiani: Avanti con il nucleare. Fiducia in Enel, Ansaldo e Leonardo

fonte: enel

Come sono lontani i tempi del referendum 1987, quando gli italiani dissero no al nucleare. Ventisette anni fa, ancora impressionati dal disastro di Chernobyl dell’anno precedente, la maggioranza dei connazionali si schierò contro questa soluzione tecnologica. Le recenti tensioni internazionali, e il conseguente shock energetico, hanno fatto cambiare idea agli italiani, come evidenziato da una ricerca condotta da Swg su un campione di 812 intervistati, presentata ieri a Palazzo Altieri al convegno “Dalla formazione all’industria, la ripartenza del nucleare in Italia”, promosso da iWeek, advisory house.

Quattro italiani su cinque favorevoli al nuovo nucleare

Quattro italiani su cinque approvano la costituzione di una newco formata da Enel, Ansaldo Nucleare e Leonardo per la ricerca e lo studio sul nucleare, così da valutare l’applicabilità e la sostenibilità economica delle tecnologie di nuova generazione. Ben il 79% del campione ha affermato di condividere l’affermazione “la creazione della nuova società è un’adeguata risposta al crescente bisogno di energia elettrica in Italia”. Nello specifico il 53% si è dichiarato d’accordo e il 26%, ancora più entusiasticamente, del tutto d’accordo. Una chiara scelta di campo testimoniata anche dalle approvazioni di altre affermazioni poste dai sondaggisti di Swg: 85% d’accordo che “è cruciale che la società sia guidata da aziende italiane, mantenendo la filiera produttiva nel territorio” e l’80% “la nascita di questa nuova società indica che l’Italia ha già deciso di investire nell’energia nucleare nei prossimi anni”. Per la creazione della newco “si punta a definire tutto entro la fine dell’anno”, ha detto Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del made In Italy, intervenendo all’evento, parlando anche di passi “già definiti, con Enel che avrebbe la quota di maggioranza con il 51%, seguita da Ansaldo Nucleare con il 39% e da Leonardo con il restante 10%”. Alla domanda diretta sul ritorno al nucleare in Italia due italiani su quattro si dicono favorevoli (48%) contro solo uno su quattro contrario (24%), con la parte rimanente ancora indecisa (28%). Un rapporto quindi completamente rovesciato, rispetto all’Italia del 1987. Nell’incontro il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin ha commentato “riaprire una strada troppo a lungo rimasta chiusa verso un nuovo nucleare è una esigenza per il nostro Paese che vuole mantenere gli impegni ambientali firmati a livello internazionale”.

Indipendenza energetica

La scelta pro nucleare parte dalla consapevolezza ormai acquisita dall’opinione pubblica sul tema del crescente fabbisogno energetico, che non può essere soddisfatto solo dalle rinnovabili: 84% ritiene che nei prossimi anni ci sarà sempre più bisogno di energia, sia a livello domestico, sia a livello industriale; l’83% è conscio che per rispondere alle esigenze del Paese si dovrà ricorrere a sempre più acquisti di energia dall’estero; 82% ritiene che l’Italia nei prossimi vent’anni dovrà trovare il modo di aumentare la propria produzione energetica, non solo con fonti rinnovabili; il 55% ritiene che l’utilizzo di fotovoltaico, eolico, geotermico e idroelettrico non potrà coprire integralmente la domanda di energia nel Paese. Inoltre, la stragrande maggioranza degli italiani (84%) sa perfettamente che nel futuro crescerà la domanda di energia, soprattutto per le richieste delle big tech e dei loro datacenter, oltre che per esigenze legate alla cyber sicurezza. Un risultato sempre ampiamente maggioritario (80%) valuta molto concreto il rischio di svantaggio economico per l’Italia rispetto a quei paesi esteri che hanno deciso di investire per aumentare la loro produzione di energia nucleare.

Confusione tra tecnologie e competenze

Sulle attuali competenze nel Paese, in materia di energia nucleare, c’è ancora poca conoscenza. Solo metà dei connazionali sa che ci sono aziende nazionali impegnate nella costruzione di nuovi impianti nucleari all’estero (50%), che queste aziende sono nel settore un’eccellenza riconosciuta a livello mondiale (42%), che le università italiane formano ingegneri nucleari ricercati a livello globale da primarie aziende internazionali (58%).  Ancora più fumosa la conoscenza di come in Italia vengono gestiti i rifiuti radioattivi di uso ospedaliero. Solo il 31% sa che vengono smaltiti in Italia da un’azienda nazionale (Sogin) in depositi temporanei. Per non parlare poi delle tecnologie nucleari. Solamente il 13% del campione ha detto di conoscere gli SMR, i reattori che utilizzano la tecnologia disponibile attualmente che sono cinque volte più piccoli di quelli tradizionali, l’8% gli AMR con dimensioni simili ai precedenti ma basati su nuove tecnologie di fissione e il 9% gli MMR, impianti cento volte più piccoli di una centrale nucleare tradizionale, che si basano sempre su tecnologie di fissione.

 

 

 

fonte: enel

 

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