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Green pass, 2 folli esempi di inferno burocratico

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di Marco Gregoretti

C’è la variante Kafka che sa mettendo i bastoni tra le ruote al generale Paolo Figliuolo. I sintomi sono i paradossi e le assurdità, gli effetti vanno, invece, dall’annichilimento allo stupore rassegnato. Altro che semplificazione, altro che efficienza, altro che modernità. Vorrei raccontarvi la storiella, la mia, di un tizio che, nonostante la malattia contratta subito, il 9 marzo 2020, nonostante l’abbondante dose di anticorpi certificati dal conteggio sierologico effettuato un mese fa, quasi quasi una punturina “burocratica” di Pfizer se la sarebbe fatta. Anche se il suo medico di fiducia sostiene che con una quantità di anticorpi così, forse, non sarebbe necessaria. E invece, il sei agosto, esasperato dal circuito kafkiano in cui è finito, ha preso carta e penna (si fa per dire) e ha inviato una e-mail alla segreteria dell’assessore lombardo al Welfare Letizia Moratti. Eccone uno stralcio:

Buona sera carissimi,

(…) oltre due anni fa, a gennaio 2019, non ho ben capito per quale motivo, il rinnovo della mia carta regionale dei servizi (tessera sanitaria, codice fiscale, eccetera) mi fu inviata, come ho appreso pochi giorni fa, presso un indirizzo diverso dal mio di residenza e di domicilio, ubicato in un’altra Regione. Da allora, dunque, ho nel portafoglio una tessere sanitaria scaduta. Che, a quanto pare, funziona lo stesso per procedure ordinarie, come visite al Pronto soccorso e per la dotazione del medico di base che, in effetti, si trova a due passi da casa mia, a Milano. Ma non è utilizzabile per il vaccino e, ora, quindi, neppure per il green pass perché non riconosce i numeri. È da alcuni mesi che, come dicono a Napoli, “esco pazzo”. Numeri verdi, Asl, Regione, Agenzia delle entrate. Nulla. Neanche il “sito facilitatore”. È un continuo “La tua richiesta non è andata a buon fine. Ti restano ancora due tentativi”. Ergo: sono un 65 enne in ottima forma, molto sportivo che, magari, una dose di Pfizer se la farebbe. Però, evidentemente, la semplificazione ancora non funziona e chi ha smarrito la mia tessera sanitaria non vuole saperne di darmene una nuova…

Tra me e Lenin ci sono anni luce di distanza, direi quasi un intero Parsec, però mi viene da chiedere, a questo punto, “Che fare?” Grazie per l’attenzione.

Ad amici e collegi a cui dicevo: “Ho scritto alla Moratti”, si disegnava un sorriso sarcastico sul viso: “Figurati se la leggono”. Invece si sbagliavano, e io ne ero certo. Infatti, dopo tre giorni, il 9 agosto, ho ricevuto la riposta, cortese, efficiente nei tempi, a mio parere rassegnata nella sostanza.

“Gentile Dott. Gregoretti,

a seguito di verifica, possiamo confermarLe che la Sua tessera sanitaria è ancora valida (ovviamente si tratta di quella emessa in sostituzione della vecchia scaduta nel 2019 ndr), scade nel 2024 e Le è stata spedita al seguente indirizzo: (l’indirizzo sbagliato dove non sono mai stato residente). L’indirizzo è ancora valido e se fosse riemessa una nuova tessera verrebbe spedita sempre in provincia di… L’indirizzo è quello da Lei dichiarato come indirizzo di residenza presso l’Agenzia delle Entrate e noi non possiamo modificarlo in nessun modo. Se l’indirizzo non fosse corretto, deve cortesemente recarsi presso l’Agenzia delle Entrate e attivare le procedure per la correzione e quindi potremo procedere con l’emissione della tessera corretta. Cordiali saluti. La Segreteria”

Lo staff di Letizia Moratti è stato, rapido e disponibile. E non credo soltanto perché sono un giornalista (ormai contiamo meno del due di picche). Segno che all’ex sindaco di Milano interessi davvero l’approccio semplificato e “manageriale”. Però ha confermato che il vero nemico della campagna vaccinale è proprio Franz Kafka, perché io non posso aver comunicato alla Agenzia delle entrate una abitazione, un luogo, dove non sono mai stato residente. Vivo e risiedo a Milano da 30 anni e da lì non mi sono ancora schiodato. Alla mia successiva e-mail, con la quale, lo stesso 9 agosto, al netto dell’errore non mio, ho chiesto se io potessi ugualmente vaccinarmi e così ottenere il green pass, non ho ancora ottenuto riposta. Ma ci sta. Non ci sta invece, l‘accanimento sui cittadini trattati da criminali e, come nel mio caso, da idioti che, però, dovrebbero impegnarsi in prima persona per correggere errori commessi da apparati dello Stato. Intanto, non potendo ottenere il green pass, sono costretto a sottopormi periodicamente a tampone (a mie spese) per poter andare banalmente al ristorante.

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