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“Hostess in lacrime”. Cosa c’è dietro l’assurdo MeToo in Acea

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Sono dieci giorni che Repubblica denuncia un presunto MeToo all’Acea. Roba grossa, uno pensa. Poi leggi e non capisci. O meglio capisci che il MeToo non c è, ma che per questa via qualcuno vuole fare fuori l’ad Fabrizio Palermo che deve aver toccato qualche nervo scoperto.

Andiamo per ordine. La storia vedrebbe delle hostess in lacrime negli uffici di Acea alla Piramide a Roma. Il 4 gennaio scorso sul tavolo di Michaela Castelli, la presidente di Acea ora dimissionaria, arriva una lettera anonima – anonima! – in cui una delle hostess denuncia una serie di presunti scandali interni. Nella missiva sta scritto che Palermo avrebbe “preteso una hostess tutta per lui quando pranza da solo o con ospiti e la chiama con un campanellino”. Inoltre l’ad avrebbe preteso “di essere servito e riverito dalla mattina alla sera”, addirittura chiedendo che le signore (possibilmente giovani) si alzino in piedi al suo arrivo in ufficio (più o meno lo stesso accade a scuola per i professori, domani avremo pure il MeToo School edition?).

Non solo. Palermo richiederebbe pure altre assurdità, siamo ironici ovviamente, tipo: mantenere il piano di lavoro pulito, non pranzare alla scrivania, pulire le scrivanie dei dipendenti “che va oltre le mansioni previste dal nostro contratto”. Fino ad arrivare all’invereconda richiesta di usare il bollitore invece del microonde per preparare il tè o di ricevere una mela sbucciata servita su un piattino. Insomma: un comportamento “viziato da razzismo maschilista” (tutto vero: scrivono proprio così), e condito da “sguardi giudicanti” (sic!) che metterebbero in soggezione le hostess.

Va detto che l’indagine interna dell’ufficio etico di Acea ha verificato quanto emerso nella lettera anonima e ha definito le accuse infondate. Tuttavia il bombardamento di Repubblica continua e i lettori del quotidiano che fu di Scalfari magari si saranno pure chiesti il perché. Ecco: un motivo c’è, come sempre d’altronde, e noi l’abbiamo annusato.

Molto c’azzeccano questioni politiche (suonare Goffredo Bettini), terra terra, di interessi inconfessabili; e molto poco c’entrano invece i nobilissimi intenti di difendere i diritti delle donne. La mela marcia non è quella che le hostess sarebbero costrette a sbucciare, sai che fatica, ma le magagne che Palermo sta toccando da quando è arrivato ai vertici della prima centrale di acquisti del Centro Sud. L’ad mette le mani nella melma e spuntano gli scandali. Solo una combinazione? Per dire: le hostess che denunciano sono dipendenti di una ditta esterna che Palermo ha sostanzialmente fatto fuori. Parliamo di un contratto da 21 milioni di euro in due anni, scaduto a giugno: era partita una nuova gara per l’assegnazione, ma l’ad di Acea ha deciso di annullarla. Il tutto risale a fine dicembre. Le prime lettere anonima appaiono dopo solo una settimana, a inizio gennaio. Ancora, quante combinazioni…

Nicola Porro, 15 febbraio 2023

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