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Golpista, terrorista e impunito: chi era il numero 2 di Hamas ucciso da Israele

Saleh al-Arouri, una delle menti dell’organizzazione terroristica palestinese è caduto vittima di un raid dell’esercito israeliano

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Saleh al-Arouri era la mente di Hamas in Cisgiordania e aveva anche l’incarico di negoziatore dell’accordo sugli ostaggi israeliani rapiti il 7 ottobre 2023. Per i suoi trascorsi e per la carica che ricopriva, vice capo del gruppo terroristico al potere a Gaza, è stato a lungo considerato uno dei primi nella lista dei ‘morti che camminano’. Lista costantemente aggiornata che si trova nel primo cassetto a destra della scrivania del direttore del Mossad. Una lista che dal 13 dicembre 1949, giorno in cui il servizio di Intelligence fu fondato dal primo ministro David Ben Gurion su suggerimento di Reuven Shiloah, ai giorni nostri è passata da un direttore all’altro.

Prima di essere assassinato a Beirut, dove ha svolto un ruolo chiave nel cementare i legami di Hamas con Hezbollah e con l’Iran in qualità di vice leader, Saleh al-Arouri aveva più volte detto ai famigliari e ai suoi più stretti collaboratori di aspettarsi un attentato. Cosa poi avvenuta per mezzo di un drone a tre mesi di distanza dall’assalto di Hamas che ha scatenato la guerra in corso a Gaza e che potrebbe svilupparsi anche su altri fronti. “Sto aspettando il martirio e penso di aver vissuto troppo a lungo”, aveva detto durante un comizio lo scorso agosto prima di esortare i palestinesi in Cisgiordania a prendere le armi.

La sua uccisione arriva in un momento tragico per l’organizzazione che governa Gaza, infatti, dopo i massacri del 7 ottobre scorso, costata la vita a circa 1200 persone e con 240 ostaggi, molti dei quali sono ancora nelle mani dell’organizzazione terroristica, Israele sta demolendo Hamas con la chiara intenzione di sradicarla sia nella Striscia di Gaza sia, e soprattutto, dalla Cisgiordania. Anche se al-Arouri era al centro dei negoziati sull’esito della guerra di Gaza e sul rilascio degli ostaggi, negoziati condotti da Qatar, Egitto e Israele, il conto aperto che aveva con Israele era troppo lungo. è stato la mente e l’organizzatore di troppi attacchi letali contro civili israeliani.

“Chiunque abbia fatto questo ha compiuto un attacco chirurgico contro la leadership di Hamas”, ha detto Mark Regev, il consigliere senior del primo ministro Benjamin Netanyahu, che usando la parola chiunque ha volutamente ribadire che Israele, come al solito, non conferma e non smentisce. Sebbene meno influente dei leader di Gaza, Arouri era comunque un attore chiave del gruppo terroristico, dirigeva infatti le operazioni di Hamas in Cisgiordania dove era il comandante supremo, lavoro che svolgeva impunemente dai vari luoghi di esilio dove aveva soggiornato: Siria, Turchia, Qatar e infine il Libano.

Nel 2015, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti aveva designato Arouri come terrorista globale e aveva offerto una taglia di 5 milioni di dollari per informazioni. Nonostante la taglia che pendeva sulla sua testa come una spada di Damocle, Arouri era di casa presso Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah, e grande amico di diversi funzionari iraniani in Libano. Fonti di Hamas nel paese dei cedri hanno infatti confermato che stava lavorando con gli alleati al fine di coordinare le posizioni riguardo al conflitto a Gaza.

Hamas ha confermato la sua morte, ma non ha commentato, al contrario la Jihad islamica, gruppo terroristico alleato, in una dichiarazione ha giurato vendetta per la sua uccisione e ha affermato che la morte di Arouri “non sarebbe rimasta impunita”. Nonostante Hamas nel 2007 abbia operato il colpo di stato che ha esautorato da Gaza l’ANP del Presidente Abu Mazen, Arouri godeva di buoni rapporti con Fatah, il partito del presidente, e ha sempre lavorato per la riconciliazione tra le fazioni palestinesi rivali.

Ha contribuito a fondare l’ala militare del gruppo terroristico, le Brigate Izz ad-Din al-Qassam, e Israele lo accusava di aver orchestrato nel corso degli anni molti attacchi mortali e l’intelligence israeliana ha sempre ritenuto che Arouri sia stato il pianificatore del rapimento e degli omicidi, attentato che risale al 2004, di tre adolescenti israeliani: Gil-ad Shaar, Eyal Yifrach e Naftali Fraenkel.

Con Yahya Sinwar, Muhammed Deif e Marwan Issa nascosti nei tunnel di Gaza, Arouri è stato strettamente coinvolto nei negoziati sulla guerra ed è stato lui a decidere la sospensione degli scambi ostaggi contro terroristi fino a quando non ci fosse stato un completo cessate il fuoco. Come membro del politburo di Hamas e con l’autorizzazione di Ismail Haniyeh, il leader del gruppo terroristico che se ne sta al sicuro in Qatar, Arouri era abituato a dialogare, per mezzo di mediatori, con i nemici israeliani.

Ha scontato diversi periodi nelle carceri israeliane ed è stato rilasciato nel marzo 2010 come parte degli sforzi per raggiungere un più ampio scambio di prigionieri per la liberazione di Gilad Shalit, un caporale dell’IDF rapito da Hamas nel 2006. Arouri è stato coinvolto anche nella trattativa dell’accordo che prevedeva il rilascio di oltre mille prigionieri palestinesi dalle carceri israeliane in cambio della liberazione di Shalit, un accordo che Hamas spera di replicare utilizzando gli ostaggi sequestrati il ​​7 ottobre scorso.

Arouri ha trascorso tre anni in Siria prima di trasferirsi in Turchia, poi, sotto pressione israeliana, Ankara lo ha fatto partire, nel 2015, quando i due paesi hanno ricucito brevemente i legami dopo anni di acredine. Da allora ha risieduto prima in Qatar e poi in Libano dove lavorava negli uffici di Hamas nel distretto Dahiyeh di Beirut, una roccaforte di Hezbollah, fino al bombardamento chirurgico e improvviso.

Come già detto il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha messo una taglia di 5 milioni di dollari per informazioni su di lui, Israele, invece, sempre se prima o poi ci sarà conferma, ha confezionato il pacchetto completo. Anche se si tratta di rinunciare a 5 milioni di dollari più le spese, il Mossad non ammetterà mai di essere dietro le quinte di questa eliminazione mirata. Anche perché non c’è conferma più esplicita di un silenzio totale.

Michael Sfaradi, 5 gennaio 2023