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Governo Meloni, ecco come evitare l’austerity

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Nel discorso di Giorgia Meloni alla Camera dei deputati del 25 ottobre 2022, sul quale ha avuto la fiducia, sui temi economici ha premesso che “Siamo dunque nel pieno di una tempesta” per poi proseguire con il classico “Ci è stato chiesto come intendiamo tranquillizzare gli investitori”, dimostrando di aver imparato la lezione del primo ministro Liz Truss, che si è dimessa dopo soli 45 giorni, con lo sgradevole record del mandato più breve della storia britannica.

Questo lo stralcio video del suo discorso:

 

Meloni ha proseguito dando due indicazioni tra loro complementari su come si possono risolvere i nostri problemi economici. Da una parte ha citato alcuni “fondamentali della nostra economia, che rimangono solidi nonostante tutto”. Infatti, ha ricordato che l’Italia è una delle poche nazioni europee in costante avanzo primario, vale a dire lo Stato spende meno di quanto incassa, al netto degli interessi sul debito”, ma soprattutto che “Il risparmio privato delle famiglie italiane ha superato la soglia dei 5000 miliardi di euro ed in un clima di fiducia potrebbe sostenere gli investimenti nell’economia reale”. Dall’altra ha ribadito chiaramente che “la strada per ridurre il debito non è la cieca austerità imposta negli anni passati, e non sono neppure gli avventurismi finanziari più o meno creativi, la strada maestra, l’unica possibile, è la crescita economica duratura e strutturale”. Ovviamente per avere una crescita economica, lo Stato deve spendere più di quanto incassa e questo fino ad oggi è stato impedito dai mercati finanziari, che privilegiano e richiedono l’austerity.

La soluzione può essere convincere le famiglie italiane ad avere fiducia nello Stato, proponendo loro una alternativa più sicura delle uniche due possibilità oggi possibili:

  • tenere i soldi depositati nei conti correnti bancari, oggi 1600 miliardi, che non vengono remunerati e sono soggetti al rischio bail-in;
  • investire i soldi sui mercati finanziari in prodotti prevalentemente stranieri, oggi più di 3000 miliardi, mentre appena 200 miliardi in titoli di stato italiani.

Gli italiani non investono nel debito pubblico italiano, preferendo affidarsi a fondi comuni, polizze assicurative o gestioni patrimoniali, perché i Btp a cedola fissa sono titoli di media-lunga scadenza, soggetti ad ampie oscillazioni del prezzo e quindi idonei anche ad una operatività di tipo speculativo. Per questo sono titoli fortemente richiesti dalle grandi istituzioni finanziarie, ma poco adatti alle esigenze dei risparmiatori italiani, per la durata e la rischiosità.

In questo modo però l’Italia ha acquisito negli anni una dipendenza ormai cronica verso i mercati finanziari, che la espone ai possibili ricatti attraverso l’aumento dei rendimenti e dello spread, come abbiamo visto nel 2011 quando il Governo Berlusconi fu costretto a dimettersi e come è successo ora nel Regno Unito.

La situazione sui mercati finanziari è grave e l’Italia rischia di veder crescere enormemente gli interessi pagati sul proprio debito pubblico, anche a causa dell’innalzamento dei tassi di interesse deciso dalle principali Banche Centrali e della loro idea malsana di ridurre progressivamente gli acquisti di titoli di stato. Se lo Stato italiano non individua un sistema alternativo di finanziamento del debito pubblico, più stabile e non soggetto alle fluttuazioni del valore dei titoli, sarà costretto ad indebitarsi a tassi sempre maggiori, con il rischio di drammatiche ristrutturazione del debito o di ricorso automatico al MES, il famigerato Meccanismo Europeo di Stabilità.

Come può il nuovo Governo risolvere questi problemi?

Per evitare il rischio di autoalimentare la spirale del costo degli interessi, il Governo può tornare all’idea che i titoli di Stato servano a “tutelare ed incoraggiare il risparmio degli italiani”, e non a finanziare la spesa pubblica. Le caratteristiche che potrebbero convincere gli italiani sono la stabilità del valore, la rimborsabilità prima della scadenza e la trasferibilità verso tutti.

Utilizzando l’innovazione tecnologica, lo Stato potrebbe creare un conto corrente di risparmio gratuito per tutti i cittadini e le imprese residenti, molto simile ai buoni fruttiferi postali elettronici e rimborsabili, che avrebbe le seguenti caratteristiche:

  • il capitale garantito dallo Stato perché il conto fa riferimento direttamente al Tesoro; quindi, non è soggetto al bail-in ed ha un valore stabile, perché non fluttua sui mercati finanziari;
  • un buon rendimento simile ai Btp a 10 anni ed esente da qualsiasi tassazione;
  • la possibilità di utilizzarlo in qualsiasi momento come strumento di pagamento tra conti di risparmio, con bonifici online e carta magnetica.

Il conto di risparmio andrebbe quindi a sostituire l’emissione di Btp quale principale fonte di finanziamento per lo Stato, ma diventerebbe anche uno strumento di pagamento molto simile ad un conto corrente bancario, senza la necessità di disinvestire come avviene oggi con i Btp.

In pratica diventerebbe una forma di investimento “liquida” che permette al nostro debito pubblico di diventare una “moneta”, circolando liberamente nell’economia reale.

Con i conti di risparmio non quotati, elimineremmo il problema delle fluttuazioni del valore dei titoli di stato sui mercati finanziari, senza dover più rinnovare grandi stock di debito pubblico ogni anno, con la spada di Damocle dello spread e del rendimento sulle aste dei nuovi titoli.

Inoltre, visto che oggi alcuni Btp a lunga scadenza e bassi rendimenti valgono sui mercati finanziari il 50-60% del valore nominale, si potrebbero riacquistare per ridurre lo stock di debito, sostituendoli con debito interno, su cui paghiamo interessi maggiori, ma a soggetti residenti e non agli stranieri.

Anche il sistema bancario avrebbe un vantaggio dall’introduzione dei conti di risparmio perché verrebbe così ridotta la quantità di riserve che queste sono tenute a depositare presso la banca centrale a garanzia dei depositi della clientela, riserve sulle quali ricevono oggi un interesse negativo. Le banche potranno gestire i conti correnti di risparmio per conto dei clienti e quindi trasferire su di essi i depositi dei loro attuali conti correnti bancari, lasciando al singolo cliente la decisione finale.     

Come ha detto Giorgia Meloni “siamo dunque nel pieno di una tempesta” e dobbiamo sicuramente “tranquillizzare gli investitori” sui mercati finanziari, ma possiamo anche rivolgerci ai risparmiatori italiani, in un clima di fiducia reciproca e di interesse comune, per tutelare i loro risparmi, facendo al contempo crescere la nostra economia e non quella di altri paesi.

Paolo Becchi e Fabio Conditi, 29 ottobre 2022

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