Esteri

La guerra in Ucraina

Guerra nucleare, la richiesta choc del Parlamento Ue

Gli eurodeputati richiedono un piano coordinato per far fronte al possibile attacco di Mosca

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Preparativi bellici anche nelle stanze del Parlamento Europeo. I deputati Ue hanno approvato con maggioranza schiacciante – 504 favorevoli, 26 contrari e 36 astenuti – una relazione, con cui si richiede ai vertici Ue di pianificare un’azione coordinata, in caso di utilizzo della bomba atomica da parte di Mosca: “Qualsiasi tentativo della Russia di presentare gli attacchi ai territori occupati come un attacco alla Russia stessa, e quindi come motivo per un attacco nucleare, è illegale e privo di fondamento. Non dissuaderà l’Unione Europea dal fornire ulteriore assistenza all’autodifesa dell’Ucraina”, hanno sottolineato i deputati quasi all’unanimità.

Il provvedimento si associa alle recenti parole della Casa Bianca, la quale ha promosso “una reazione forte”, nell’ipotesi in cui Putin dovesse ricorrere a scelte estreme in territorio ucraino. Lo stesso ex capo della Cia, come avevamo già riportato sul sito nicolaporro.it, si era largamente esposto, parlando addirittura di eliminazione “di tutti i russi presenti sul suolo di Kiev”. Insomma, il rischio atomico, almeno nelle stanze dei bottoni americane ed europee, viene percepito come reale, preoccupante, concreto.

Frange ultranazionaliste russe – come la componente cecena in campo di battaglia – hanno già richiesto al Cremlino l‘utilizzo dell’arma atomica sofisticata, capace di circoscrivere il proprio obiettivo a determinati territori o città sotto amministrazione ucraina. Nonostante tutto, almeno fino ad ora, il portavoce della presidenza russa, Peskov, ha ribadito il carattere “emotivo” di queste richieste. Ad oggi, il messaggio è chiaro: il nucleare agisce come forma di deterrenza nei confronti dell’alleanza atlantica. Ma tutto dipenderà dall’evolversi del conflitto.

A partire dalla giornata di ieri, malauguratamente per Putin, l’offensiva di Kiev ha sfondato le linee russe nelle zone di Kherson, entrando ufficialmente nei territori oggetto, solo una settimana fa, del referendum “farsa” indetto dalle autorità filo-russe locali e riconosciuto da Mosca. Il Cremlino ha invitato la popolazione della regione a “mantenere la calma”, ma la situazione pare ormai incontrollabile: il numero degli invasori è stato superato da quello delle forze di Kiev, ed iniziano già i primi raid da parte delle truppe del governo Zelensky.

Nel frattempo, sul lato europeo, l’Italia ha già elaborato il quinto pacchetto di armi da inviare all’Ucraina; gli stessi eurodeputati hanno già richiesto alla Commissione Ue di sostenere, economicamente e militarmente, tutti i Paesi limitrofi ai confini russi: Georgia – soggetta all’invasione di Mosca nel 2008 – Kazakhistan, Armenia e Kirghizistan. A ciò, si è aggiunta anche l’ulteriore richiesta di un nuovo ed immediato invio di mezzi militari all’esecutivo Zelensky, per sostenere la controffensiva, in atto da giorni, da parte dei soldati di Kiev. Rimane, però, un dilemma da risolvere: fino a quando Putin sarà disposto a subire perdite territoriali e militari? Ad oggi, l’interrogativo rimane senza risposta. Ma il rischio atomico è dietro l’angolo

Matteo Milanesi, 6 ottobre 2022

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